La protesta di Brescia dà inizio a una analoga a Milano.“Sanatoria truffa”, sanatoria fantasma, sanatoria non ufficiale. Questi sono i modi per definire la sanatoria del 2009, che poi tale non era.
O meglio, non si era presentata sotto questo complesso di elementi. Tralasciando le mal interpretazioni dei vari rappresentanti governativi sulle ultime vicende a Brescia e nel vedere quella forma di protesta spostarsi nel capoluogo lombardo, le richieste e l’idea generale degli organizzatori sono le medesime. Cambia solo il posto bizzarro dove si sono posizionati i più animosi dei protestanti. Se a Brescia hanno scelto di arrampicarsi in cima a una gru a 35 metri di altezza per protestare, a Milano hanno scelto un posto un po’ più “sicuro” e meno bizzarro. Un gruppo di immigrati sono saliti sulla ex torretta “Carlo Erba” del Maciachini center, in via Maciachini a Milano, per chiedere la sanatoria con lo scopo di regolarizzare anche la posizione di chi ha il reato di clandestinità. Gli immigrati saliti sulla torretta a Milano hanno diffuso una lettera aperta in cui esprimono le loro richieste e denunciano lo status attuale degli immigrati in tutta Italia: “Ci siamo stufati di essere trattati come bestie, sfruttati nei luoghi di lavoro per salari più bassi di quelli dei nostri colleghi, addetti ai lavori più duri e dequalificati anche se abbiamo lauree e professionalità alte, guardati sempre male se camminiamo per la strada o chiacchieriamo nelle piazze come se fossimo tutti delinquenti”. “Siamo spremuti quando serve fare cassa da uno Stato che in cambio non ci dà nulla, nemmeno la dignità di essere riconosciuti come persone e non come stranieri – si legge nella lettera – Per questo ora diciamo basta, chiediamo il rispetto che si deve a persone che lavorano, pagano le tasse, contribuiscono alla ricchezza del paese e al benessere di questa Italia.Chiediamo che venga concesso il permesso di soggiorno a tutti coloro che hanno partecipato alla sanatoria, che in quanto tale deve sanare tutte le irregolarità precedenti, compresa la posizione di chi ha il reato di clandestinità”. Le autorità hanno chiamato in causa l’associazione “Diritti per tutti” per aver creato una rottura tra l’opinione pubblica italiana e gli immigrati, avvertendo il suo rappresentante “di non creare altri pregiudizi alle posizioni giuridiche degli stessi”. Il motivo? “Diritti per tutti” è promotrice, spesso insieme ad altre realtà antirazziste bresciane, di molte iniziative pubbliche, tra le quali grandi manifestazioni di piazza, azioni antisfratto e di disobbedienza concreta ai divieti e alle ordinanze discriminatorie verso i poveri e gli immigrati poste in vigore dall’Amministrazione comunale. La teoria delle autorità italiane potrebbe essere valida nel caso in cui gli immigrati non fossero sostenuti anche dagli stessi italiani. Di fatto sta che, a Brescia una buona parte dei protestanti sono“vecchi cittadini d’Italia”. Del tutto simile a quella in corso a Brescia è la partecipazione dei protestanti anche a Milano. Anche se per il momento di minore entità. Insomma, italiani e stranieri quanto pare hanno deciso di ribellarsi per dare fine a queste situazioni insensate dove gli stranieri vengono visti come individui che servirebbero solo per svolgere i lavori più difficili, sottopagati, contribuendo alla ricchezza del paese senza nessun riconoscimento e diritto. Il pesce puzza dalla testa dice un vecchio proverbio. Un esempio eclatante è il caso della morte sul lavoro di un operaio albanese. Una sentenza shock del Tribunale di Torino ha stabilito che la sua vita vale meno di quella di un suo collega italiano: ai suoi familiari, che vivono in Albania, va un risarcimento dieci volte inferiore rispetto a quello che toccherebbe ai congiunti di un lavoratore in Italia. Cosi facendo, con la legislazione attuale, gli immigrati saranno sempre visti come individui inferiori e faranno da scudo per le generazioni che verranno, in nome dell’italianità in un Italia ormai colorata.
Contro l’indifferenza da parte del governo italiano, il silenzio e la sopraffazione psicologica che spesso generano il razzismo, la discriminazione e la negazione dei diritti umani, bisogna abbracciare ogni iniziativa pacifica quale modo per ottenere piccoli riconoscimenti verso la libertà e l’uguaglianza tra tutti i cittadini. Mai lasciarsi trascinare dalle provocazioni di qualsiasi genere, soprattutto da quelle mosse diaboliche, quasi invisibili intraprese da enti governativi per spostare l’attenzione dei cittadini italiani verso lo straniero, il quale, secondo loro produce solo guai. Una tattica vecchia come il mondo, che dovrebbe essere considerata fuori luogo in un paese “civile” come la nostra bella Italia. Il nostro impegno, soprattutto di chi ha scelto di comunicare scrivendo, deve andare avanti, informando tutti che la libertà è un diritto. La convivenza tra italiani e stranieri deve scorrere dolcemente, non trascinarsi, perché i “salti mortali” intraprese dagli essere umani devono servire a cause di altra natura e non nell’Italia apolide.