“Chi ce le farà dimentica’ tutte ‘ste sofferenze, tutte ‘ste ansie, ‘ste paure?” Sembra di sentire la voce di Anna Magnani nella veste di Pina che nel film “Roma città aperta” parla con Don Pietro, in un indimenticabile Aldo Fabrizi che risponde; Eh tanti mi fanno questa domanda.”
Maschera in faccia, lo steward che ti misura la febbre, sedie distanziante di almeno un metro, cielo stellato e luci in attesa “Albania si gira!”.
Nella piazza con il nome dell’artista più rappresentativa di Roma, Anna Magnani la città eterna e cosi romantica e sembra che da un momento all’altro che Lei bucherà lo schermo e ci dirà; Perché così?”
Ma a domandare in questo enorme schermo non è “la mamma Roma”, ma il padre della cinematografia albanese, il regista Viktor Stratoberdha.
Il suo cortometraggio di quattro minuti sono pezzi di puzzle di una vita che dal 1956 quando si realizzò e fino ad oggi eticamente non è cambiato per niente.
“Perché così?” chiede regista quando vede una persona maleducata che non libera il posto a una donna con bambino sul pullman. “Perché così?” domanda lui quando vede gente che calpesteranno i altri per entrare prima di tutti sul bus. “Perché così?” esige il regista quando vede un adulto che si presta di accendere una sigaretta a un minore.
Sono quattro minuti di pura verità di una civiltà che non vede più lontano dal suo naso.
Sono quattro minuti di una poesia critica che se non ci fossi per i colori in bianco e nero avrei datato no nel 1956 quando si realizzò, ma oggi nel 2020.
Viktor Stratoberdha è la sorpresa di questa seconda edizione del Festival del Cinema Albanese “Albania si gira”. Il pioniere della cinematografia albanese pagò la sua arte critica con prigionia e persecuzione dal regime comunista.
Formato a Mosca è stato assistente regista del grande produzione russa-albanese del film “Scanderbeg l’eroe albanese” realizzato nel 1953 e diretto da Sergej Josifovic Jutkevic.
Viktor Stratoberdha nasce a Korca, la città conosciuta come la piccola Parigi d’Albania. Subito dopo la liberazione del paese, nel 1945, iniziò a lavorare nel Kinostudio “Shqiperia e re” dove realizzo due film “Pushime te gezuara”, (“Vacanze gioiose”) e “Urime shoke studente”(“Auguri amici studenti”).
Nel 1956 inizia le riprese del film documentario “Perché così?” e subito viene allontanato dall’industria cinematografica. Il suo occhio critico verso la società comunista, li costerà una persecuzione che durerà fino al 1988 compresi gli otto anni di prigionia. Morirà in emigrazione in Canada a maggio di 20 anni fa.
Sotto il cielo stellato di questa notte a Roma, Viktor forse ci sta guardando e vendendoci lontani un metro dall’altro continuerà a chiedere ma “Perché cosi” aggiungendo “Ridere perché non possiamo piangere”.
E sarà contento e fiero ma che anche stupito che le sue opera sono arrivati a Roma. Ormai era abituato di avere pochi amici che li ricordavano chi era.
E il suo spirito critico non smette a domandare al mondo di oggi perché e diventato così insicuro, pauroso e mascherato. E lo farà, con la stessa convinzione di tanti anni fa quando nel 1956 chiedeva ai membri del comitato del partito di Tirana;
“Perché i media albanesi non pubblicava la condizione vera della vita della popolo? Quanto spendevano i membri del Comitato Centrale del Partito nei loro negozi a Bllok?”
Domande che li costeranno 40 anni di persecuzione e prigionia.