Se la memoria ci venisse d’aiuto, la piccola Albania potrebbe vantarsi che al mondo abbia dato uno dei Papi che guidò la Chiesa cattolica per 21 lunghi anni (23 novembre 1700-19 marzo 1721).
Il pontefice discendeva da una nobile famiglia di antichi origini albanesi. Capostipite degli Albani, in Italia, fu Filippo de’ Laçi detto “l’albanese, capitano delle truppe di Giorgio Castriota Scanderbeg che si trasferì a Urbino dopo la morte dell’eroe, avvenuta nel 1468.
Parlare del ruolo del Pontefice nella Chiesa in Italia e le relazioni con le altre Chiese cristiane, per le decisioni in materia dottrinale o liturgica, per i suoi incarichi partendo da giovane età fino alla sua nomina come Pontificato, ci vorrebbe uno spazio molto più ampio a parte.
Portiamo per il lettore quindi, la memoria di un contributo che Papa Clemente ha dato per la cultura albanese e l’arte in generale.
Prima però, il dovere ci chiede di ricordare che Papa Clemente XI è stato già da giovane uno studente brillante. Dotato di un notevole talento per le lingue, (e qui ci scappa uno sorriso, perché gli albanesi si riconoscono nella capacità di imparare in modo egregio le lingue straniere), il Papa imparò a tradurre dal latino e dal greco. Si laureò all’ Università di Roma e conseguì il titolo di dottore (1668). Lavorò nell’ Accademia elaborando e scrivendo tanti testi liturgici importanti e tra quelli il più conosciuto, contenente la famosa condanna del nepotismo.
Giovanni Francesco Albani (Clemente XI), s’interessò molto dell’Albania occupata dai turchi, soprattutto per la salvaguardia della lingua albanese e della religione cattolica, promuovendo molte iniziative e favorendo la stampa di libri in lingua albanese.
Sotto i suoi auspici si tiene, nel 1700 a Merçine di Alessio (Lezhë), il convegno storico di Arbër, dove furono prese diverse risoluzioni in favore della lingua albanese e della religione cattolica, per non permettere la loro estinzione sotto la dominazione ottomana.
Nel 1701 Clemente XI approvò la fondazione dell’Accademia dei nobili ecclesiastici (oggi Pontificia accademia ecclesiastica).
Inizialmente dedicata alla formazione diplomatica dei rampolli ecclesiastici delle famiglie nobiliari, oggi cura la preparazione dei sacerdoti destinati al servizio diplomatico della Santa Sede.
Nel 1715 nominò Giuseppe Simone Assemani (nato Yusuf Sim ân-al-Sim ânt, cristiano maronita di origine libanese) interprete delle lingue araba e siriaca della Biblioteca Vaticana e lo inviò nel Vicino Oriente per raccogliere manoscritti orientali.
Clemente XI protese i reperti archeologici che, sempre più frequentemente, erano stati dissotterrati nel territorio dell’Urbe vietandone esportazione e avviò i primi scavi sistematici nelle catacombe.
Favorì la riscoperta delle opere dell’erudito Bartolomeo Eustachi.
Tra le opere di grande rilievo che vengono realizzate nel suo tempo, ricordiamo l’avvio alla fondazione di una biblioteca pubblica e la costruzione di un istituto educativo per la gioventù. Furono concessi anche cospicui privilegi all’Università.
Clemente XI morì il 19 marzo 1721.
Il pontefice aveva sempre desiderato di essere sepolto in maniera semplice ed umile. E così fu: le sue spoglie furono deposte sotto il pavimento della Cappella del coro dei Canonici della Basilica di San Pietro, dove tuttora riposano, ricoperte da una semplice lastra di marmo di porfido.
Il Reverendo Capotolo di San Pietro ne officia ancora la memoria con particolare solennità il 19 marzo di ogni anno.