Mentre viene pubblicato il suo nuovo libro sulle origini dell’universo, la scienziata albanese-americana spiega come il suo lavoro sulla teoria del multiverso abbia influenzato Stephen Hawking e come il governo totalitario abbia plasmato la sua fame di conoscenza.
Il multiuniverso
La Mersini-Houghton ha rilasciato un’intervista al The Guardian, in cui sottolinea le varie tappe della sua ricerca e narra del suo “momento eureka” che ha vissuto in una caffetteria della Carolina del Nord. In quel frangente, la studiosa rifacendosi alla teoria delle stringhe (un quadro teorico nel quale le particelle puntiformi sono sostituite da oggetti uno-dimensionali chiamati stringhe. Questa teoria descrive come le stringhe si propagano nello spazio e nel tempo e come interagiscono tra loro), si rende conto di come la meccanica quantistica, fondata sulla teoria dei “quanti”, possa condurre a fare calcoli differenti, il cui risultato è un ramo composto da diversi universi intrecciati tra loro. La scienziata è convinta dell’esistenza di un multiuniverso; la sua teoria è oggetto di studio.
Tutte le grandi menti ci stanno lavorando. Roger Penrose ha la sua teoria del multiverso. E Stephen Hawking, negli ultimi anni della sua vita, ha iniziato a lavorare sul multiverso. Ovunque guardi, improvvisamente tutti hanno una qualche versione del multiverso.
Chi è Laura Mersini-Houghton
Laura Mersini-Houghton è nata in Albania ed è cresciuta sotto il regime comunista di Enver Hoxha che, fino al suo crollo nel 1991, ha separato il Paese dal resto del mondo. Influenzata da suo padre, Nexhat Mersini, un matematico, ha sviluppato un vivo interesse per la fisica e, nel 1994, ha vinto una borsa di studio Fulbright che le ha permesso di completare gli stufi negli Stati Uniti. Il suo primo libro, Before the Big Bang , descrive la sua ricerca atta a illuminare le origini del nostro universo e dimostrare che apparteniamo a uno dei tanti in un multiverso molto più vasto. Mersini-Houghton è insegnante di fisica teorica e cosmologia all’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, anche se attualmente si trova a Cambridge, in Inghilterra, dove conduce delle ricerche. Di seguito, è riportato un estratto dell’intervista concessa dalla scienziata al The Guardian.
In che modo la vita in una società chiusa ha plasmato il tuo pensiero?
Penso che abbia incoraggiato un maggiore amore per la libertà e per la conoscenza; ogni volta che ti viene proibito di scoprire un posto, diventi solo più curioso ed è proprio di quello che vuoi sapere di più. Inoltre, a causa della triste realtà dell’Albania, avevamo poche distrazioni, quindi le persone erano più assetate di conoscenza di quanto vedo ora in Occidente. Inoltre, c’è la determinazione di voler farsi delle domande e trovare le risposte e di non rimanere in balia della filosofia dominante di quel momento.
Cosa ti ha portato alla fisica teorica e alla cosmologia in particolare?
La cosmologia ha tutte le domande più affascinanti che sognavo ad occhi aperti da quando ero bambina: da dove deriva l’universo e cosa c’era prima che esistesse? Per quanto riguarda il lavoro di fisica teorica piuttosto, che è ancora in via sperimentale, non ritengo di essere una persona pratica: se lavorassi in un laboratorio, probabilmente gli darei fuoco accidentalmente.
Scrivi che l’inizio di questo secolo è stato un buon momento per entrare nel campo della cosmologia. Come mai?
Le conoscenze erano decisamente avanzate e per la prima volta potevamo davvero porre quelle grandi domande che mi hanno da sempre affascinato. Ci sono state due scoperte principali che hanno sensibilmente stimolato la mia curiosità. Nel 1998, un gruppo di astronomi di Supernova ha scoperto che esiste l’energia oscura nell’universo, che è addirittura la componente dominante; questa è esattamente lo stesso tipo di energia esistente all’epoca del big bang.
L’altro ingrediente fondamentale ha riguardato la teoria delle stringhe, che è stata progettata per realizzare quel sogno einsteiniano, che vede un universo unico spiegato dalla teoria del tutto. In realtà, intorno al 2004, la teoria delle stringhe è stata identificata in un quadro teorico nel quale le particelle puntiformi sono sostituite da oggetti uno-dimensionali chiamati stringhe. Questa teoria descrive come esse si propaghino nello spazio e nel tempo e come interagiscano tra loro.
Ti è piaciuto scrivere il libro? È stato gratificante ripercorrere passo dopo passo il tuo lavoro?
Sì e no. Inizialmente, ero entusiasta di condividere la passione e l’adrenalina provocata della ricerca con il grande pubblico. Ma poi c’è stata una spinta a condividere storie sempre più personali. E ora, i miei colleghi, che non sapevano assolutamente nulla della mia vita, possono improvvisamente scoprire tutto. È una strana sensazione.
Trascorri qualche giorno in Albania?
Non ci torno da un po’ di tempo, perché la mia famiglia si è trasferita a Toronto e mio padre è morto e non ho più nessuno che vi abita. Ti svelerò un segreto. Insieme a Stephen Hawking stavamo organizzando una conferenza in Albania. Ero entusiasta e tutto era pronto, ma è morto un mese prima che l’evento fosse organizzato. Lo chiamavo ogni settimana per controllare il suo stato di salute, e dopo che abbiamo deciso di annullare [perché Hawking non stava bene], ricordo che la sua infermiera mi diceva: “Qualunque cosa tu faccia, non dirgli che hai cancellato la conferenza in Albania, perché aspetta solo quello.” Quindi non gliel’ho mai detto.