Elezioni amministrative 2019. In queste settimane Albania News ha ampiamente dato spazio alla forte presenza di candidati di origine albanese alle ormai imminenti comunali ed alla presenza di Gerarta Ballo nella Circoscrizione Sud alle Europee.
Oggi vi presentiamo Ornela Sejdini, candidata a Ferrara (Emilia Romagna) con il Partito Democratico appoggiando il candidato sindaco Aldo Modonesi. (A Ferrara è candidato anche Ben Kulli con Forza Italia).
Intervista a Ornela Sejdini
Mi chiamo Ornela Sejdini, nata a Peqin nel 1992. Nel 2001, grazie al ricongiungimento famigliare ottenuto da mio padre, ho raggiungo l’Italia precisamente a Torricella (TA) e poi Grottaglie (TA).
Successivamente, per motivi lavorativi, ci siamo trasferiti a Ferrara dove vivo dal 2008. Qui mi sono diplomata e iscritta all’università di economia: nel frattempo ho iniziato a fare vari lavoretti come tutti i giovani per far fronte alle spese, fino ad ottenere il lavoro attuale nel centro storico di questa bellissima città.
Sin dal liceo, ho sempre fatto volontariato per varie associazioni (Anffas, Oxfam) ed è lì che ho capito l’importanza delle politiche sociali e della partecipazione attiva nella comunità.
1. Qual è la tua proposta all’interno del programma del PD?
La mia candidatura è a sostegno del programma del partito del Pd di cui condivido tantissimi punti: la visione di una città moderna, multiculturale e con particolare attenzione alle tematiche degli spazi verdi; una città che investe sul futuro migliorando sempre più l’offerta formativa e dando ai giovani universitari gli strumenti per realizzarsi.
Studiando e lavorando nel centro storico, vivo personalmente tutti i giorni le dinamiche economiche della città e vorrei dare il mio contributo il più possibile.
2. Essere in possesso di una doppia cittadinanza, appartenere a più culture e parlare più lingue è un punto di vantaggio o svantaggio secondo te e perché?
Credo che ci siano solo vantaggi nell’appartenere a più culture: la conoscenza di tradizioni diverse tra loro, di usanze tipiche dei luoghi in cui abbiamo vissuto e le abitudini delle persone incontrate ti arricchiscono. S’impara ad avere rispetto delle diversità poiché noi per primi siamo stati ”gli stranieri” di qualcun’altro e si comprende che, in realtà, ciò che è diverso non per forza è male.
3. Sei di origine albanese. Cos’è l’Albania per te?
L’Albania è il posto in cui sono nata e dove ho vissuto con la mia famiglia allargata, proprio come avveniva tanti anni fa in Italia. Negli anni poi siamo tutti emigrati verso paesi occidentali europei lasciando una casa vuota ma che si riempie quando ci si incontra per le vacanze estive o feste alle quali teniamo ancora.
L’Albania per me è anche quella parte degli albanesi che incontro, conosco e con i quali condivido momenti che si intermezzano tra modi e slang in albanese ma con tanti racconti in italiano. L’Albania mia per ora e da tanti anni sono per di più le testimonianze degli artisti albanesi che vivono in territorio Italiano. Siete voi che con le vostre notizie me ne portate un pezzo.
In famiglia parliamo spessissimo in Italiano ma io insisto nel voler coltivare aspetti linguistici e, questo grazie anche all’aiuto delle mie amiche. Non soltanto per un senso patriottico nel rispetto dei miei genitori ma anche per poter condividere qualcosa in più con i miei amici italiani da generazioni. Poter raccontare a loro le nostre tradizioni, usanze, canti e danze e perché no, il nostro cibo. Ma quest’ultimo gli amici Italiani lo stanno già sperimentando venendo direttamente in Albania. Sono contenta che finalmente anche questo è riuscito ad accadere.
4. Cosa significa avere un nome straniero nella tua quotidianità?
Avere un cognome albanese ha sempre significato qualche correzione nei compiti durante gli anni scolastici, il dover fare lo spelling al telefono e qualche battuta da parte degli amici.
Non ricordo nessun episodio di discriminazione o parole volte a farmi sentire indesiderata.
In questi ultimi anni, ho sentito di alcuni miei coetanei che hanno avuto problemi ad affittare case per via di vincoli posti dal proprietario sulla nazionalità dell’affittuario. Spero che episodi del genere diventino sempre più sporadici fino ad annullarsi: dobbiamo andare oltre la diffidenza di un nome straniero.
