Arriva l’ultimo rapporto di Human Rights Watch, associazione con sede a New York, che ogni anno prende in rassegna la condizione dei diritti umani in oltre 90 paesi. Di pochi giorni fa le 649 pagine nelle quali, l’Italia occupa uno spazio importante.
“La violenza razzista e xenofoba in Italia resta un problema pressante”, inizia cosi il lungo paragrafo dove si pone l’accento sulle gravi mancanze di diritti umani nel “bel paese”.Sono ancora alti i livelli di discriminazione delle popolazioni rom e sinte che vivono in precarie condizioni nei campi nomadi autorizzati e non. Molte le mancanze e i torti subiti in tema di casa, accesso alla giustizia e all’assistenza sociale ed economica, non ostante lo scorso ottobre, ricorda HRW, il Comitato dei diritti sociali del Consiglio europeo ha condannato l’Italia, ma in tutto questo tempo non è cambiato niente.
Altro elemento importante che colloca l’Italia tra i paesi “bocciati ” in materia di diritti umani, riguarda le vicende di gennaio dello scorso anno, a Rosarno in Calabria, quando 11 migranti africani, lavoratori stagionali, sono rimasti gravemente feriti in sparatorie e atti di violenza. A causa di queste violenze durate per tre giorni, almeno 10 migranti, 10 agenti di polizia e 14 residenti locali hanno dovuto fare ricorso a cure mediche. Molti altri migranti hanno abbandonato la città, molti di loro evacuati dalle forze dell’ordine. Altro punto dolente riguarda la protezione internazionale. Lo scorso aprile, riporta il rapporto, il Comitato europeo per le prevenzione della tortura, ha riferito la violazione del principio del non respingimento da parte delle autorità italiana nei confronti di alcuni migranti intercettati in mare e rinviati in Libia, senza dare loro la possibilità di chiedere asilo. “Numerosi” gli interventi della Corte europea dei diritti dell’Uomo (ECtHR) e del consiglio d’Europa contro il trasferimento di sospettati di terrorismo in Tunisia, come Mohamed Mannai (membro di un gruppo jihadista, condannato dal tribunale di Milano). Trasferimenti avvenuti nonostante questi prigionieri rischiassero di subire dei maltrattamenti nel loro Paese d’origine. Infine, viene menzionato il processo ai poliziotti responsabili delle violenze commesse nel corso del G8 di Genova: a fronte “della condanna di 25 agenti su 29”, il ministero dell’Interno “ha comunicato di non volerli sospendere”. Anche i fatti del G8 di Genova del 2001 sono entrati nel rapporto di Human Rights Watch: l’organizzazione osserva che, nonostante la condanna subita da 25 poliziotti su 29 accusati, “il ministro dell’Interno” ha deciso di non sospendere gli agenti accusati di violenze.
Il direttore di Human Rights Watch, Keneth Roth, ha specificato che quello che emerge da questo rapporto, è il fallimento dei governi dei paesi che dovrebbero essere i difensori dei diritti umani e delle associazioni che combattono i governi repressivi. Secondo Roth, i governi spesso cadono nel errore di usare metodi più “leggeri” come il dialogo per combattere i regimi repressivi, quando in realtà bisognerebbe esercitare più pressione, politica questa abbracciata anche dall’Unione Europea.