Kruja

Kruja, l’antica capitale albanese, la città simbolo della resistenza anti-ottomana, nonché città dell’eroe leggendario Gjergj Kastrioti Scanderbeg

L’incanto medievale di Kruja

La cittadella geograficamente fa parte dell’Albania centrale e si estende pittoresca, grazie alla folta macchia che riveste i rilievi circostanti, ai piedi del versante ovest del monte omonimo che sovrasta la sottostante pianura posta come intermezzo tra l’Adriatico e le montagne offrendo un panorama spettacolare.

E’ immediato scorgere, mentre si intraprende la strada verso Kruja, il pittoresco mosaico naturale che offre l’intreccio di rilievi montuosi, collinari e campestri, in cui si distinguono i boschi di quercia e di pino.

Scanderbeg a Kruja
La statua dell’eroe nazionale Scanderbeg

Sfortunatamente la mano nera del globalismo non ha esitato a sfidare la generosità della natura, rovinando l’idillico paesaggio con le profonde cave per l’estrazione della pietra calcarea.

Ancor prima di giungere a Kruja, non va dimenticato un colle bianco nel villaggio Zgerdhesh*(1), che nonostante la semplice apparenza, era un antico insediamento illirico abitato dagli albani da cui poi (per lo meno secondo le fonti principali, ma con delle riserve in proposito) deriva anche il nome albanesi con cui gli Shqipetare vengono conosciuti in tutto il mondo. Le prime testimonianze di Albanopolis e degli albani risalgono al II sec. a.C. citati da Tolomeo come un’ importante tribù illirica.

L’antica città si estendeva all’incirca su una superficie di dieci ettari su una collina circondata da mura difensive. Sulla parte superiore della collina c’era l’acropoli difesa a sua volta da alte mura con torri.
L’età d’oro di questa tribù risale al III sec. a.C.

Si ritiene che il nome Kruja derivi dal termine krua,*(2) cioè sorgente, numerosissime in tutta la città e caratterizzate oltre che per l’acqua fresca che scende dai monti, anche per l’ombra creata dalle querce secolari.

Storicamente Kruja ha sempre avuto un ruolo centrale anche grazie alla sua posizione geografica in quanto punto d’incontro delle vie che collegavano il nord, il sud, l’ovest e l’est, cosa che ha permesso lo sviluppo del commercio attribuendo alla città anche un ruolo dominante su tutti i territori limitrofi.

In base alle scoperte archeologiche nella zona (Sesere)*(3), le prime tracce urbane risalgono al III sec. a.C.

La continuità della vita e dello sviluppo economico-sociale nel primo medioevo ci viene testimoniato dai ritrovamenti nel cimitero e nella zona della fortezza, tra cui oggetti di decorazione, vari contenitori e oggetti di terracotta.

Nei documenti storici troviamo nominata Kruja e la sua fortezza per la prima volta nelle Notitiae Episcopatum del X sec. a.C. e in altri documenti ecclesiastici bizantini.

Tra i secoli XII e XIII faceva parte del Principato d’Arberia e conobbe il maggior sviluppo ai tempi del principe Dhimiter.

Nel 1338 Kruja passò sotto il controllo di Tanush Topia e in seguito raggiunse il suo periodo più florido sotto Karl Topia denominato “Signore di tutte le terre d’Arberia” con Kruja come centro più importante.

Nel 1437-1438 Kruja passò sotto il vessillo dei Kastrioti, tra cui l’eroe nazionale Gjergj Kastrioti o Scanderbeg il quale, abbandonando la Turchia tornò in patria proclamandosi signore di Kruja il 28 novembre del 1443, ebbe così inizio la resistenza albanese contro gli ottomani.

Infatti nel XV secolo, sotto la guida di Scanderbeg, Kruja attirò l’attenzione di tutta l’Europa poiché con la sua resistenza sorgeva da barriera difensiva e impediva l’accesso degli ottomani al resto d’Europa, difendendo così il Cristianesimo per ben 25 anni dal terrore ottomano.