5. Ci tieni ai sondaggi? Cosa dicono della lista in cui ti sei iscritta?
Personalmente presto poca attenzione ai sondaggi: ce la si gioca il giorno delle elezioni.
6. Cosa significa essere integrati secondo te e quali sono le proposte da fare per migliorare le politiche che riguardano l’immigrazione?
L’integrazione è un processo che richiede sia l’impegno personale dell’individuo a socializzare ed essere un cittadino attivo all’interno della comunità, sia l’impegno dei diversi agenti sociali (come la scuola, il lavoro, amici) ad accoglierli. Non può essere unilaterale.
Gestire l’immigrazione credo sia una delle più grandi sfide della politica odierna globale: diffidare da chi promette soluzioni semplificate ad una realtà così complessa e delicata. Ci vuole tempo ed impegno: è necessaria un’azione politica europea, una collaborazione continua tra stati, snellimento delle pratiche e una rete di raccolta informazioni ben collegata.
Il tutto tenendo ben presente i diritti basilari dei migranti che sono dapprima uomini e come tali devono essere rispettati. Poi dovremmo iniziare a trattare il tema immigrazione alla pari diritto con cui si vorrebbe trattare il tema lavoro o qualsiasi altra tematica importante.
Questo senza però soffermarci a lungo e abusare di questo fenomeno, che oserei chiamare naturale, per scopi politici mal posti nella forma del dividi et impera.
7. Sei abbastanza italiano per chi ti voterà?
Questo sarebbe il caso del “Non abbastanza italiana per l’Italia e poco albanese per l’Albania”.
Sinceramente è un pensiero che in questi mesi non mi ha mai sfiorato: tecnicamente sono cittadina italiana a tutti gli effetti e sono anche albanese, le due cose non si escludono a vicenda.
8. Noti qualche differenza tra i tuoi genitori e te nel modo in cui vivete l’Italia?
Assolutamente: l’Italia per loro era il paese in cui riscattarsi. Si sono impegnati per avere il rispetto, per trovare un lavoro gratificante e per dare un futuro ai loro figli. Hanno sempre vissuto in punta di piedi, per essere i più meritevoli possibili dell’ospitalità ricevuta.
Io stessa ho avuto lo stesso atteggiamento nei primi anni ma poi più crescevo, più legavo con le persone e più l’Italia diventava la mia nuova casa.
9. Cosa hai da dire agli altri candidati di origine albanese che concorrono in altre liste?
A tutti loro faccio un grande in bocca al lupo! E’ bello leggere di gente che si mette in gioco e cerca di dare il proprio contributo alla società, indipendentemente dalla nazionalità. Se sono albanesi poi è una piccola soddisfazione in più!
10. Non pensi che ti abbiano scelto solamente per attingere i voti della tua comunità?
Sì, è certamente una visione legittima ma la scelta che ho preso è frutto di una mia passione per le dinamiche politiche e della fiducia nelle istituzioni.
L’essere albanese poi è un valore aggiunto: sono più che contenta se la mia candidatura serve a fare da ponte per indirizzare e coinvolgere in politica persone che non sono state rappresentate o prese in considerazione. Rimango tuttavia convinta che gli albanesi siano ben integrati nella società italiana, rappresentazione politica o meno: quello che mi auspico è una partecipazione unanime degli elettori albanesi/italiani/francesi/rumeni/ecc a scegliere in base ai propri principi ed ai programmi proposti.
11. Vuoi aggiungere qualcosa o dire altro che ritieni importante?
Ritengo fondamentale riavvicinare le nuove generazioni alle vicende politiche. Stiamo vivendo un periodo delicato, di profonda crisi sociale ed economica dove ogni fondamento della democrazia viene messo in discussione. Infatti una delle ragioni per cui ho deciso di farmi avanti è perché non condivido questo clima di continua sfiducia e disapprovazione verso le istituzioni.
Lamentarsi senza proporre soluzioni o senza agire è inutile: da una parte abbiamo numerosi strumenti a disposizione per informarci e seguire tutto ciò che accade attorno a noi; dall’altra, la Costituzione permette a tutti i cittadini, senza distinzione alcuna, di poter partecipare attivamente alla vita politica.