Il 27 Gennaio scorre tra revisionisti, vittime che fanno ancora rabbrividire se siete ancora umani, parate politiche, ipocriti che non conta di cosa si parla basta che si parla nella tivu nazionale, interviste da rigido palinsesto televisivo, (ok, avete sofferto ma noi dobbiamo stare dentro i 30 secondi).
La giornata della memoria, quel momento di silenzio offre un momento per ricordare. Ma avrei sperato, anche per criticare. Non se ne parla. Tra chi ha perso una buona occasione per stare zitto ( vedi chiesa cattolica e satelliti ) e chi ha finalmente un occasione per parlare dopo essere stato zitto per troppo tempo, pochi ricordano davvero di cosa stiamo parlando, e pochi riescono a trovare il nesso.
Tra una barzelletta di alto governo e gente dalla memoria wikipediana, il 28 è un giorno nuovo. La nostra parte l’abbiamo già fatto, adesso lasciateci in pace.
Colpisce, più delle parole, il silenzio di certe parti politici, di certi schieramenti religiosi, di certi chi-che-siano che non sono lontano da noi. Spesso sono quelli che abbiamo delegato, e se davvero ci rappresentassero ci sarebbe da avere paura. Ma il rischio, molto cinicamente, non corre.
La prossima volta non cominceranno con noi, dice il saggio ebreo. Troppo rumore, troppi problemi. Ma finiranno con noi.
Se la giornata della memoria ha una funzione, per quello che mi riguarda, è quella di raccogliere gli altri 364 giorni della memoria. Non è un giorno in cui lavarsi le mani, come vedo fare tanti in fila. Oltre alla memoria mi sarebbe piaciuto che fosse anche un giorno di riflessione.
Si potrebbe riflettere, per esempio, sul perché in una giornata come questa la parola rom ricorre pochissimo. Eppure è l’altra non-nazione sterminata con la stessa determinazione dalle belve. Così come gli omosessuali, gli comunisti, musulmani, i Testimoni di Geova, i Pentecostali. Hanno sofferto gli stessi identici crimini, sono gli stessi identici morti.
Nel preambolo della legge non c’è ne traccia. Infatti, La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.Il rumore di quelli che mancano è assordante, inconcepibile. Non tanto nella legge, se sappiamo come funziona il parlamento, quando nelle pronunce del così detto mondo civile.
La prossima volta non cominceranno con noi, con gli altri. Gli altri sono i rom, i comunisti, gli omosessuali, extracomunitari, islamici. Perché se la crescita dell’antisemitismo è come minimo allarmante, allora i dati contro i rom e gli extracomunitari sono da apocalisse.
Eppure la giornata della memoria deve fare anche da diga al ripetersi della stessa tragedia in altri paesi, altri tempi e contro altre etnie. La storia si potrebbe anche ripetere, ma mai nelle stesse modalità, questo lo sappiamo. Non si può ricordare senza capire che il nesso tra la giornata della memoria è la protesta di Massa è evidente, massacrante e non ammette ambiguità.
I tedeschi hanno sostenuto più volte di non aver saputo se non dopo, di non aver capito, di non aver visto. Ma noi sappiamo, capiamo e possiamo vedere.
Se vogliamo davvero ricordare degnamente, dobbiamo pagare dazio e riflettere.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato il 27 gennaio 2009. Ultimo aggiornamento 27 gennaio 2017.