La ricerca dallo stesso titolo condotta dal Dossier Caritas/Migrantes e Redattore Sociale, dimostra che la tesi “più immigrazione uguale più criminalità” è infondata e il tasso di criminalità tra italiani e stranieri regolarmente presenti in Italia è sostanzialmente uguale.
Con l’aumento degli immigrati residenti aumenta in maniera proporzionale anche la criminalità? Gli immigrati residenti hanno un tasso di criminalità superiore a quello degli italiani? È vero che gli irregolari hanno un tasso di criminalità abnorme?
Sono i tre quesiti alla base della ricerca “La criminalità degli immigrati: dati, interpretazioni e pregiudizi”, promossa dall’équipe del Dossier Caritas/Migrantes e dell’agenzia Redattore Sociale. Presentata ad ottobre del 2009, rimane un materiale molto utile per una “didattica della non paura” perché insegna come l’interpretazione corretta delle statistiche sconfessa la rappresentazione distorta di un fenomeno sociale, in questo quello dell’immigrazione.
L’unico modo per poter condurre un’analisi differenziale del tasso di criminalità tra italiani e stranieri, come precisato nella ricerca, è prendere in considerazione i dati per le denunce di reati contro autori noti. In questo caso, le ultime statistiche giudiziarie curate dall’ISTAT si fermano all’anno 2005, e nella ricerca vengono esaminati i dati relativi al quinquennio 2001 – 2005.
Intanto, si apprende che le denunce contro autori noti costituiscono poco meno di un quarto del totale. Ad esempio nel 2005 sono state 550.590 su un totale di 2.579.124 denunce. Ciò significa che i tre quarti dei reati sono stati commessi da ignoti. Un dato che di per sé dimostra l’entità di paura e insicurezza che possono generare questi reati, spesso amplificata ancora di più dalla politica. Ma dimostra anche quanto sia stata distorta la presunzione di colpevolezza nei confronti dei cittadini migranti come autori di reati grazie a locuzioni quali “presumibilmente” e “forse” associate alle loro nazionalità.
Ancora oggi, purtroppo, i mezzi di informazione ricorrono nella cronaca nera alle definizioni “presumibilmente albanese”, “forse romeno” o “dall’accento slavo”, per non lasciare orfano nessun reato. Alla fine, fanno più paura gli ignoti dei “soliti albanesi”.
Nelle denunce complessive contro autori noti italiani e stranieri tra il 2001 e il 2005, l’incidenza degli stranieri sul totale è aumentata del 6.4%, passando dal 17% al 23.8%. Dall’altra parte, comparando questo aumento con quello della popolazione immigrata in Italia, l’equazione “più immigrazione uguale più criminalità” non regge. Di fronte ad un aumento del 45,9% delle denunce, la popolazione residente è aumentata del 100% (da 1.334.889 a 2.670.514), dato quest’ultimo che non include i cittadini regolari ma non ancora residenti (diverse centinaia di migliaia) e quelli senza documenti (all’epoca stimati a 1 milione).
Stima del tasso di criminalità: italiani e stranieri
“Le statistiche disponibili sugli immigrati regolari, accortamente correlate, portano a superare l’idea di un più elevato tasso di criminalità rispetto agli italiani, smontando cosi il pregiudizio che li accredita come delinquenti”. È una delle conclusioni della ricerca e alla base della metodologia utilizzata dall’équipe degli studiosi per la stima del tasso di criminalità tra italiani e stranieri. Dei dati comparati tra italiani, stranieri regolarmente presenti in Italia e stranieri residenti, riportiamo una sintesi dei primi due.
Da una prima comparazione basata sul totale dei cittadini stranieri denunciati con permesso di soggiorno, il tasso di criminalità per il 2005 risulta essere dello 0,75% per gli italiani e del 1.21% per gli stranieri regolarmente presenti. In altre parole, un denunciato ogni 133 italiani e uno ogni 81 stranieri.
Invece, la comparazione dei dati basata sulla ripartizione delle persone denunciate per classi di età, ci offre un panorama diverso: il tasso di criminalità degli stranieri è più alto rispetto a quello degli italiani dello 0,39% per la fascia di età 18 – 44 anni, ma è più basso dello 0,21% per quella 45 – 64 anni.
