C’era una volta…
Come accade spesso nelle fiabe, anche in questo caso si finisce col parlare di terre lontane… e vicine, quasi come per magia.
Non c’è sempre bisogno, però, di ricorrere a qualche strano incantesimo, non quando si ha a che fare con due culture che, fin da tempo immemore, condividono un rapporto così profondo e speciale da finire quasi con lo scambiarsi vicendevolmente la pelle.
Si tratta di un amore forte che ha saputo resistere agli ostacoli del tempo e della storia, antica e recente.
Un amore fraterno, fatto di carezze e litigi, perché l’armonia in ogni relazione sta proprio nel sapersi criticare, ma anche accettare e rispettare.
Perfino il mare pare voler legare questi popoli apparentemente lontani, portando sulle rispettive rive oggetti e romantiche cianfrusaglie a guisa di regali, come fossero ricordi lasciati alle e dalle tempeste.
Così è stato ed è il legame tra Albania e Italia.
C’è da sempre una grande intesa, collaborazioni storiche che hanno prima creato e poi cementato la grande amicizia che unisce questi due popoli. È un amore quello che viaggia tra questi due Paesi che non ha mai conosciuto siccità e che nel tempo ha generato un “noi” che corre tra passato, presente e futuro.
Ma quali sono quegli elementi che, più di altri, fanno da collante fra i popoli?
I principali sono da sempre l’arte, il cibo e la musica.
La musica, in ogni sua forma, compresa la canzone, sa metterci in contatto, nel profondo, con quelle emozioni che spesso non sappiamo di avere già vive dentro di noi. Emozioni che ci permettono di scoprire e riscoprire la nostra anima in tutte le sue sfaccettature, terrene e divine.
Oggi questo reciproco rispetto, curiosità e, come già detto, amicizia, passa anche per la moderna canzone d’autore italiana, sempre più affascinata dalla grande tradizione balcanica e sempre più attratta dal Paese delle Aquile, vedendo in questo un’antica (ma pur sempre nuova) fonte di ispirazione e, perché no, di possibili fruttuose future collaborazioni.
In questo periodo, a proposito di musica e di arte, stiamo assistendo alle fasi finali del prestigiosissimo Premio Tenco.
Nato quasi per “gemmazione” dal Festival di Sanremo (e che condivide con quest’ultimo la sede nella meravigliosa Città dei fiori e il Teatro Ariston), il Premio Tenco è la più importante rassegna italiana per la Canzone d’Autore.
Quest’anno, si misurano sul suo palco, a colpi dei voti dei più esperti giornalisti del settore, nomi mutuati dalla musica mainstream “contro” il meglio della Canzone D’Arte della “scuola ligure”!
Nella fase finale, infatti, abbiamo un (amichevole, precisiamolo) “scontro” fra Marracash e quello che è, senza dubbio, il maggior rappresentante di quella “scuola” autoriale che procede dai grandi cantautori del 900.
Già duplice premio Tenco, arrivato a questa rassegna con un impianto musicale estremamente innovativo, sia dal punto di vista della composizione che dal punto di vista tecnico… Stiamo parlando di Max Manfredi.
Max fa parte della leva del 1956 e sin dal 1990 fa parlare di sé.
Elogiato pubblicamente da Fabrizio De André come “il più bravo di tutti” e da altri grandi nomi come ad esempio Roberto Vecchioni, anch’egli tanto amato dagli albanesi, Max vince la Targa Tenco per opera prima direttamente al suo esordio nel ‘90 e, successivamente, il Premio Tenco (nel 2009) con Luna Persa.
Proprio in Luna Persa l’amore per i Balcani si fa sentire, a dimostrazione di una fascinazione che cresce e matura in un percorso che dura da molti anni. Ogni canzone porta in sé un po’ di quelle terre lontane, di quei vicini di cui non sempre sentiamo parlare bene, ma che Manfredi ha da sempre amato e apprezzato.
Dopo una lunga pausa, nel 2022, Max torna con un nuovo LP, studiato in ogni minimo dettaglio: Il Grido della Fata, con le sue timbriche tra passato e futuro, frutto di un incontro complesso e spettacolare, che porta anche la firma della collaborazione con Vibrisse Studio, studio savonese insieme al quale Max ha curato la produzione artistica e gli arrangiamenti avvalendosi di collaboratori come Marcello Stefanelli, Gabriele Santucci, ma anche di altri musicisti come il Maestro Fabrizio Ugas.
Un album rivoluzionario sotto molti punti di vista che vorrebbe vedere anche sue versioni “live” direttamente eseguite nelle terre di Albania.
Un album che contiene anche altri nomi importantissimi della musica italiana, tra cui il grande Bob Callero, musicista già bassista di Lucio Battisti.
