Avviate oggi le ricerche per il ritrovamento dei resti delle persone scomparse nel malfamato carcere di Burrel, Albania durante la dittatura.
La decisione di intraprendere gli scavi nel territorio del carcere albanese di Burrel e adiacenze è stata presa per via di un’ordinanza congiunta tra il Ministero di Grazia e Giustizia Albanese e la Procura.
In tempo reale, dal suo profilo ufficiale Facebook, Gentiana Mara Sula, dirigente dell’Autorità per l’Informazione sulle Cartelle di “Sigurim”, polizia segreta albanese degli anni 1944-1991, rende nota l’operazione.
La Procura di Dibër ha firmato tre giorni fa l’ordinanza, invece nella giornata odierna, 1 ottobre 2020, sono iniziati gli scavi tanto attesi dai famigliari delle vittime.
Tra queste storie tristi è coinvolto anche un cittadino italiano, Aldo Renato Terrusi.
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Aldo prosegue da ben 28 anni le ricerche dei resti del padre, Giuseppe Terrusi, morto nel carcere di Burrel, Albania in condizioni sospette nel 1952.

Aldo Renato Terrusi è nato a Valona, in Albania, nel 1945, da genitori italiani. Dopo gli studi in Fisica ha collaborato con i maggiori Enti di ricerca italiani (ENEA, INFN,CNR). Ha dato il suo apporto ai Progetti più importanti degli ultimi anni a livello internazionale quali: Il Progetto LHC (Large Hadron Collider) ed il Progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor). Ha ottenuto l’Eccellenza ENEA nel 2008 per l’Invenzione tecnologica nel campo della Metrologia. E consulente di alcune Società e scrive su riviste specializzate.
Ha la passione per l’Archeologia, l’Astronomia e la Fotografia. Si diletta con la poesia (è suo il libro “Riflessi di Sogno”) e la pittura, pratica il tiro con l’arco a livello agonistico.
Il suo ritorno in Albania insieme allo zio Giacomo, dopo 44 anni, alla ricerca dei resti del padre morto nel carcere di Burrel, Aldo lo ha descritto nel proprio libro:
“Brenga ime shqiptare” – “Il mio magone albanese”.
Per la prima volta, Aldo è arrivato in Albania nel 1993 a seguire la suddetta questione, ritenendo che il padre, Giuseppe era stato incarcerato all’epoca da innocente nel carcere di Burrel, per l’unica “colpa”: la vendetta riservatogli da parte di Enver Hoxha, in quanto quest’ultimo si era innamorato di Aurelia, la madre di Aldo, la quale non ha mai ricambiato l’amore per il dittatore albanese.
In questo libro, Aldo ripercorre attraverso immagini e documenti personali, il processo farsa del padre nel 1945, una delle pagine più misteriose e tristi della dittatura in Albania.
Restiamo in attesa di aggiornamenti sulla vicenda dall’Albania, con la speranza che i famigliari di quelle vittime possano finalmente tirare un sospiro e ritrovare i resti dei loro cari, in modo da rendere onore ai loro resti ed eseguire le esequie da cui sono stati ingiustamente e ferocemente privati.