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Loro cantano con il cuore, lanciano messaggi di amore, melancolia e pezzi di storia degli arbëresh. Scrivono i testi e fanno musica ormai da dodici anni. Hanno partecipato in tanti festival e sono premiati per le loro canzoni. In una intervista per “Albania News”, Francesco Scaravaglione, uno dei membri del gruppo racconta tutto il percorso artistico della band.Cosa vi ha spinto verso il canto?
La voglia di dare un contributo personale alla questione arbëresh ovvero di salvaguardare la nostra lingua attraverso la musica, che ci sembra il mezzo migliore per raggiungere le masse.
Così, partendo dalla rielaborazione dei canti tradizionali, attraverso l’introduzione di strumenti musicali attuali, ci siamo dedicati al canto.
La band è attiva dal 1982, ci raccontate brevemente le tappe che vi hanno portato al vostro debutto?
In principio il gruppo era formato da Francesco e altri 2 amici che avevano in comune l’amore per i canti tradizionali e con uno di questi canti “Ka kjo gjitoni” una raccolta di versetti cosidetti di “amore e di sdegno”, partecipiamo per la prima volta al festival della canzone arberesh.
Successivamente, nasce l’idea di comporre testi e musiche inedite, prima di tutto per la limitazione dei canti tradizionali (perlomeno quelli circonscritti nel nostro paese: Spezzano Albanese ( Cs) ) e in secondo luogo per il fatto che testi nuovi avrebbero reso possibile l’introduzione e fissato in modo indelebile nuove parole nel dialetto arbereshe, che altrimenti, solo attraverso la lingua parlata correvano il rischio di scomparire, in linea col detto latino “Verba volant scripta manents”! Con le nuove canzoni partecipiamo alle maggiori manifestazione arberesh, in particolar modo il festival della canzone arberesh dove registriamo il maggior numero di vittorie e di vittorie consecutive 1994/1995/1996/1997!Nel 1994 siamo a Tirana al Festivali i Kenges con “Nje serenat per tij”, e ancora nel 2009 al 48° festival i kenges come autori del testo e della musica ( La canzone era Ave Maria interpretata da Claudio la Regina) e quest’anno al 50° festival i kenges, sempre come autori del testo e della musica con la canzone “Kur te pasha” sempre interpretato da Claudio.
Sembra che la malinconia sia onnipresente nella vostra musica, di cosa trattano i testi? Li scrivete voi?
Scriviamo sia i testi che le musiche! La malinconia è parte integrante di tutta la musica arberesh! Essa viene fuori e si collega al fatto che siamo un popolo che si è allontanato dalla propria terra e dalle proprie radici. Molte canzoni esprimono questo sentimento anche se non mancano brani più leggeri e briosi!Quali sono i principali progetti in corso? E quelli per il futuro?
Abbiamo in studio la realizzazione di un Musical in lingua originale, scritto interamente da noi, non solo per la parte musicale e canora ma anche di tutti i dialoghi e le sceneggiature. La realizzazione dello stesso è al vaglio di un gruppo teatrale della zona che si è dimostrato molto interessato. Pensiamo di concludere l’opera entro Maggio di quest’anno. Un’altro progetto che ci sta a cuore ma che sembra irrealizzabile per i soliti problemi burocratici, è la realizzazione di un “Cantagiro Arberesh”, una specie di festival canoro a più tappe nei maggiori centri albanofoni. Il problema principale, sembra essere la carenza di contributi economici. Abbiamo quindi organizzato un circolo culturale denominato “MUZIKERE” nel nostro paese, in modo da chiedere autonomamente i contributi necessari alla realizzazione di un evento culturale, secondo noi, grandioso!Avete in programma collaborazioni con cantanti/gruppi arbëresh o italiani?
Collaboriamo da anni con diversi artisti arberesh a cui scriviamo testi e musiche. Tra questi Claudio La Regina, Maria Antonietta Marcovicchio ,Emiliana Oriolo, tanto per citarne qualcuno. Con il gruppo “”Shkendija”” Di San Benedetto Ullano (Cs) abbiamo partecipato alle celebrazioni del matrimonio di Anna Oxa con Behgjet Pacollia a Lugano nel 1999. Altre collaborazioni riguardano alcuni gruppi teatrali i quali, rappresentando opere inerenti il mondo arbereshe ci richiedono il supporto musicale e/o le colonne sonore.
Per quanto concerne artisti italiani, solo negli ultimi anni abbiamo considerato il fatto di comporre brani in lingua italiana, tra queste, alcune canzoni sono state inserite nell’ultimo CD di Claudio “ Tra di noi” come “ Quando tocchi in bambino”, “I ricordi di ieri” etc.. (Scaricabili su Itunes). Con lo stesso Claudio e tramite la casa discografica “ Suoneria mediterranea” abbiamo partecipato con la canzone “ Quando tocchi un bambino” alle selezioni finali di Sanremo 2010. Altre collaborazioni riguardano artisti italiani emergenti a cui scriviamo le canzoni per la partecipazione a festival di rilievo come a “ Musicultura” di Recanati etc.
