Si svolgerà dal 9 al 12 giugno, presso la Casa del Cinema a Villa Borghese a Roma, la quarta edizione del Festival del cinema albanese “Albania Si Gira!”, organizzato dall’Associazione “Cultural Pro”, che vede al timone della direzione artistica Nensi Bego e Fabio Bego.
Il tema del Festival
La tematica intorno alla quale verteranno le proiezioni dell’edizione 2022 della kermesse cinematografica riguarda la percezione del futuro durante il fascismo, il comunismo e nel periodo di transizione, per comprendere quanto e con quale modalità, le immagini del domani si riflettono nel presente. La diffusione della pandemia, la visione diversa del potere politico che si è palesata negli ultimi anni, sino ad arrivare alla guerra in Ucraina, hanno spinto molti individui verso un’idea di futuro piuttosto catastrofica. Lo scopo della kermesse cinematografica è quello di individuare i confini della capacità di programmare il futuro, dettati da una potente intrinseca dipendenza dalle storie del passato, che non offre spunti per un’apertura e quindi per alcuna via di fuga dalle crisi in atto. I film che utilizzano la musica e il suono come strumenti di narrazione, si sono guadagnati un’attenzione particolare, in quanto comunicano attraverso un orizzonte sensoriale più ampio.
Il programma del Festival
Giovedì 9 giugno inaugurerà il Festival il film Brazdat/ I solchi (1973), per la regia di Kristaq Dhamo, uno dei fondatori della cinematografia albanese e tra i registi più rappresentativi del periodo comunista. La pellicola si incentra sulle capacità di modifica e risoluzione sociale del socialismo, del lavoro e della tecnologia sull’ambiente e sull’equilibrio tra i rapporti.
Sarà l’esotizzazione dello spazio post-comunista, l’indiscussa protagonista della seconda serata. Verrà proiettato il cortometraggio di Odeta Çunaj Il cielo è stupido (2017) che utilizza il suono e le immagini per esplorare le differenze sociali che si sono costituite nell’Albania post-socialista e per capire l’impatto che questo processo ha avuto nello stato d’animo delle persone. Ancora, il film del noto regista finlandese Aki Kaurismaki La vie bohème/ Vita da bohème (1992), caratterizzato da una delle prime rappresentazioni di personaggi albanesi, realizzati dal cinema occidentale dopo la fine della dittatura comunista. Subito dopo il dibattito previsto nella serata, verrà proiettata l’opera della regista Luana Bajrami Luaneshat e kodres/ Le leonesse della collina (2021), che racconta la storia di un gruppo di ragazze che cercano di fuggire dalla provincia.
Sabato 11 giugno, si parlerà del suono come mezzo di propaganda, sottomissione e ribellione. Ad aprire la serata è il documentario Nëpër Algjeri dhe Marok/ Viaggio in Algeria e in Marocco (1963) girato durante la tournée della troupe folcloristica albanese nei due Paesi dell’Africa del Nord. Il film sottolinea la funzione della musica e dell’arte popolare come elementi di lotta contro l’imperialismo e di unità tra i popoli decolonizzati. Seguirà il documentario Pavioni shqiptar në Bari/ Il padiglione albanese a Bari di Dhimitër Lala (1972) che racconta la partecipazione dell’Albania alla Fiera del Levante e l’interesse che suscita presso gli italiani. Il tema delle relazioni italo-albanesi costituisce l’oggetto principale del film Ansambli ynë në Itali/ Il nostro gruppo folclorico in Italia (1979) che verrà proiettato subito dopo. Il viaggio e le performance degli artisti divennero un’occasione per promuovere la cultura nazionale e per fare propaganda politica a favore del socialismo e del leader Enver Hoxha tra gli italiani e le comunità arbëresh. A chiudere la serata sarà Skëterrë/ Inferno; di Rikard Ljarja (1980), opera ambientata dei campi di concentramento fascisti in Albania. Il film utilizza il suono e in particolare la voce per rimarcare le divisioni gerarchie e la dimensione coercitiva che alimentava la visione fascista del mondo.
Nella quarta e ultima serata del festival, si parlerà di miti di grandezza, di emarginazione e di razzismo. Il cortometraggio Architecture of Sadness/ Architettura della tristezza (2012) decostruisce le narrazioni della storia albanese mostrando il rapporto di continuità che caratterizza le relazioni sociali dei diversi regimi politici che si sono susseguiti dal medioevo fino a oggi. Le opere Tirana 96’ di Gjergj Xhuvani (1996) e Ivi Tirana Punk di Joni Shanaj (2000) raccontano l’ambiente sociale e i personaggi della capitale albanese tra fine anni ’80 e ’90 dando spazio a voci e persone che sono state messe a tacere sia dal regime comunista e sia da quello democratico-liberale che è arrivato dopo. Il festival si chiuderà con Zgjoi/Alveare (2021), una produzione di grande successo internazionale. La pellicola racconta le sfide economiche, culturali e psicologiche affrontate da una donna che deve mantenere la famiglia dopo la sco mparsa del marito durante la guerra in Kosovo.
Non solo proiezioni al Festival del Cinema Albanese
Il format del festival rimane invariato rispetto alle precedenti annualità. Le quattro giornate di proiezione saranno accompagnate da incontri con studiosi, cineasti, artisti e attivisti per discutere di storia e attualità prendendo spunto dai film in programmazione. Considerando il successo che nelle scorse edizioni hanno riscosso i live streaming anche quest’anno i quattro incontri con gli ospiti daranno trasmessi dal vivo nei nostri canali Facebook.
Il progetto, promosso da Roma Culture, è vincitore dell’Avviso pubblico Estate Romana 2020-2021-2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE e grazie al supporto tecnico dell’Archivio Centrale di Stato del Cinema d’Albania, il Centro Nazionale della Cinematografia Albanese, il Ministero della Cultura Albanese; la collaborazione della CSC-Cineteca Nazionale, l’Istituto Luce– Cinecittà; e il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica d’Albania in Italia.