Il Tribunale di Torino, sezione lavoro due settimane fa ha accolto il ricorso di una cittadina albanese volto a far accettare il comportamento discriminatorio dell’Inps nel rifiutare di riconoscere alla stessa il bonus bebé per il solo fatto di non essere titolare di permesso di soggiorno per lungo periodo.
Il ricorso è stato presentato dagli avvocati albanesi Arjol Kondi ed Esmeralda Elmazi.
Con tale ordinanza il giudice di Torino, richiamando integralmente una precedente sentenza della Corte di Appello di Torino del 2017, ha accertato che l’assegno di cui all’art. 1, co. 125, l. 190/2015 (c.d. bonus bebè) rientra tra le “prestazioni familiari” dall’art. 3, co. 1, reg. UE n. 883/2004 visto che l’art. 12, lett. e), dir. n. 2011/UE/98 impone lo stesso trattamento di sicurezza sociale sia ai cittadini comunitari anche agli stranieri extra UE titolari di permesso di soggiorno a fini lavorativi.
Non è il primo caso di questo tipo
Già lo scorso anno, il tribunale di Fermo aveva stabilito che non vi sono discriminazioni per quanto riguarda il bonus bebè creando un importante precedente.
Il caso era molto simile a quello di Torino: infatti, ad una giovane coppia albanese era stata negata il supporto dell’assegno di natalità da parte dell’Inps poiché nessuno dei due era in possesso di un permesso di soggiorno per lungo periodo.
Anche allora il ricorso era stato presentato dall’avvocato Arjol Kondi, il quale si era espresso così spiegando la questione riguardante il suo assistito:
“Si è affermato un importante principio che pure la Corte europea ha più volte sancito. In sostanza, non si può discriminare una famiglia che ha tutti i requisiti per accedere al bonus bebè, soprattutto nel caso in questione.
Il mio cliente ha un permesso di soggiorno per lavoro, è nel settore edile ma guadagna appena il necessario per pagare l’affitto e il mantenimento della moglie e oggi del figlio piccolo. Non è in grado, e lo abbiamo dimostrato, di affrontare la spesa per richiedere il permesso di soggiorno che è pari a 300 euro circa, per cui è rimasto sempre con il suo documento.
Non si capisce dunque perché dovrebbe essere due volte penalizzato, la prima perché non ha i soldi necessari a fare i documenti, la seconda nell’assegnazione del supporto alla natalità, pur avendo un reddito Isee molto basso.”