Moikom Zeqo, uno dei più grandi esponenti della cultura albanese, si è spento questa mattina all’età di 71 anni dopo una lunga battaglia contro una forma acuta di leucemia.
Nel corso della sua carriera, Zeqo ha coltivato numerosi interessi pubblicando ben 62 opere: dalla poesia all’archeologia, dalla storia dell’arte alle sceneggiature cinematografiche e televisive di carattere culturale/storico. I suoi scritti sono stati tradotti in più di 10 di lingue tra cui inglese, francese, spagnolo, tedesco, italiano e greco.
La biografia
Nato a Durazzo il 3 giugno 1949, Moikom Zeqo frequenta il dipartimento di “Storia Filologica” nell’Università di Tirana, dove nel 1971 si laurea in lingua e letteratura. Dallo stesso anno fino al 1974, lavora come redattore per il giornale “Drita”.
In seguito, dal 1979 al 1987, ha lavorato come ricercatore per il Museo Archeologico di Durazzo mentre nel 1991 viene nominato presidente del Comitato di Cultura. Partecipa anche alla vita politica del paese durante i concitati primi anni novanta, quando si candida e viene eletto deputato parlamentare del partito socialista (fino al 1996). Dall’anno successivo fino al 2005, è stato direttore del Museo Nazionale.
Il ricordo di Matteo Mandalà
Matteo Mandalà, professore ordinario di origini arbëreshë nella facoltà di Lettere e Filosofia presso l’università di Palermo e noto fondatore della moderna filologia albanese, ha voluto ricordare con un lungo post Facebook Moikom Zeqo, menzionando i momenti più importanti della carriera dell’intellettuale albanese:
“Una tristissima notizia ci giunge dall’Albania. Stamani, dopo una lunga e inesorabile malattia, ha cambiato vita Moikom Zeqo, uno dei più versatili, enciclopedici e brillanti intellettuali che abbia avuto il mondo culturale e letterario albanese.
Nato a Durazzo nel 1949, Moikom si è distinto per il suo estro poetico e narrativo, lasciando ai posteri un cospicuo numero di raccolte liriche, tra le quali mi piace ricordare il poema apparso nel 2018 e dedicato a Skanderbeg in occasione del 550° anniversario della sua morte (“Vdekja e Gjergj Kastriotit”). Gli studi critico-letterari hanno rappresentato il campo prediletto delle sue ricerche. Una parte non secondaria dei suoi interessi ha riguardato anche il mondo arbëresh e i suoi più illustri rappresentanti.
Tra i lavori più recenti spicca la monografia del 2014 dedicata a Girolamo De Rada (“De Rada: rishpikja e Arbërisë: sprovë kritike për një lexim të ri”), nella quale Moikom ha argomentato alcune sue personali intuizioni, che hanno avuto il merito di introdurre temi innovativi nella complessa vicenda ermeneutica deradiana, rivalutando e rimettendo in discussione il cosiddetto “ermetismo” del Poeta di Macchia Albanese.
Profondo conoscitore della storia dell’albanologia e, in particolare, del contributo dato dagli studiosi italiani e arbëreshë, Moikom ha riservato la sua attenzione ai contributi dati da illustri Maestri, quali Giuseppe Valentini S.J. e Antonino Guzzetta, che si sono avvicendati nella direzione della cattedra di albanologia dell’Università degli Studi di Palermo, dopo la scomparsa del suo fondatore papas Gaetano Petrotta (“In Memoriam për At Zef Valentinin”).
Le notevoli attitudini erudite del compianto studioso si sono cimentate in molti ambiti umanistici, spaziando tra le indagini storiche e quelle archeologiche, senza trascurare di esercitarsi in incursioni dotte nel mondo dell’arte e della cultura visuale, culminate nella pubblicazione di numerose opere di vario pregio. Tra queste mi piace ricordare la sua ultima fatica. Si tratta della monografia “Traktati i pikturës së Leonardo da Vinçit”, scritta in occasione del 500° anniversario della scomparsa di Leonardo, che Moikom mi inviò in edizione elettronica con un messaggio che mi ha colpito (oltre che onorato).
Era il 30 marzo scorso, il contagio COVID19 imperversava in Italia e l’alto numero di morti e di malati lasciava intuire la gravità del flagello pandemico. Moikom volle rasserenarmi, a modo suo, inviandomi copia del suo lavoro, non a caso dedicato a un grande italiano, a Leonardo da Vinci per l’appunto. Terrò per me le sue considerazioni, che mi ripagano del numero esiguo di volte in cui ho potuto incontrare fisicamente il mio illustre amico. Ho ritenuto giusto, tuttavia, rendere pubblico questo scambio di messaggi, uno dei tantissimi che ho avuto per via telematica, per evidenziare il lato più intenso del carattere magnanimo di Moikom Zeqo, che anche per questa ragione considero una tra le più alte e nobili personalità culturali dell’amica Albania.
Da oggi il suo “angolo” nel quotidiano Dita (Këndi i Moikomit), che per molti ha costituito un luogo di distribuzione di illuminanti pillole di conoscenza e di sapienza, si spegnerà per sempre. Non così il ricordo di Moikom Zeqo, del quale saranno eterna testimonianza della sua vita terrena le sue numerose opere.
Ai familiari, agli amici e al giornale Dita le condoglianze degli arbëreshë siciliani.” – si legge nel post Facebook.
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