Il programma Rai “Di là del fiume e tra gli alberi” ha dedicato una puntata a Bari e Durazzo, le due città simbolo della grande emigrazione albanese verso l’Italia avvenuta agli inizi degli anni ’90.
Nell’estate del ’91, ventimila albanesi in fuga da Durazzo verso la libertà approdarono nel porto di Bari, cambiando per sempre la storia delle due città. Da allora, mentre Bari ha trasformato la sua immagine da città di passaggio a perla architettonica, Durazzo è ancora alla ricerca di un ruolo nell’Albania che verrà.
Il servizio
Per circa 50 anni la storia ha tagliato quel filo che da millenni univa Bari e Durazzo. Qui l’Adriatico è poco più largo di un lago ma, negli anni in cui la dittatura albanese aveva chiuso il paese delle Aquile in un isolamento fuori dal tempo, è stato impossibile attraversarlo fino all’otto agosto del 1991 quando per la prima volta dopo anni una nave con a bordo 20.000 persone arrivò all’improvviso nel porto di Bari cambiando per sempre la storia delle due città.
La nave Vlora arrivò a Bari alle sette di mattina dell’otto agosto, quando il cargo si presentò all’imboccatura del porto da Roma arrivò l’ordine di impedire l’attracco. Le persone a bordo iniziarono a tuffarsi per raggiungere a nuoto la banchina. Alla fine, dopo ore drammatiche, la nave toccò il suolo italiano.
Era la prima volta dopo anni che una nave tornava a collegare Bari e Durazzo, ma era anche la prima volta che l’Italia doveva affrontare qualcosa del genere. Nessuno era pronto per quello che stava per succedere. Dall’altro arrivò l’ordine di rimandarli tutti indietro senza specificare però come e quando.
Nell’estate del 1991 il sindaco di Bari è Enrico Dalfino. Dalfino decise che queste persone non potevano rimanere bloccate lì, sotto il sole, senza acqua e viveri. Li fece trasferire nel vecchio stadio con gli autobus della città. Le parole con cui definì quell’evento, oggi sono diventate un monumento grazie all’artista Jasmine Pignatelli.