“Una società che abbia un progetto serio e che mi dia la possibilità di essere al centro dello stesso”. Rispondeva così Gianni De Biasi a chi gli chiedeva quale tipo di avventura cercasse dopo la rescissione con l’Albania “che ho deciso per dare la possibilità al nuovo commissario tecnico di conoscere la squadra nelle ultime quattro partite del girone, in vista delle qualificazioni al prossimo Europeo”.
La chiamata tanto attesa è arrivata per il mister di Sarmede, che torna a parlare spagnolo, approdando sulla panchina del Deportivo Alavés.

Dopo aver raggiunto la finale di Coppa del Re nella scorsa annata, terminata con una sconfitta con il Barcellona, la formazione della città basca di Vitoria-Gasteiz ha perso le prime sei gare di campionato con un gol fatto e dieci subiti.

Al tecnico italiano di cittadinanza albanese l’arduo compito di risollevare le sorti del club, sulla scia dei risultati ottenuti alla guida del Modena, condotto dalle sabbie mobili della C alla A in soli due anni, dal 2000 al 2002, con annessa salvezza nel 2002-03, e delle permanenze nella massima serie conquistate con Brescia (2003-04) e Torino nel 2006-07 e nel 2007-08.
In quest’ultima occasione, De Biasi fu richiamato in Piemonte, per la terza volta in tre anni, dal presidente Cairo a cinque giornate dalla fine, dopo l’addio dell’allenatore trevigiano al Levante nell’aprile della stessa annata, a causa del tracollo finanziario della compagine spagnola.
Il destino ha voluto che, a dieci anni di distanza dall’ultima volta, De Biasi tornasse, questa volta da avversario, nello stadio “Ciutat de Valencia” del Levante, per fare il proprio esordio nella nuova esperienza all’Alavés (oggi ore 18.30), con cui si è legato fino alla fine della stagione con opzione per quella successiva.
Gli ingredienti per compiere l’ennesima impresa sportiva sono sempre gli stessi che hanno contraddistinto la carriera del tecnico di Sarmede: “L’importante è la squadra, essere un tutt’uno. Insieme possiamo conseguire l’obiettivo salvezza e perciò la chiave è stare tutti uniti: squadra, tifoseria, club…“, ha spiegato nel corso della sua presentazione, partendo sempre dai valori umani: “Nella vita la motivazione fa la differenza, ma non basta, ci vuole molto di più.
Nel calcio, più che lo schema, per me l’importante è l’equilibrio e sapere quello che andiamo a fare”. Sicuramente, la formazione dell’Alavés potrà contare sul supporto di un’intera Nazione, quella albanese, che non mancherà di seguire le gesta del proprio condottiero della storica qualificazione ad Euro 2016.
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