Le associazioni dei migranti di Forlì faranno parte della nuova Consulta dei cittadini stranieri. Nel 2010 hanno partecipato in un percorso di consultazione avviato dal Comune sui contenuti del nuovo regolamento della Consulta. Le abbiamo interpellato per dirci la loro.
Ottimisti e cauti i rappresentanti delle associazioni dei migranti di Forlì sul nuovo regolamento della Consulta dei cittadini stranieri. Hanno partecipato negli incontri indetti dal Comune di Forlì per condividerne i contenuti. Chi una volta, chi più volte. Ma tutti si sono ritrovati nella proposta di diventare parte integrante della Consulta. Sì, perché il nuovo regolamento prevede che l’un terzo dei membri del suo consiglio vengano nominati tra i rappresentanti delle associazioni da parte del Comune. “Ho apprezzato molto questa proposta”, dice Jacques Gnanzou Ahoua, Presidente dell’Associazione interculturale africana ASCIA. “I rappresentanti delle associazioni possono informare meglio i loro connazionali sul lavoro della Consulta, ma soprattutto possono chiarirli cosa rappresenta perché molti cittadini hanno un’idea sbagliata: credono che può risolvere tutti i problemi”. In verità, come sostiene anche Jacques la sua azione è molto limitata e sarà difficile far capire alle persone questo aspetto. Anche Nina Ndyaie, Presidente dell’Associazione dei Giovani Immigrati di Forlì (AGIF), valuta positivamente l’inclusione delle associazioni, soffermandosi sul fatto che non potranno partecipare tutte in quanto si tratta di avere 10 rappresentanti in Consiglio. Nina non ha presente quali siano i criteri di selezione ed è cauta nell’affermare se funzionerà il nuovo schema: “si può dire solo sperimentandola. Certo è che ci impegneremmo”.
La maggioranza delle associazioni interpellate sanno poco delle consulte precedenti. Corne Obi, Presidente dell’Associazione “African Christian Choral Group”, ha sentito che nel passato è andato “tutto bene” e le consulte “sono riuscite a portare avanti delle cose importanti anche se non è stato per nulla facile”. Ma come dice Jacques, “se non sei al corrente di un qualche cosa non puoi né descriverla e né fare delle domande”. Sulla stessa linea, ma anche più distaccata Monica Padurean, Presidente dell’Associazione romena “Hora”: “non ho seguito le altre consulte. Per me è tutto nuovo. Dovrei capire di cosa si tratta, cosa offre questa Consulta per gli stranieri e finché non so come stanno le cose, non sono tanto fiduciosa”.
Invece chi sa come stanno le cose è Rahal Chadli, Presidente dell’Associazione “Il Gabbiano mediterraneo”. Nel passato è stato Vice Presidente e Presidente della Consulta. Per Chadli, anche con il nuovo regolamento l’intento di fondo non sembra essere cambiato. In un certo senso, si vuole che la Consulta rimanga un simbolo. Quindi “anche se si tratta di una rappresentanza a livello istituzionale che da la possibilità di esprimersi, purtroppo continuerà a non incidere a livello politico. Ed è un grande limite”. Durante gli incontri, Chadli non ha condiviso soprattutto la proposta e successivamente la decisione di escludere i cittadini con cittadinanza italiana dall’elettorato attivo e passivo della Consulta. “In questo modo, chi ha più esperienza, conosce il funzionamento delle istituzioni e le problematiche dell’immigrazione, non può dare il suo contributo”. Si rischia di nuovo, soprattutto con le elezioni dirette di “eleggere rappresentanti senza esperienza che non hanno idea di cosa rappresentano e magari non riescono ad esprimersi neanche in italiano”. Quindi Chadli invita tutti di candidare e votare persone che conoscono il sistema e sono in grado di parlare. Solo in questo modo la Consulta ha una possibilità di raggiungere i suoi obiettivi.
Parole condivise anche da Corne Obi dell’Associazione ACCG. Da una parte, considera giusta la decisione di escludere chi ha la cittadinanza: si danno più opportunità ai giovani. Dall’altra parte, significherebbe non includere chi ha esperienza. Invece Jacques dell’Associazione ASCIA, non è d’accordo sul nesso tra cittadinanza e esperienza. “Non è detto che chi ha la cittadinanza abbia più esperienza. Magari ha fatto le pratiche, ha ottenuto la cittadinanza, ma non è interessato alla vita pubblica, come del resto non lo sono tanti altri cittadini italiani”. Tuttavia, considera fondamentale “l’inclusione delle persone con esperienza e con un impegno continuativo sui temi dell’immigrazione”.
Le priorità della prossima Consulta
Ovviamente far parte della nuova Consulta significa anche apportare idee, progetti e iniziative da intraprendere durante il suo mandato. Ma i rappresentanti della associazioni non si scompongono sulle priorità della nuova consulta.“È ancora presto”, dice Nina dell’Associazione AGIF. “Sono da decidere insieme. E quando saranno eletta la nuova consulta e nominati anche i rappresentanti delle associazioni, sicuramente verranno fuori”. Lo stesso vale anche per Jacques dell’Associazione ASCIA e Corne dell’Associazione ACCG. Corne aggiunge che “dovrà lavorare sull’accoglienza perché senza l’accoglienza giusta, l’integrazione rimarrà sempre un processo incompiuto”. Per Chadli dell’Associazione “Il Gabbiano mediterraneo”, la nuova Consulta “dovrà concentrarsi sull’uguaglianza dei diritti e doveri, ma anche sui temi del lavoro visto la crisi che stiamo attraversando”. Anche per Monica dell’Associazione “Hora”, la Consulta dovrebbe impegnarsi sul versante dei diritti, dell’integrazione e della conoscenza reciproca. E poi far parlare tante delle comunità straniere a Forlì e farle conoscere ai cittadini italiani “Dobbiamo far capire che prima di tutto siamo tutti esseri umani e tutti uguali anche se di provenienze diverse. E per tanto dobbiamo essere trattati uguali”. Ma anche alle istituzioni: “dobbiamo far vedere al Comune, al Consiglio e alla giunta che si siamo, siamo in tanti e diamo anche noi il nostro contributo per la città di Forlì”.