E chi non conosce Battisti in Albania?
Canzoni immortali, le sue, colonne sonore nelle case degli albanesi che durante gli anni del regime ascoltavano il Festival di Sanremo a basso volume per evitare il carcere, nel caso in cui qualcuno avesse sentito e poi fatto la spia, facendo la parte del buon segugio di Partito.
Ma dopo questa doverosa introduzione, lasciamo la parola a Max.
Ciao Max! Innanzitutto grazie per la tua disponibilità, ti sto intervistando principalmente per due ragioni: la prima è perché sei un grande artista italiano, genovese, e l’Italia è la mia seconda patria, la seconda è riferita invece a quella che è la mia terra natia: l’Albania.
Bazzicando sulla sulla tua pagina Facebook (che ora è bella accesa perché sei di nuovo fra i cinque finalisti del prestigioso Premio Tenco), mi è capitato di notare un commento nel quale esprimevi il tuo amore per l’Albania come terra, come cultura, come popolo e come tradizione musicale.
Chiedevi inoltre, se ricordo bene, la possibilità di poter completare la tua ricerca artistica proprio nella mia terra d’origine.
Arrivo al dunque: hai in programma una tournée in Albania? Sarebbe molto bello.
Sarebbe bello, eccome. Sono affascinato dall’Albania proprio perché la conosco poco, ma i frammenti di informazioni che me ne arrivano sono suggestivi e promettenti, dalla musica alla cucina, dai monumenti alla storia e geografia. Oppure il fatto che abbiate costruito una lingua autonoma che rifrange varie culture.
E quindi che gioia sarebbe portare in dono qualcosa di mio ed essere ricompensato mille volte in più dall’accoglienza e dall’ascolto!
Parlami della prima volta in cui hai incontrato la nostra grande tradizione musicale.
Sono stupito dal fatto che la musica che chiamiamo “classica” inizi in Albania nel 1920, se non ho letto male. E questo significa che prima, per secoli e secoli, vigeva la tradizione orale, ed è stata curata e mantenuta con amore e attenzione, per ibridarla poi insieme a tutti gli stili sopravvenuti, fino al rock e al rap. Ma ricordo che da ragazzo avevo una radio e mi spingevo spesso con la manopola a tentare di prendere Radio Tirana.
Mi piacciono queste musiche che si ibridano, mantenendo ognuna la loro personalità ma frequentando costantemente i limiti vivi dello spazio-tempo.
Dalla çiftelia a due corde ai cori Iso. Sembrano manifestazioni di un paese assolutamente di confine, un portale magico fra Oriente e Occidente.
Città “di luce e di rosa, troppo pigre per essere Oriente perché tanto l’Oriente ce l’han già sotto casa “, per citare una mia vecchia canzone.
Della nostra cultura, come ho già accennato, non ti interessa solo la musica, ma anche il resto: i nostri paesaggi straordinari, la nostra cucina… Dimmi di più.
A parte il byrek non ho assaggiato altro … per ora.
Apprezzo la cultura balcanica in genere e son certo, mi piacerà anche la cucina albanese, da quanto leggo. Mi affascina che in una terra relativamente piccola siano passati e convivano popoli e tradizioni diverse. Latini, Greci, Turchi, italiani, Armeni. Persino i Persiani e gli Indiani. E che tutti abbiano lasciato traccia nelle varie regioni della cultura e nella fisiologia dei luoghi. E impronte così diverse tra loro. Apprenderne poco a poco è come farsi raccontare dei film o dei romanzi d’avventura. È come sfogliare un catalogo di sorprese o guardare in un caleidoscopio. Poi ho diversi conoscenti e amici albanesi, come ben sai, anche grandi musicisti E, cosa che mi stupisce e che prendo come un buon auspicio, persone che non conoscevo e mi seguono, e si sono appassionati alle mie canzoni, cercando di me sui social o in rete.
Vero è che rimane un paese misterioso di cui conosciamo poco i poeti o i pittori, o gli stessi personaggi televisivi.
Adesso una domanda sul Tenco: sei tra i cinque finalisti nella più grande rassegna di canzone d’arte italiana, tu hai già vinto due volte questo importantissimo premio, come ti senti a “salire sul ring” contro quello che è un estraneo rispetto alla canzone d’autore, ma che è un “colosso del mainstream” quale è Marracash?
Vedi, io non salgo su nessun ring, mi ci mettono, e io son ben contento. Al “Tenco” non sei tu a proporti, sono i giornalisti.
Grazie mille Max, ti aspettiamo in Albania per una tournée nelle mie terre e ovviamente, un grande in bocca al lupo per il premio Tenco!