Gli eserciti ottomani la circondarono tre volte guidati da grandi strateghi e persino dagli stessi sultani tra cui Murad II e Mehmet II, ma tuttavia non riuscirono a sottometterla.

Simbolo del glorioso periodo medievale rimane ancora la fortezza di Scanderbeg. Il castello è situato su una cresta rocciosa sul lato orientale della città. Prima del terremoto del 1617 la roccia era attaccata al monte di Kruja, in seguito al sisma si è staccata assumendo l’aspetto attuale a causa dello strato argilloso su cui poggia.

Il castello, grazie alla sua favorevole posizione presenta una panoramica molto estesa che spazia tra il mare Adriatico, Tirana, le coste dalmate, ecc.

La costruzione del castello risale o almeno così si ritiene al V-VI sec. d.C.*(4). Esso presenta due entrate, la principale ossia quella attualmente accessibile è costituita da un tunnel di pietra, mentre la seconda entrata di minore importanza è situata all’angolo ovest che conduce alla sorgente del Taslloi, una delle più antiche della città, difesa ovviamente da spesse mura e due torri, di cui si conservano tuttora dei frammenti.

All’interno del castello, vicino al portone d’ingresso troviamo il Museo “Gjergj Kastrioti”.

Tutto rivestito di marmo è stato inaugurato nel 1981 ed è un percorso sulla storia della città di Kruja nei secoli, ma in particolare è un tributo alla storia di Scanderbeg e alla sua resistenza contro gli ottomani, motivo d’orgoglio di tutti gli albanesi. Infatti all’ingresso del museo, ci si imbatte subito con una statua altissima di marmo raffigurante l’eroe e i suoi soldati in veste da guerra.

Museo Nazionale "Gjergj Kastrioti". Foto di Michel Guilly
Museo Nazionale “Gjergj Kastrioti”. Foto di Michel Guilly

Tra le varie sale che costituiscono il museo vi sono esposti affreschi, dipinti, testimonianze, mosaici, documentazioni storiche e molto altro di grande valore che testimoniano le eroiche gesta dei Kastrioti signori di Kruja così come di tutto il popolo albanese che ha sempre mal sopportato il dominio straniero.

Mancano però la spada e l’elmo di Scanderbeg, situate al Museo delle armi di Vienna.

Un altro museo di grande interesse sempre all’interno delle mura del castello è il Museo etnologico.

L’edificio apparteneva storicamente alla famiglia Toptani, nome non indifferente agli albanesi per il ruolo che molti membri e discendenti di questa famiglia hanno avuto nella storia albanese. Era una specie di harem ossia casa delle donne del Pascià Toptani. E’ un esemplare di una tipica casa nobile albanese, arredata esattamente come ai tempi e grazie ai grandi valori architettonici, storici e artistici che riporta è stata dichiarata monumento di cultura.

Al suo ingresso si ha la sensazione di varcare una soglia che conduce direttamente al passato, per qualche attimo si perde il nesso col presente e ci si avvolge di quella sensazione di nostalgia che trasmette il contatto con la vita semplice, agreste e frugale degli albanesi di un tempo.

Esternamente l’edificio bianco presenta molte finestre con le persiane di legno.

Al piano terra, subito dopo il cortile, in cui è spesso solito trovare dei tacchini che si gonfiano e gorgogliano imperturbati, si trovano diverse camere ciascuna dedicata ad una operazione diversa, ad esempio vi è la camera per la lavorazione dello shajak ( una specie di stoffa di lana), quella per la produzione della grappa, l’estrazione dell’olio, la produzione della farina, del formaggio, ecc.

Il piano superiore invece presenta la vera e propria abitazione, con pavimento in legno sul quale vengono stesi i tappeti di lana dai colori vivaci, solitamente cuciti dalle signore di Kruja in quanto la lavorazione della lana rappresentava una delle attività principali della città e quasi tutte le donne imparavano questo mestiere in tenera età.

Molto interessanti anche le pitture murali, le incisioni di legno che rivestono le pareti, i focolai o i soffitti.

