E’ per questo che le ultime parole pronunciate da Antonio Caiazza , durante la presentazione del suo libro “In alto mare” a Formigine (Modena), mi hanno commosso e mi hanno fatto pensare.
Lui in Albania ci è stato, anche con sua moglie incinta e il figlio piccolo; prima di partire alcuni suoi amici lo hanno considerato un po’ un pazzo per questo viaggio, immaginando chissà quali pericoli avrebbe potuto incontrare. E invece lui se ne ritorna e ci dice che l’Albania è un paese normale.
Lo ha detto perché sa che noi italiani, mai come in questo momento storico, sociale ed economico, abbiamo bisogno di essere rassicurati su queste moltitudini di stranieri che invadono il nostro paese.
Credo che il suo intento nel libro, in quanto giornalista, sia stato quello di offrire il quadro del percorso storico e politico dell’Albania, ma la cosa che mi attira e che mi farà leggere questo scritto è che lo ha fatto partendo dalla gente. Dalle loro storie di vita e dalla loro inevitabile umanità.
Ci ha raccontato di Agolli, importante scrittore albanese che, a differenza del suo famoso collega Kadarè, emigrato all’estero, è rimasto.
Che con ironia e saggezza ci dice “…Buona parte delle cose concrete realizzate in Albania, anche cose buone, positive, sono state fatte con soldi venuti dalla droga, dalla corruzione. La corruzione è tutt’uno con il capitalismo. Dobbiamo passare anche noi per questa fase. La droga in ogni caso la vendiamo a voi (italiani), che siete democratici da molto prima di noi e la comprate. Quando non ce la chiederete più…”.
Agolli ha tentato di regalarci un’Albania autentica, se non altro dal suo punto di vista, ci spiega Caiazza.
E anche lui, Caiazza, fa uguale.
Ci porta nelle case di quegli albanesi che sono ancora là o qua e ci mostra tutta la loro normalissima umanità.
Io in Albania non sono ancora andata, ma di albanesi ne ho conosciuti e mi sono divertita a “catalogare” alcuni loro caratteristiche culturali. Parlando con le mie amiche, i miei colleghi e i miei capi, mi viene da dire che in Albania sono nate persone fiere del loro essere albanesi. Questo a volte può sfociare in rigidità, chiusura, ma d’altronde, come non capirlo dopo un regime come il loro.
Sono grandi e seri lavoratori.
E adesso sento già il peso di coloro che hanno una storia da raccontare su un albanese che si è comportato male, ma cerco di far finta di niente e procedo. Ci saranno, no, degli italiani a cui non piace la pasta?! O che non rispettano le regole?!!!
Concludo, dicendo che il Comune di Formigine è stato bravo nel chiedere al signor Bushi, coordinatore del Centro Stranieri del Distretto Ceramico, di scegliere un autore.
Ecco la serata, ecco Caiazza. Un uomo normale, come quasi tutti noi.
E quindi sì, l’Albania è un paese normale, con tanti figli speciali.
Carla Mori