Strade strette sempre in salita con il naso in su che sembrava toccasse il cielo. Da un lato la montagna, dall’altro il mare. Ti senti appeso tra il cielo e l’acqua, è in mezzo c’è la terra, la terra italiana dove si parla la nostra lingua.
È una transizione fisica che sente chiunque quando visita un paese arbëreshë.
Dopo una camminata e una lunga chiacchierata con gli anziani seduti nella piazza Scanderbeg, percepisci che questa transizione è anche umana e sociale che dà luogo a una forte condizione di equilibro.
È un deja vu che ti regala il regista albanese Fatmir Koci con il suo film “Via mare Adriatico”.
È il presente e il passato di una comunità che oltrepassa i cinque secoli.
E non c’è scelta migliore di quest’opera, fatta da Fabio Bego e Nensi Bego portata sul maxi schermo di “Albania si gira”, e centrando il tema di questo Festival, la transizione.
La transizione delle energie creative della vita e le aspettative di un futuro che non si inventa senza il legame con la storia e senza la storia che lega i due paesi; Albania e Italia.
“I gesti del nuoto sono i più simili al volo. Il mare dà alle braccia quello che l’aria offre alle ali; il nuotatore galleggia sugli abissi del fondo” scrisse il grande narratore italiano Erri De Luca.
E il mare Adriatico è un’aquila che va e viene senza tempo e senza confini. Le ali sono le barche, le navi, i gommoni che portano la vita, il volo è una transizione dello scambio di energia.
E il mare è la transizione pura della storia degli albanesi d’Italia ma anche degli italiani d’Albania.
Lo stesso mare è lo sfondo scenografico e il filo narrativo dell’opera di Eva Prosperis “Fuga d’America”.
Bambini che diventano uomini attraversando il mare e improvvisando la vita nella transizione umana, sociale e civica.
Adulti che diventano maturi oltrepassando diverse volte il mare.
Albanesi e italiani che diventano italiani e albanesi transitando tra le coste di questo mare elemosinando i confini fisici e culturali
“Una gamba ce l’abbiamo qua, l’altra in Italia e in mezzo c’è il mare” dice una albanese intervistata dalla regista, e percepisci che non importa dove ti trovi per transitare la vita.
Per gli albanesi d’Italia e gli italiani d’Albania la transizione è quell’attimo sopra l’Adriatico.