All’inizio del 2011, in Italia è aumentato a dismisura il numero dei giovani che non riescono ad avere un lavoro fisso e a trovare uno durante l’anno. I contratti di lavoro flessibili e la precarietà accompagneranno anche quest’anno la quotidianità dei giovani. Secondo il Quarterly Review della Commissione Europea, l’Italiaè uno dei paesi membri con il più alto tasso di disoccupazione giovanile.
Poca flessibilità e molta stabilità per i lavoratori più anziani nel mercato di lavoro italiano. Lo stesso non si può dire per i loro colleghi giovani. Il 40% tra i lavoratori in età compresa tra 15 e 24 anni, aprono finte partite IVA. I lavoratori più giovani, nonostante un livello di istruzione più elevato, vanno incontro ad una diminuzione dei salari di ingresso rispetto alle generazioni precedenti, particolare che è non compensato da una progressione di carriera più rapida. Insieme ai giovani, ancora le donne e i migranti hanno difficoltà di trovare stabilità nel rapporto di lavoro.Le trasformazioni del mondo di lavoro fannosoffrire dipiù i neolaureati, gli stagisti, i giornalisti precari, gli archeologi e i giovani imprenditori. Secondo le ultime statistiche della Commissione Europea, queste categorie di lavoratori sono costretti ad accettare posizioni mal retribuite, poco gratificanti e poco formative. Si tratta di un cattivo inserimento nel mercato del lavoro che avrà ripercussioni sul loro futuro progetto professionale e di vita. Le generazioni che iniziano a lavorare in periodi di recessione restano penalizzate per tutto il resto della loro vita: carriere più lente, lavori meno gratificanti, salari significativamente inferiori. Dall’altra parte, lo stipendio avuto nella maggior parte dei contratti di lavoro fa fatica ad arrivare ai mille euro mensili. Ciò diminuisce e molte volte impedisce l’indipendenza dei giovani nella società. In questo caso, unico rimedio e aiuto rimane la famiglia.
Per chiedere l’attenzione dell’opinione pubblica e dei politici che nei dibattiti tv parlano della precarietà del lavoro ma non dei rimedi, ieri in molte piazze italiane si sono svolte manifestazioni proprio sul trinomio lavoro –giovani – futuro. “Il nostro tempo è adesso”, il titolo della giornata contro la precarietà in cui hanno partecipato molti lavoratori giovani dai ricercatori alle centraliniste dei call center. A Roma, Napoli, Milano, Torino, Parma, Modena, Catanzaro, Lecce e molte altre città si è sentita la voce dei lavoratori meno tutelati dalla legislazione sui rapporti di lavoro e di quelli toccati dai tagli alla spesa pubblica, il cui numero aumenta ogni giorno di più.