Marbjena Imeraj ha 35 anni, alta, capelli lisci che le ricadono sulle spalle, castani come gli occhi che brillano, sorriso magnetico. Caratteristica: E’ bella
Ma non è tutto. C’è molto di più.
Lo scopriamo lentamente, perche’ Marbjena indugia ad aprirsi, anche se intuiamo ha desiderio di farlo.

“Sono venuta in Italia, perché per noi albanesi, allora l’Italia era come l’America, il sogno, il paese della libertà, di lavorare, di viaggiare, avere un ragazzo”.
Perché non era possibile in Albania? “No per incontrarmi con un ragazzo, dovevo farlo di nascosto, al bar”
La storia di Marbjena comincia 17 anni fa, quando arriva in a Giulianova in Abruzzo, dove viveva la sorella sposata con un albanese. Per mantenersi faceva di tutto, serviva al ristorante, aiutava da badante e molto altro. Quando però il lavoro finiva, doveva accontentarsi del sussidio di disoccupazione”.
“Sei anni fa ho deciso di lasciare l’Abruzzo, perché non mi piaceva vivere alle spalle di altri e usare la disoccupazione per sopravvivere”. Quindi arriva a Roma, l’eldorado per molti giovani, che sperano di trovare qui la realizzazione dei loro sogni.
Quello di Marbjena è di fare l’attrice. “E’ la mia vita, dice sospirando, senza la recitazione mi sentirei persa.”
Non solo teatro ma anche cinema. Ha partecipato al progetto del Veneto presentato al Festival del Cinema di Venezia nel 2015, “L’ultimo giorno dello scorpione” con la regia di Ferdinando De Laurentis, ispirato al romanzo di Linda Stocco.
“Il progetto a cui tengo da morire è occuparmi e lavorare per la multietnia presente in Italia, perché sono dell’idea che molte culture possano convivere e lavorare insieme.
Quindi il prossimo lavoro sarà un film corale in cui tutti i personaggi sono ugualmente importanti, ed è progettato per un mercato internazionale. Nel film sono un’albanese. Sarà girato al PIGNETO un quartiere emergente, multietnico, popolare che si sta rivalorizzando.”
Parlando con lei si avverte un entusiasmo, un’energia che travolge chi l’ascolta.
“Si è vero sono passionale, istintiva, emotiva, ho molta voglia di vivere anche se sono ancora alla ricerca di un equilibrio”

Ma la recitazione non le da quell’equilibrio che lei nella vita di tutti i giorni non trova?
“Sì infatti è così, perche a teatro, confrontata con coloro che sono sulla mia lunghezza d’onda, mi sento normale”
“Mentre gli altri hanno paura di una forte come me, per cui sono costretta ad indossare una maschera che nasconda la mia aggressività e mi faccia sembrare normale”.
E’ una giovane dai sani principi, non è mai scesa a compromessi, anche se la vita non le ha risparmiato degli shock che a fatica cerca di superare. Dapprima il razzismo che nei primi anni trascorsi in Italia l’ha molto ferita e in seguito anche la violenza, di cui giustamente evita di parlarne.
Sani principi che derivano dall’esempio dei suoi genitori.
Racconta che a suo padre, un valoroso colonnello al seguito di Hoxha, quando è caduto il regime, gli avevano offerto lo stesso incarico, ma dalla parte avversa. Lui ha rifiutato per non rinnegare gli ideali per i quali si era impegnato da sempre. Così da colonnello si è messo a vendere frutta e verdura.
Suo padre è per lei un eroe, lo adora sopra ogni cosa. “Mio padre ci ha lasciato tanto più di un conto in banca, anche se il primo anno in cui ha lasciato il lavoro, abbiamo sofferto la fame, il menu era pane secco sciolto nell’acqua”
L’autoritratto di Marbjena Imeraj
“Non so come definirmi, perché in ogni momento della nostra vita si cambia. Non sono coerente, e anche rigida.
Sono contro le mode. Il mio istinto è più intelligente del mio intelletto. Vengo da una famiglia di socialisti. Sono di sinistra, non estremista ma di centro sinistra. La mia vita è la recitazione, ma vorrei lavorare non solo per il mio piacere ma per quel popolo povero, che non può permettersi fare altro e tanto meno di andare a teatro.
Sono mussulmana, e credo che Dio è uno. Lo seguo, lo prego, ci parlo. Quando do qualcosa a qualcuno, so che mi ritorna. Se sei chiuso e non dai niente, ti consumi.”
Marbjena è un fiume in piena, Quando si è svincolata dalla sua iniziale ritrosia, potrebbe continuare a raccontarsi senza sosta come un vulcano in procinto di eruttare. La sua esistenza è infatti piena di progetti.
La sua giornata abitudinaria. “Non esco mai di mattina, non sopporto fare colazione al bar perché per me è un trauma vedere tante persone insieme. Sono pomeridiana. Poi studio, odio il computer, meglio scrivere una lettera a mano, vedo film in tv, amo il cinema che è magia”.
“Io sono tutto: allegra, triste, malinconica. Mi piaccio molto e per fortuna non sono molto lontana da essere quella che sono”
“Quello che mi fa più male sono i tradimenti specie dalle amicizie”.
Il prossimo progetto di Marbjena Imeraj
“Il 22 e 23 Dicembre a Roma al Teatro Agorà 80 a Trastevere in un pezzo teatrale di August Strindberg . Siamo due donne, io scelgo di non parlare mai ma rispondo a gesti.
Un momento unico nella storia della fascinosa attrice albanese