Invece gli over 65enni hanno lo stesso tasso di criminalità. In particolare, per la fascia di età 18 – 44 anni, è del 1,50% per gli italiani e del 1,89% per gli stranieri. Per quella 45 – 64 anni, è dello 0,65% per gli italiani e dello 0,44% per gli stranieri. Per gli over 65enni, è dello 0,12% sia per gli italiani che per gli stranieri.
Va precisato che i tassi di criminalità superiori sia per gli italiani e stranieri nelle rispettive classi di età, sono dovute anche ad una maggiore incidenza sulla popolazione di queste classi di età. In altre parole, gli stranieri tra i 18 e i 44 anni compongono il 60,9% della popolazione straniera, invece gli italiani della stessa fascia d’età solo il 36,7% della popolazione autoctona. Invece per la classe di età 45 – 64 anni, gli italiani compongono il 25,8% della popolazione autoctona e gli stranieri il 15%.
E quindi, mantenendo fermo il tasso di criminalità effettivamente registrato e ipotizzando una ripartizione per classi di età a quella degli stranieri, il tasso di criminalità degli italiani sarebbe dell’ 1,02%, molto vicino all’1,24 registrato per gli stranieri regolarmente presenti in Italia. Cioè un denunciato ogni 90 italiani e uno ogni 81 stranieri.
Ma tenendo conto anche della diversa condizione giuridica degli stranieri rispetto agli italiani: il 16,9% delle denunce contro stranieri sono collegabili direttamente o indirettamente alla normativa sull’immigrazione, il tasso di criminalità tra italiani e stranieri diventa sostanzialmente pari: dell’1,02% per gli italiani e dell’1,03% per gli stranieri regolarmente presenti.
“Addirittura, se si dovesse tenere conto delle più sfavorevoli condizioni socio-economiche e familiari degli immigrati, come più volte sottolineato dagli studiosi del settore, la bilancia finirebbe per pendere dalla loro parte”.
Analisi della criminalità straniera
Un altro passaggio della ricerca di cui riportiamo una sintesi riguarda la lettura della criminalità degli stranieri in Italia. 8 i punti condivisi dall’équipe degli studiosi. Sull’andamento della criminalità influisce la popolazione giovane più propensa a commettere reati: in diminuzione tra gli italiani e in aumento tra gli immigrati. Quest’ultimi hanno più probabilità di essere denunciati, arrestati e incarcerati per via della “loro posizione di precari nell’ordinamento giuridico italiano”.
Gli immigrati sono anche “i naturali protagonisti” dei reati legati alla normativa sull’immigrazione o “strumentali per garantire la loro permanenza in Italia”, ed escludendo questa tipologia di reati “il carico penale nei loro confronti si ridurrebbe di almeno un quarto”.
Altri reati, come nel caso dei vuccumprà, “sono finalizzati a raggiungere un utile economico in difficili condizioni di sopravvivenza”. Inoltre, sono anche soggetti a rischio: in un caso ogni sei sono vittime dei reati violenti contro la persona.
La maggior parte delle denunce contro gli stranieri riguarda i reati comuni o della microcriminalità, in cui è il singolo immigrato a essere coinvolto. Tuttavia, gli stranieri sono sempre più attivi nella criminalità organizzata, nella quale reclutano molto spesso la manovalanza tra gli immigrati irregolari. E sono proprio a carico degli irregolari il 71,1% delle denunce contro i cittadini stranieri nel 2005.
Ma per l’équipe della ricerca “è comunque infondata l’equiparazione degli immigrati irregolari ai delinquenti”. Sono le precarie condizioni giuridiche e socio-economiche che espongono gli irregolari al mercato del lavoro nero, agli espedienti non consentiti dalla legge e allo sfruttamento da parte delle organizzazioni malavitose. E con l’introduzione del reato di clandestinità dal pacchetto sicurezza nel 2009, anche il fatto di non essere in regola ha assunto rilevanza penale. Quindi, piuttosto che arrivare a conclusioni affrettate a scapito degli irregolari, bisogna “riflettere sulla difficoltà delle vie dell’immigrazione regolare”.
La ricerca “La criminalità degli immigrati: dati, interpretazioni e pregiudizi”, promossa dall’équipe del Dossier Caritas/Migrantes e dell’agenzia Redattore Sociale, è stata pubblicata nella “Guida 2010 per l’informazione sociale” edita da Redattore Sociale. Una versione sintetica compare nel Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes 2009.