Promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura, nell’Anno della Fede, in collaborazione con l’Ufficio nazionale per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport della Conferenza Episcopale Italiana, il Centro Sportivo Italiano ha convocato responsabili dello sport, provenienti da vari paesi del mondo, per trascorrere insieme una giornata di testimonianze sul legame sport e fede.
In questa occasione, lunedì 21 ottobre 2013 a Roma, 25 – 30 partecipanti dal mondo dello sport provenienti da tutto il mondo – tra cui anche il vice presidente dell’Associazione Sportiva Albanese (Qendra Sportive Shqiptare – QSSH )- hanno partecipato ad un seminario tenutosi alla sede del Pontificio Consiglio della Cultura per discutere sulle tematiche: “In principio era il gioco; Lo sport è per l’uomo; Lo sport rivela l’uomo a se stesso; Il valore del corpo nella disabilità;” ecc..
Il giorno prima del seminario, dopo la messa, Papa Francesco si è fermato a salutare tutti i partecipanti al seminario ed a scambiare qualche parola con loro. Infatti domenica, in Piazza San Pietro si è svolta una corsa atletica simbolica chiamata “100 metri di corsa e di fede”.
Il rappresentante dell’Albania in questo seminario è stato il vice presidente dell’Associazione Sportiva Albanese ( Qendra Sportive Shqiptare – QSSH ) e professore di educazione fisica e motoria della scuola media Vinçenc Prennushi di Durazzo, Ilija Mujo.
Il complesso scolastico prende il nome dal religioso di Scutari, poeta, interprete, pubblicista, educatore e martire della fede, perseguitato e morto nel 1949 sotto torture disumane da parte del regime comunista albanese, nel carcere di Durazzo.
La scuola media Prendushi di Durazzo è stata istituita nel 1992 nell’ambito degli aiuti accordati all’Albania dalla Chiesa Cattolica Albanese tramite l’Istituto delle Suore Benedettine della Divina Provvidenza, in Italia.
Chiediamo al professor Ilija le sue impressioni su questo seminario e sull’incontro con Papa Francesco.
Prof. Ilija, ho il piacere di darle il benvenuto.
Grazie a voi dell’invito, bentrovati.
Sono molto lieto di questa opportunità che mi viene offerta, per esprimere e condividere con voi ed i vostri lettori la mia esperienza in questo seminario e specialmente le sensazioni indimenticabili che ho percepito in quei pochi istanti, durante l’incontro con il Santo Padre.
Dunque, cosa ha significato per lei l’esperienza di questo seminario?
E’ stata un’occasione molto utile per poter scambiare idee e pareri attraverso le nostre testimonianze e confrontarci a vicenda con tutti i partecipanti arrivati da vari Paesi del mondo sul ruolo importante dello sport nella società, sulla sua funzione culturale, sociale ed educativa.
Questo, in quanto lo sport oggi si trova sotto le minacce della pressione commerciale e il trattamento riservato ai giovani giocatori spesso è inadeguato. Oltre al legame sport e fede, si è parlato anche del problema del doping, del razzismo, della violenza negli stadi, delle scommesse e di vari fattori negativi che, purtroppo, spesso si associano allo sport.
Ora, potrebbe raccontarci le sue impressioni dall’incontro con Papa Francesco?
Che cosa vi siete detti?
Si è trattato di un momento davvero molto emozionante. Ad ognuno di noi, inizialmente il Santo Padre ha chiesto il Paese di provenienza e il nostro ruolo.
Mi sono presentato come rappresentante dell’Albania e dell’incarico che ricopro come vice presidente dell’Associazione Sportiva Albanese.
Le sue parole mi sono risultate molto sorprendenti, quando mi ha detto:
“Conosco il vostro paese. Avete una lingua molto difficile da comprendere “ – e ha fatto un sorriso.
“Sì, Santo Padre,- le risposi – questo è vero, ma abbiamo anche una lingua che è molto più facile da comprendere, quella del cuore”
“La aspettiamo in Albania.” – con discrezione, ho tentato di rivolgere al Santo Padre questo invito.
“Perché no!” – mi ha risposto, sempre sorridente, molto cortese e comunicativo.
Una semplicità nel rapportarsi con le persone, la sua, sorprendente! Da non sembrare vera, la comunicazione di un semplice cittadino, di qualsiasi provenienza, con Sua Santità.
Sprigiona un’umiltà e semplicità che lasciano il segno in chiunque abbia avuto la fortuna di fare la sua conoscenza.
La nostra, una stretta di mano molto calorosa. Come se lì, attraverso l’incontro con un singolo cittadino rappresentante di un altro Paese, Papa Francesco intendesse trasmettere tutto il suo affetto e benedizione a quell’intera popolazione.