“Abbiamo consegnato le firme chiedendo al Ministro un impegno: realizzare l’accordo”. Pubblichiamo una riflessione di Geri Ballo, promotrice della petizione La pensione è un diritto. Sosteniamo l’accordo Italia-Albania.
L’incontro con il Ministro del Lavoro e Politiche Sociali Andrea Orlando è un passo molto importante lungo il percorso iniziato un anno e mezzo fa con il lancio della petizione. Questo impegno non è partito da zero, c’erano stati negli anni precedenti alcune iniziative e alcuni articoli sulle pensioni, ma lo sforzo nuovo che abbiamo fatto è stato quello di mettere in rete il maggior numero possibile di soggetti – della comunità albanese d’Italia e della società civile italiana – per raggiungere la più ampia diffusione della petizione e naturalmente della nostra causa.
I primissimi articoli sulla petizione li ho scritti su Albania News un anno e mezzo fa e questo portale è stato una importante cassa di risonanza per la battaglia delle pensioni. È quindi un piacere tornare a scrivere qui oggi parlando dell’incontro con il Ministro del Lavoro e Politiche Sociali, che a mio avviso è una parte di cerchio che si chiude.
Ad Andrea Orlando ho raccontato le difficoltà che una generazione di albanesi – coloro che si sono spesi e spesso sacrificati per mettere le basi dell’”integrazione” della nostra comunità in Italia – sta affrontando a causa della mancanza di un accordo pensionistico tra i due Paesi. Con il Senatore Tommaso Nannicini abbiamo analizzato gli strumenti a disposizione per dare una risposta piena e rapida alla richiesta di un accordo.
Aferdita Duli ha portato la sua testimonianza di donna 66enne con oltre 42 anni di lavoro tra Italia e Albania, gran parte del quale di tipo gravoso e usurante, che non può smettere di lavorare perché non avrebbe alcuna pensione. L’orgoglio di Aferdita è di essere riuscita a crescere una figlia che si è laureata con risultati eccellenti e che ora sta diventando una brava professionista. In lei ho visto lo stesso orgoglio che irradiano molte persone della stessa generazione, felici di affermarsi nella società italiana attraverso i propri figli, mentre loro sono rimaste intrappolate nel limbo tra il crollo del vecchio mondo da cui emigravano e l’Italia di questi trent’anni, che non ha saputo cogliere e valorizzare fino in fondo le risorse e le energie portate qui dagli immigrati e dai loro figli.
Se si voltano indietro verso l’Albania vedono un Paese concentrato sull’oggi e troppo spesso dimentico degli interessi da tutelare dei propri figli sparsi per il Mondo. Anche quando si tratta di diritti fondamentali, come quello alla pensione. Ma pensando a questo anno e mezzo di percorso in costante contatto con la mia comunità vedo emergere un dato positivo: la presa di coscienza dell’impatto che la cosiddetta Diaspora albanese può avere quando si mobilita direttamente, mette da parte le tradizionali divisioni che in parte sono un lascito della diffidenza reciproca inculcata scientemente dal regime che fu e in parte derivano dal non voler cambiare, e lavora per un obiettivo comune remando unita nella stessa direzione.
Intendiamoci, c’è ancora molto da fare, le ricadute non sono poche e la guerra tra poveri è costantemente dietro l’angolo, ma si intravede un orizzonte condiviso. L’altro dato positivo è che i giovani sono più coinvolti nelle cause che riguardano la comunità. Ho ricevuto in questi mesi molti messaggi di giovani ragazze e ragazze che davano la propria disponibilità a spendersi per una causa che tocca i genitori. Infine segnalo la presa di coscienza sempre più diffusa della necessità di rafforzarsi come Diaspora per far sentire la nostra voce in Italia ma anche in Albania, rispedendo al mittente rappresentanti calati dall’alto in favore di una genuina e condivisa rappresentanza che emerge dalle “comunità”. Le forme e i contenuti che prenderà quest’ultima tendenza avranno a mio avviso un peso importante nel prossimo futuro, considerando anche l’ennesimo fallimento da parte albanese nel dare la possibilità di voto all’estero agli albanesi residenti in altri Paesi.
Dopo questa lunga ma doverosa parentesi sul nostro percorso di italo-albanesi torno al principio, il confronto con Andrea Orlando, al quale ho spiegato tutti i punti della nostra petizione e che ha preso un impegno diretto con la comunità albanese d’Italia in merito all’accordo. Nei prossimi mesi vedremo se verrà mantenuto e lo vedremo in quanto siamo oggi persone direttamente coinvolte e dirette destinatarie di questo impegno. Sono fiera di questo riconoscimento della forza che la nostra comunità ha dimostrato portando avanti in prima persona le proprie battaglie. Sono convinta che abbiamo ampi margini di crescita in futuro su questo fronte e mi auguro di cuore che sapremo e vorremmo farlo insieme.