Lo scorso anno, il governo albanese ha aperto gli archivi della sua vecchia polizia segreta, la Sigurimi. Chiunque sia stato spiato durante il periodo comunista può ottenere l’accesso al proprio file, in modo da poter identificare coloro che hanno collaborato con il regime
Anche i muri hanno le orecchie, si ripeteva sempre durante gli anni del regime. Non ci si poteva fidare di nessuno, nemmeno dei tuoi affetti più cari come un fratello o – come nel caso dell’artista albanese Maks Velo – della matrigna.
“Maks Velo è una persona dalle credenze borghesi. E’ senza carattere ed è egoista” – si legge nella segnalazione effettuata dalla donna.
NBC News si è fatta raccontare in una lunga intervista con Velo, i terribili anni del regime comunista. L’artista albanese ha aperto lo scorso anno il suo dossier, dove erano presenti circa 20 segnalazioni da 20 persone diversi, tra cui – come detto la matrigna – e il suo migliore amico, artista anche lui di cui discuteva ogni giorno di opere d’arte.
Dal 1946 al 1991, circa 6.000 persone furono giustiziate, secondo l’Associazione albanese degli ex prigionieri politici. Decine di migliaia di persone sono state imprigionate o inviate nei campi di lavoro per accuse politiche.
Gli agenti di Sigurimi venivano a volte chiamati “microfoni viventi”, perché ascoltavano sempre. Ma quella reputazione è stata resa possibile da migliaia di albanesi comuni che li hanno aiutati, lavorando come collaboratori ufficiali e altre migliaia che fungevano da informatori più informali, offrendo segreti intimi su quelli che conoscevano.
Molte persone lo facevano per orgoglio, per senso patriottico, convinti di star lavorando per il bene di un paese malato; come Nesti Vako, ex funzionario della Sigurimi del regime, che ha accettato di incontrare l’inviata di NBC News in una bar di Tirana:
“Come capo tecnico operativo, ho prodotto qualsiasi tecnologia di cui avessero bisogno. La Sigurimi aveva orecchie ovunque: nelle caffetterie, negli uffici e in tutte le ambasciate straniere. Sono molto orgoglioso del mio lavoro, sono stato molto fortunato a poterlo fare ed ho solo appilcato la legge.” – afferma Vako.
Migliaia di file sono disponibili nell’archivio di Tirana, ma si ritiene che la maggior parte di essi e soprattutto i più importanti siano stati bruciati dalla Sigurimi durante gli ultimi anni del regime. La maggior parte dei funzionari – una volta caduto il comunismo – è scivolata poi nell’anonimato, portandosi con sé i segreti più intimi degli anni più difficili della storia albanese.