L’Albania, nonostante tutte le difficoltà storico-politiche incontrate in passato e i grandi problemi economici che ancora oggi la investono, è un Paese che crede fortemente nella cultura e ha una grande voglia di esportarla. Intervista a Visar Zhiti
Molti gli artisti in tutti i settori che sono riconosciuti ed apprezzati fuori dai propri confini. In particolare, come sottolinea nell’intervista che segue Visar Zhiti, gli artisti albanesi hanno una forte suggestione e vocazione di stampo europeistico.
Visar Zhiti, scrittore e poeta di fama internazionale e vittima nel suo Paese di persecuzioni politiche (fu condannato a tredici anni di carcere e ai lavori forzati per essersi opposto al socialismo reale) è attualmente ministro consigliere alla Cultura dell’ambasciata albanese a Roma. Con lui abbiamo fatto il punto della situazione socio-culturale di questo “piccolo grande” Paese.
Qual è, attualmente, il clima che si respira fra le gente e i movimenti artistici in Albania?
«L’Albania è un piccolo paese ma ha una grande cultura. Formalmente non è nell’Unione Europea ma simbolicamente la sua cultura ne fa parte. Vi sono molti artisti, infatti, che sono importanti non solo per l’Albania ma per tutto il Vecchio continente. Molti dei nostri scrittori, ad esempio, scrivono spesso direttamente in italiano. Gran parte dei pittori più affermati, invece, espongono in tutto il mondo, compreso nel vostro Paese. Ma ci sono anche cantanti, cineasti che hanno una vocazione e una risonanza internazionale. Tutto ciò rappresenta una forza e una testimonianza diretta dello spirito europeo della nostra cultura e della nostra gente».
Per quanto riguarda la cinematografia, esistono delle iniziative concrete a sostegno di questa industria?
«La produzione dei film è ancora molto scarsa e per lo più legata a partnerschip straniere come quelle tedesche, italiane e francesi. C’è ancora tanta difficoltà e povertà. Io ho ripetuto spesso che in Albania è caduta la dittatura ma è rimasta la dittatura della povertà. Tuttavia, il governo attuale sta compiendo un grosso sforzo per rialzare spiritualmente il nostro popolo perché, a mio avviso, è proprio dalla cultura che deve si partire per guardare con fiducia al futuro».
Ma concretamente, in campo politico-economico, come ci si sta muovendo per incentivare il settore della cultura?
«Le idee e i progetti ci sono, ma spesso manca ancora qualcosa per attuarli fattivamente. Gli artisti, comunque, devono cercare di ottenere di più da se stessi, dalle proprie risorse».
Esistono delle scuole, dei centri statali dove studiare e apprendere l’arte?
«Sì, ne esistono diversi: per la musica, per la pittura e per la danza. Ci sono anche delle associazioni culturali e una lega di scrittori che ha una tradizione dal tempo della dittatura che sta cercando se stessa. Siamo in una fase di transizione, la nostra cultura sta cercando di ritrovarsi».
Crede che siate sulla strada giusta verso la rinascita di un movimento culturale forte?
«E’ ancora una fase embrionale, ideale. Ma bisogna lavorare molto poiché quello che è stato fatto finora è troppo poco».
La sua esperienza di scrittore e poeta da cosa è stata influenzata e da cosa trae ispirazione?
«Sono stato sempre mosso dalle realtà che ho vissuto e toccato personalmente. Quando sono stato in carcere per motivi politici, i temi delle mie opere vertevano su quella esperienza dittatoriale.
Adesso che c’è un clima nuovo, di democrazia sono interessato al fatto che stiamo costruendo la libertà ma ancora non la conosciamo, perché ancora non siamo del tutto liberi. Perché per essere liberi, infatti, occorre più cultura.
Sotto la dittatura, invece, va bene l’ignoranza. I miei personaggi, poi, sono legati ai posti dove sono andati i miei concittadini e anche l’Italia, infatti, è un palcoscenico ideale per le mie opere».
La sua è una delle nazioni più antiche d’Europa e come tale avrà sicuramente importanti tradizioni folcloristiche. Può parlarcene?
«Ci sono molte feste che vengono organizzate all’interno delle città storiche come Berat e Gjirokastra che sono patrimonio dell’Unesco. Proprio oggi, ad esempio, ci siamo ritrovati in Piazza Albania a Roma – dove c’è la statua dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Skanderbeg – per commemorarlo.
Egli è stato anche un eroe europeo, è stato definito “l’impavido difensore della società occidentale” mentre gli scrittori italiani dicono che è stato un precursore dell’Unione Europea.
Ecco, spesso anche questi nomi importanti, sono un’occasione per festeggiare e stare tutti assieme».