Il Kosovo ha vissuto una vera e propria rivoluzione da quando è diventato parte della UEFA nel 2016. Grazie a questa crescita esponenziale, a cui si aggiunge la ricchezza dei talenti kosovari, il paese può sperare in un futuro roseo.
Tutto questo ha attirato l’attenzione dei media di tutta Europa: prima è stata la televisione nazionale austriaca a dedicare uno speciale alla nazionale di Challendes, mentre ora è la volta della stessa UEFA che ha approfondito, con un video-reportage, l’evoluzione della nazionale kosovara.
‘Euro 2020, stiamo arrivando’
Allo stadio ‘Hansa’ di Turku, la selezione kosovara si apprestava a disputare la sua prima partita ufficiale valida per le qualificazioni ai mondiali del 2018 contro la Finlandia.
Per Fadil Vokrri – ex presidente della federcalcio e leggenda dello sport kosovaro scomparso lo scorso anno – furono giorni intensi. A poche ore dal calcio d’inizio, infatti, il Kosovo non aveva ancora undici giocatori da schierare in campo.
“Aspettavamo che la FIFA ci desse l’ok per convocare i giocatori che erano già scesi in campo con altre nazionali. Il giorno prima della partita, non avevamo undici calciatori da schierare.” – spiega Eroll Salihu, segretario generale della Federazione.
Ad uno ad uno i giocatori, poche ore prime del calcio d’inizio, hanno ricevuto l’ok dalla FIFA e hanno fatto sì che l’allenatore Albert Bunjaki avesse una rosa completa. In quel momento è iniziata la magia.
Dopo 60 minuti, con la Finlandia in vantaggio, Valon Berisha realizzò la prima rete ufficiale del Kosovo su calcio di rigore. Proprio lui che aveva lasciato la Norvegia per contribuire alla crescita del calcio kosovaro.
Il calcio è sempre stato parte della cultura di questo piccolo paese dei Balcani. Ma la guerra e la divisione della Jugoslavia lo hanno messo sempre in secondo piano, fino all’indipendenza del paese raggiunta nel 2008.
La Federcalcio kosovara inviò subito la richiesta per poter entrare a far parte della grande famiglia UEFA, ma ci sono voluto anni affinché questo si realizzasse. Non tutti i paesi, infatti, hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo e di conseguenza la richiesta è stata respinta inizialmente poiché andava contro lo statuto della FIFA.
“Fadil Vokrri ha lottato per molti anni. Le sue battaglie si basavano sul fatto che il nostro paese amasse il calcio e che, per questo, non c’erano motivo di privare migliaia e migliaia di tifosi della loro passione.” – ricorda Predrag Jovic, attuale vice-presidente della federazione.
Nel 2014, la FIFA permise al Kosovo di disputare amichevoli internazionali alla condizione che durante le partite non ci sarebbero dovuti essere simboli nazionalistici come bandiere. Solo più tardi, nel maggio del 2016, la Federcalcio kosovara entrò a far parte della UEFA e, dieci giorni più tardi, della FIFA.
“Da quel momento tutto cambiò velocemente in positivo. Abbiamo potuto organizzare le nostre partite internazionali, vendere diritti televisivi e assicurarci i fondi dalla UEFA e dalla FIFA.” – conclude Eroll Salihu.
Il Kosovo – che ha vinto il proprio girone di UEFA Nations League e si giocherà un posto ai prossimi europei con Georgia, Macedonia e Bielorussia a Giugno – è imbattuto da un anno e mezzo (quando perse 2-0 contro l’Islanda) e si appresta a disputare la prima partita di qualificazione ai prossimi campionati europei contro la Bulgaria.