Abbiamo pensato di mettere insieme qualche punto importante sul provvedimento del governo per regolarizzare i cittadini stranieri sprovvisti di documenti in Italia.
Questo articolo, così come la legge, è in aggiornamento continuo, quindi inviateci eventuali domande o dubbi, e cercheremo di rispondere.
Cos’è successo?
La sera del 14 maggio il governo Conte bis ha pubblicato il c.d. Decreto Rilancio. Si tratta di una serie di misure strettamente legate all’emergenza Covid19. Ed uno dei settori più in sofferenza è quello dell’agricoltura, visto che l’emergenza ha di fatto precluso l’arrivo dei così detti “stagionali” (stranieri che lavorano in Italia per pochi mesi, prevalentemente in agricoltura e turismo).
Per sostituire questa manodopera, il Governo ha deciso di creare un meccanismo (alquanto complesso, per la verità) che permette a chi si trova già in Italia e sta lavorando in nero, di ottenere il permesso di soggiorno.
Di che tipo di lavoro parliamo?
Questa nuova legge si applica solo a chi lavora in uno di questi settori:
- agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse;
- assistenza alla persona per se stessi o per componenti della propria famiglia, ancorché non conviventi, affetti da patologie o handicap che ne limitino l’autosufficienza;
- lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare.
Come funziona?
Ci sono due tipi di procedure.
La prima riguarda chi ha un lavoro ma non ha mai avuto i documenti. In questo caso, è il datore di lavoro che si attiva per sottoscrivere un contratto regolare.
Quindi: si conclude un nuovo contratto di lavoro subordinato con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, oppure si dichiara l’esistenza di un rapporto di lavoro irregolare, tuttora in corso. Chiaramente, questo lavoro deve essere nei campi previsti dal decreto, spiegate sopra e che, semplificando, sono: agricoltura, colf e badanti.
È fondamentale, però, poter dimostrare di essere in Italia già prima dell’8 marzo. Si può fare in due modi:
- tramite foto segnalazione fatta prima dell’8 marzo del 2020;
- tramite la dichiarazione di presenza.
ma probabilmente saranno possibili anche altri modi, ancora da definire.
La seconda procedura riguarda i cittadini stranieri che in precedenza hanno avuto un permesso di soggiorno e lavoro nei tre settori di sopra (agricoltura colf e badanti ) scaduto dal 31 ottobre 2019 e che poi, per qualche motivo, non è stato rinnovato. Questi possono chiedere un permesso di soggiorno di sei mesi. Se entro questi sei mesi trovano un altro lavoro possono convertire questo permesso di soggiorno in permesso per lavoro.
Anche se ci sono ancora tanti aspetti da chiarire, sembra che, previo contratto di lavoro, si possa presentare l’eventuale domanda di conversione del permesso di soggiorno temporaneo in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Quanto costa?
Per il primo caso c’è un contributo di 400 euro per ciascun lavoratore, per il secondo caso un contributo di di 160 euro.
Ma non è tutto: verrà deciso anche il pagamento di un contributo forfettario per le somme dovute dal datore di lavoro. Ad oggi tale cifra non è nota e dovrà essere decisa entro la fine di questo mese.
Adesso cosa succede?
Si può fare richiesta dal 1° giugno al 15 luglio 2020 presso lo Sportello Unico Immigrazione o presso la Questura, ma non è ancora chiaro come. Entro 10 giorni (ossia, entro il 23 maggio) alcuni Ministeri interessati devono stabilire le modalità con le quali fare richiesta.
È chiaro a questo punto che non si tratta di una sanatoria. Si tratta, più tosto, di una specie di “decreto flussi di emergenza” con precise regole e soprattutto, con tanti aspetti ancora da chiarire.