Alil Vardar, figlio di immigrati albanesi, gestisce una piccola impresa che non conosce crisi. Proprietario, tra gli altri, del teatro Palace, questo ‘speaker’ – come gli piace descriversi – non ha paura di affrontare nei suoi drammi tematiche tabù come sesso e denaro.
La sua commedia ‘The Clan of the Divorced’ ha attirato spettatori per più di 14 anni. Solo a Parigi gestisce La Grande Comedie, la Comedie Republique e il mitico Palace, rimasto chiuso per oltre dieci anni prima di esser stato acquistato da Vardar.
Dall’altro lato della periferia
Figlio di immigrati albanesi in un quartiere povero di Bruxelles, ha vissuto per lungo tempo ‘miseria sociale ma non miseria emotiva’ prima di approdare in Francia.
“Mio padre se ne andò quando avevo 4 anni. Mia madre rimase analfabeta fino alla sua morte. Sono il più giovane di cinque figli. Non avevamo soldi, ad un festival la gente è venuta a portarci vestiti.” – ricorda Vardar.
Non abbastanza bravo per lo sport e non abbastanza studioso per la scuola, Alil scrive le sue prime bozze a 22 anni, lasciando il servizio militare. Tre anni dopo ha acquistato il suo primo teatro assieme a fratello Hazis, grazie ai suoi risparmi da fattorino e fornaio.
The Clan of The Divorced e l’inizio della gloria
La sua carriera inizia nel 2004, con la commedia ‘The Clan of The Divorced’ creata in un caffè-teatro di Tolosa acquistato dai fratelli Vardar. La storia di questi tre scapoli – una borghese, una britannica, e uno ‘Shrek femminile’ interpretato dallo stesso Alil – continua a riscuotere un successo strepitoso, spinto dal suo trionfo all’Off di Avignon.
In televisione è stato trasmesso ben diciotto volte, con più di due milioni di telespettatori ogni volta.
“Scrivo per lo più di famiglie miste, coppie. Anche perché la gente non viene a teatro per vedere la mia vita, ma per vedere la loro. E’ più divertente.” – continua Alil

La mafia e il film ‘Taken’
L’improvviso successo ha anche creato qualche problema ai fratelli Vardar.
“Dato che siamo entrambi albanesi, siamo stati accusati di far parte di qualche associazione mafiosa. Non è una nazionalità di cui la gente si fida. Anche io, dopo aver visto il film ‘Taken’, volevo catturare uno dei miei cugini e dargli una lezione; le persone pensano che siano solo quelli gli albanesi, ma non è così.” – dice Alil.
L’acquisizione del Palace è stata una questione particolarmente difficile. In precedenza ci avevano provato in molti, senza riuscirci: Alil e il fratello, tuttavia, hanno superato tutti gli ostacoli, il che non ha fatto altro che provocare altra gelosia.
“A differenza dei miei detrattori, la luce degli altri mi illumina, non mi acceca.” – conclude Alil.
Una vita meravigliosa
Nonostante ora conduca una vita meravigliosa, Alil Vardar afferma di non aver bisogno di questa popolarità. Lui che ha costruito un impero rimanendo nell’ombra di tutto e tutti.
Il suo amore più grande è quello per la scena, non il successo né tanto meno i soldi:
“Alla fine quando sei cresciuto con tanto amore, con una vera fratellanza, il denaro è solo un dettaglio.”
L’articolo è stato originariamente pubblicato su Le Figaro