A vent’anni dal loro ritrovamento presso la Biblioteca del Museo Correr di Venezia, gli “Statuti di Scutari” sono stati pubblicati in edizione facsimile con prefazione della studiosa veneziana Lucia Nadin.
Gli Statuti (testo legislativo della prima metà del 1300) sono un documento straordinario: essi aprono e illuminano una scenario di civiltà comunale, portando il lettore fin dentro a una città medievale, e ne fanno conoscere l’assetto urbano, le strutture artigianali con i relativi lessici, i ritmi quotidiani della vita politica e sociale, il sistema doganale legato ai suoi traffici tra entroterra e costa.
Essi sono un “monumento dell’Albania medioevale”.
Recuperati dopo quasi sette secoli dalla originaria stesura nella Biblioteca del Museo Correr di Venezia da Lucia Nadin, che ne dava notizia nel 1997 nella Conferenza Scientifica dell’Università Luigj Gurakuqi di Scutari dedicata alla illustre figura dell’albanologo Carlo Tagliavini, gli Statuti di Scutari vedono ora la luce in una accurata edizione critica, introdotti da una serie di studi che ne mettono in rilievo i caratteri essenziali e la importante posizione nell’ambito delle vicende albanesi e adriatiche del secoli XIV e XV.
Stesi prima del 1346, quando Scutari era sotto il dominio del re di Rascia Stefan Dušan, gli statuti furono mantenuti in vigore anche dopo che la città era passata sotto il controllo di Venezia nel 1396 e fino alla conquista turca del 1479.
Qui un video del manoscritto originale.
https://www.facebook.com/museocorrer/videos/2164967703730291/
Gli Statuti di Scutari
Testo legislativo redatto nella prima metà del 1300 che accompagnò le vicende della città di Scutari fino alla sua caduta per mano dei turchi nel 1479.
Si tratta di un vero «monumento dell’Albania medievale» il cui valore si estende tuttavia anche alla storia della costa orientale dell’Adriatico e dei suoi rapporti con Venezia e con le maggiori potenze dell’area, nel quadro dei grandi equilibri internazionali.
Ha inoltre il pregio di essere il più antico testo legislativo prodotto sul territorio albanese giunto fino a noi; è una chiara e organica testimonianza di quell’Albania costiera, di centri urbani, così diversa dagli stereotipi che ancora oggi rischiano di appiattire tutta la realtà albanese nella logica del “paese delle aquile” e delle culture della montagna; ci tramanda il ricordo di uno straordinario incrocio di culture e di genti, di rapporti e di prevaricazioni; è la testimonianza di una stratificazione di vicende e civiltà passata attraverso un’esperienza plurisecolare.
Inserisce altresì la storia dell’Albania marittima nelle vicende europee della nascita e dello sviluppo delle realtà comunali, omologandola, pur nelle sue specificità, a quelle vicende stesse.
Numerosi capitoli del testo sono ancor oggi di sorprendente attualità, specie là dove essi parlano, ad esempio, di rispetto per lo straniero, di moralità necessaria nella gestione della cosa pubblica, di tutela del valore della Libertà.
Il manoscritto, conservato nella Biblioteca del Museo Correr di Venezia, venne ritrovato dalla studiosa Lucia Nadin nel 1995. La prima pubblicazione avvenne in Italia nel 2002 con contributi di storici e linguisti e traduzione del testo in lingua albanese; nel 2003 venne pubblicata in Albania una seconda edizione con traduzione in lingua albanese dei saggi introduttivi.
Biografia di Lucia Nadin
Veneziana, Lucia Nadin, di formazione umanistica, Phd in Italianistica, con docenza in vari ordini di scuole, con incarichi nelle Università di Venezia e Padova e in strutture venete di aggiornamento educativo, è stata su mandato del Ministero Affari Esteri Lettore di lingua e letteratura italiana nella Facoltà di Lingue Straniere dell’Università Statale di Tirana.
Negli stessi anni di attività in Albania ha svolto attività di collaborazione culturale presso l’Istituto Italiano di Cultura e l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata d’Italia in Tirana. Nell’ultimo ventennio di attività di studio e ricerca ha affiancato agli ambiti specifici di letteratura italiana e cultura veneta, tematiche di storia adriatica e, in particolare, di storia dei rapporti tra la Serenissima e l’Albania, tra Medio Evo ed Età Moderna, con esiti di sorprendenti ritrovamenti negli archivi veneti di numerose, inedite pagine di memoria storica per l’Albania: a partire dall’antico testo dei trecenteschi Statuti di Scutari, per giungere alla documentazione dei grandi flussi migratori del ‘400 e del ‘500 nonché delle opere di editori, scrittori, artisti di origine albanese nelle terre della Repubblica di Venezia, fino al recupero di una tragedia su Scanderbeg del ‘700 che era stata data per perduta.
A riconoscimento di tali esiti le è stata data dal Comune di Scutari la cittadinanza onoraria della città nel 2010 e dalla Presidenza della Repubblica Albanese l’onorificenza “Gjergj Kastrioti Skënderbeu” nel 2015.
Museo Correr
Il Museo Correr prende nome da Teodoro Correr (1750-1830), nobile di antica famiglia veneziana, attento e appassionato collezionista. Alla morte, nel 1830, egli donò alla città la sua raccolta d’arte, assieme al Palazzo a San Zan Degolà in cui era custodita e a ulteriori risorse destinate a conservare e incrementare la collezione che da lui prende il nome e che costituisce il nucleo fondante del patrimonio dei Musei Civici di Venezia.
La raccolta ha sede dal 1922 in Piazza San Marco, negli spazi dell’Ala Napoleonica e di parte delle Procuratie Nuove.