Qual’è il messaggio in particolare che desiderate trasmettere tramite la vostra musica?
Nei nostri testi affrontiamo tematiche importanti e di altro rilievo sociale, la guerra, la violenza sulle donne e sui bambini, i drammi della nostra società! Noi ci siamo prefissati lo scopo di trasmettere ai giovani in particolare, l’amore per la propria cultura e per le proprie origini che rappresentano la più grande ricchezza degli uomini, e della musica come mezzo universale di pace fra i popoli!Nel 1994 avete partecipato al festival della canzone a Tirana. Quali erano gli emozioni e che cosa vi è rimasto da quella esperienza?
Nel 1994 siamo a Tirana al “Festival i kenges” con “Nje serenat per tij” è stata una bellissima esperienza che ci lascia sempre quel pò di nostalgia ogni volta che torniamo con la mente a quei giorni! L’emozione è la stessa che si prova quando ti allontani dalla persona amata, quando sai che non puoi averla sempre con te! Pensate a un ritorno in Albania?
Nel 2009 al 48° festival i kenges abbiamo partecipato come autori del testo e della musica ( La canzone era Ave Maria interpretata da Claudio la Regina).
Abbiamo avuto anche la possibilità di tornare a Tirana a duettare con Claudio in seconda serata, purtroppo per motivi di lavoro non è stato possibile e l’unico disponibile è stato Francesco che ha partecipato al duetto. Anche quest’anno, abbiamo partecipato al 50° festival i kenges, sempre come autori del testo e della musica con la canzone “Kur te pasha” sempre interpretato da Claudio.
Speriamo di ritornare in Albania sia come gruppo canoro che come turisti, L’albania è un paese da scoprire, Tirana una città ricca di fascino, gli albanesi un popolo gentile!La canzone “Nje serenate per tij” e stato un successo non solo in Italia ma anche in Albania. Come vi sentite quando le vostre canzoni diventano famosi in tutti i territori albanofoni?
Ma lo sai che questa cosa del successo di “Nje serenat per tij” in Albania L’abbiamo scoperto solo da poco tempo? Abbiamo scoperto anche che la stessa canzone è stata riproposta da altri cantanti albanesi come Endri dhe Stefi Prifti, tutto grazie a Internet e facebook! Sentire che le nostre canzoni suscitano l’interesse del pubblico ci rende orgogliosi e ci gratifica spingendoci a fare sempre meglio!L’album “Me detin jone tek zemra” perché è intitolato cosi? Vedete il mare come un legame della storia nel immigrazione dei arberesh?
Il mar Jonio è stata la culla di molte civiltà passate ed è il mezzo di comunicazione fra noi e le nostre radici. E’ come se fosse una strada, attraverso la quale è possibile andare alla ricerca delle nostre origini e quindi verso
la conoscenza. Conoscere il passato è capire il presente, capire il presente è conoscere anche se stessi; non è forse questo uno dei uno degli scopi principali dell’umanità?Avete partecipato in tanti concorsi e festival. Attualmente vi state preparando per qualcosa?
Abbiamo avuto la proposta per realizzare un cd con canzoni tradizionali della nostra zona totalmente rielaborate dal nostro gruppo, inoltre abbiamo in progetto un musical con dialoghi misti in italiano/arberesh e canzoni prevalentemente in lingua arberesh.
Qual è l’elemento che vi differenzia dalle altre band arberesh?
In primo luogo il genere musicale: la maggior parte delle band tende a seguire la linea tradizionalistica tendenzialmente etno/folk, noi siamo più per il genere pop con l’uso della tecnologia musicale moderna ma senza disdegnare la melodia tipica dei canti arberesh in genere. Se è vero che lo scopo è quello della conservazione della lingua, crediamo che l’importante non sia il genere musicale che deve essere per forza legato ai canoni della musica arberesh, ma l’espressione linguistica; solo in questo modo si riesce a creare un vocabolario di termini capace di entrare nella mente e nel cuore delle persone!Che messaggio volete mandare al pubblico albanese che vi sente?
Noi arberesh siamo come una porta aperta nel passato degli albanesi! Attraverso i nostri usi, i costumi, le tradizioni, la lingua, possono proiettarsi indietro nel tempo fino a 500 anni addietro. Da noi gli albanesi possono attingere nozioni storiche e linguistiche di grande valore culturale! E’ questo i il nostro messaggio agli amici d’Albania! Il gruppo è nato nel 1982 e nel corso degli anni si è costantemente rinnovato ed arricchito di nuovi elementi. Qual’è la forza che vi tiene uniti?
Amiamo la musica e tutto ciò che essa genera. Non è solo l’esibirsi in pubblico e ricevere applausi o gratificazioni da parte della gente, è la passione (malli) che ci accomuna e che ci spinge a condividere le nostre esperienze con altre persone. Gli artisti che entrano nella nostra cerchia di influenza musicale si ritrovano immersi in un mondo antico che nonostante il suo essere antico, riesce a dare emozioni nuove!