Le stanze sono diverse: la cucina con stoviglie caratteristiche di legno e di ceramica frutto del paziente lavoro degli artigiani di Kruja, il hamam ossia il bagno turco dotato di un sistema di riscaldamento e rifornimento, la stanza del focolare, la stanza degli uomini alla quale le donne non avevano accesso in presenza degli uomini ma le era consentito osservarli da un balconcino in alto con vista sulla stanza, è particolare anche la camera delle donne dove esse si aggregavano per ricamare in compagnia solitamente per preparare la loro dote che era tutta di lavoro manuale, espressione dei gusti raffinati delle fanciulle in età da marito.

La Torre dell’Orologio è un altro elemento del castello da visitare.*(5) La sua funzione nel passato era quella dell’orologio e della torre d’avvistamento grazie alla sconfinata vista che permetteva di identificare il nemico in lontananza. Alta all’incirca 16 metri, era dotata di tre campane oggi inesistenti.

Durante gli scavi nei pressi della torre si sono rinvenuti i resti di un’antica chiesa, che si ritiene risalga al periodo del primo sinodo di Costantinopoli.

Nello spazio compreso tra il Museo etnografico e quello di Gjergj Kastrioti si vedono ancora le resta di antiche case ed edifici diroccati dal tempo, anche se continua ad esserci un quartiere tuttora abitabile nella parte ovest noto agli abitanti come il quartiere kalà (castello).

Un’altra struttura particolare all’interno della fortezza è il hamam(bagno turco). E’ situato nella parte ovest del castello e si distingue per la sua originalità nei sistemi di riscaldamento, rifornimento d’acqua e l’architettura che permette alla luce di penetrare dall’alto della cupola e illuminare l’intero ambiente. Esso è collegato indirettamente alla sorgente di Taslloi *(6) che lo rifornisce d’acqua così come rifornisce anche i pozzi all’interno del castello. Probabilmente era la stessa che cercarono di avvelenare i turchi durante il terzo assedio per poter assediare la città, descritto anche da Kadare nel romanzo “La fortezza”.

In tutta la città di Kruja sono presenti vari luoghi di culto e di preghiera bektashiani o tekkè, che solitamente contengono al loro interno le tombe di santi seconde le credenze bektashiane. Uno tra i più importanti tekkè si trova all’interno del castello (Tekkè di Dollma)*(7) dichiarato monumento di cultura ed è anche uno dei più antichi della zona.

In realtà è stato costruito sopra le fondamenta di un altro tekkè più antico. Presenta un distinguibile stile bizantino con vari affreschi murali ben conservati di pittori anonimi e delle scritte murali in arabo, persiano e turco antico.

Di ritorno dal castello non si può fare a meno di attraversare l’antico bazaar di Kruja, vero e proprio cuore della città. Il Bazaar, noto anche col nome di derexhik, è stato costruito in contemporanea col castello. A partire dal XII secolo Kruja conobbe un certo sviluppo commerciale visto che le carovane di merce prima di raggiungere il nord, si soffermavano a Kruja.

Sopravvissuto nei millenni, riportato in vita durante il regime, il bazar di Derexhik a Kruja, Albania, è oggi una boutique per turisti. Foto di Rob Hogeslag
Sopravvissuto nei millenni, riportato in vita durante il regime, il bazar di Derexhik a Kruja, Albania, è oggi una boutique per turisti. Foto di Rob Hogeslag

Il bazaar è costituito da due fila di negozietti e botteghe in legno antico per lo più di un piano sui due lati di una via ciottolosa che collega il castello col resto della città. Da piccola il nonno mi raccontava che i gatti attraversavano tutti i tetti dei negozietti affiancati gli uni agli altri per tutta la continuazione del bazaar.

Attraversandolo si ha la sensazione di trovarsi in una piccola Istanbul dai mille colori vivaci, vesti antiche, oggetti di lavorazione manuale, prodotti di lana, ricami, qilim ecc.

Ancora oggi molte signore della città continuano la tradizione della lavorazione della lana e le si può osservare al telaio tra i vari negozi del derexhik. Particolari anche gli abbellimenti femminili con ricami di ogni tipo, che un tempo costituivano la dote delle ragazze della città.

Nei secoli la città di Kruja ha sviluppato un ricco e variegato artigianato locale, che spesso era una tradizione di famiglia tramandata di padre in figlio. Oggi non si può dire lo stesso. Un tempo infatti, molte famiglie krutane si erano trasformate in vere e proprie piccole aziende lavorando i tessuti o la lana per la produzione dei vestiti caratteristici, la lavorazione e l’incisione del legno, la produzione delle scarpette qeselie e dello shajak, specialità lavorate con maestria dai bottegai di Kruja.

Altre botteghe erano dedicate alla lavorazione del pellame, l’incisione del legno, la lavorazione del metallo, calzolai, barbieri, gioiellieri, falegnami, ecc.

Non mancano nemmeno i saloni d’arte tra le tante botteghe del bazaar, con dipinti di tanti artisti di Kruja.
Ai giorni d’oggi non mancano i prodotti commerciali importati dalla Cina che affiancati a quelli antichi ed autentici non fanno che strappare un sorriso.

Passando alla città è facile purtroppo osservare gli edifici non in regola che contrastano con l’armonia e l’uniformità di questa città addossata alla montagna e che per la sua posizione naturale non tollera strutture di dimensioni spropositate.

Alzando su lo sguardo dalla città si osserva un edificio bianco sull’apice del monte Kruja, che veglia sulla città. E’ un vero e proprio luogo di pellegrinaggio noto come Sarisalltik. Raggiungibile facilmente in macchina, permette di osservare dall’alto tutta la città e non solo e inoltre si può visitare questo santuario bektashiano, in cui si trovano le tombe di alcuni santi bektashiani ed una sorgente d’acqua ritenuta miracolosa secondo le credenze popolari. Il tutto in una grotta naturale in cui si crede si sia rifugiato il santo Sarisalltik.

Gli appassionati di natura solitamente rimangono affascinati anche dalla serie di grotte e caverne per tutto il monte, tra cui la caverna di Scanderbeg *(8) dove secondo la leggenda si sarebbe recato l’eroe con i suoi uomini e la grotta dei piccioni.

Proseguendo verso l’altra parte si può raggiungere il Parco naturale di Qafshtama, ad un’altezza di 1245 metri nota per il bosco di pineti, dove ai tempi del comunismo sorgeva un centro curativo di grande fama. Prima di recarsi a Qafshtama però, si incontra un canyon naturale nel quartiere Abaze della città di Kruja che ha scavato le montagne da cui passa il fiume Droja circondato da montagne dalla folta vegetazione. Sull’alto della strada è situato un antico lapidario che guarda verso il fiume al di sotto. Secondo la leggenda, per non cadere in mano ai nemici turchi dopo la morte di Scanderbeg si sarebbero buttate 99 ragazze di Kruja, sacrificando la propria vita, per cui il posto prende il nome “Lo scoglio del pianto”. *(10)

Una piccola curiosità riguardo la città di Kruja è il fatto che fino a pochi anni fa non vi erano alberghi, questo perché l’antica tradizione albanese voleva che gli ospiti venissero ospitati dalle case dei cittadini con tutto il rispetto e l’affabilità dovuta.

Infine per quanto riguarda la cucina, essa non si discosta molto da quella tipica albanese o balcanica più in generale. Eppure vi sono delle particolarità, ad esempio i dolci “hashure” e “kabuni” vengono preparati in maniera diversa rispetto al resto del paese e sono delle vere e proprie squisitezze del luogo.

*(1-10): i riferimenti storici sono stati tratti principalmente dall’ultimo libro “Luoghi e avvenimenti storici di Kruja e Kurbini” dello storico e professore Baki Dollma, e suoi scritti e pubblicazioni precedenti sempre riguardo la città di Kruja.