Si sa che gli albanesi sono ospitali, ma non è un vanto, è una consuetudine radicata sin dai tempi dei tempi. “Shpija asht e Zotit e e mikut” (La casa è aperta a Dio e all’ospite). Siate benvenuti in questa casa: durante la vostra permanenza io cercherò di essere come Nausicaa, sperando che voi non siate Antinoo…
Cos’è un ricordo? Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?(Isabel Allende)
“Chi avrà vissuto in quella Casa?”. Quando è stata costruita, come viveva la gente in passato? Ognuno di noi, ogni giorno, viaggia con la propria mente nel passato. Sembra che i ricordi del passato facciano parte del presente che in continuazione diventa passato…
Sia un portone o una porticina, l’entrata/uscita simbolicamente rappresenta la separazione o la comunicazione tra l’esterno e l’interno o viceversa, e anche come passaggio tra il familiare e l’estraneo…
1 Il portone
Il portone è costruito intorno al 1640-1700 principalmente con legno di castagno, molto duraturo e inalterabile. Le dimensioni sono tali da permettere l’entrata di cavalli e carri. La struttura è rinforzata con travi di quercia e ferro battuto: “I portoni sono fortificati poiché devono far fronte a eventuali assedi di briganti e, quindi, bisogna essere pronti alla difesa”. Una volta le porte erano anche di ferro; pesanti e robuste. Il tetto del portone è retto sempre da travi di castagno, le traverse sono di ginepro, negli anni passati questo legno serviva per la costruzione delle botti perché resistente alle muffe e al marciume. Il tetto è coperto con coppi.
Il coppo è l’elemento più tradizionale di Scutari nei sistemi di copertura, la sua forma di tronco conica consente un’ampia tolleranza di sovrapposizione e lo rende un elemento versatile, adatto a ogni tipo di falda.
Davanti al portone lateralmente c’erano due grosse pietre tagliate in forma di gradini, che si chiamavano guri i kalit (pietra di cavallo) per montare facilmente a cavallo. E per ogni lato c’era un anello di ferro, conficcato nel muro di pietra, per legare i cavalli.
Le mura di cinta della Casa (avulli in scutarino), come la maggior parte delle case scutarine, sono costruite con pietre ricavate dal greto del fiume Kir. Inizialmente erano alte fino a 3-4 m.
La pavimentazione all’entrata, il kalldram (ciottolato) è un tipo di pavimentazione per esterni eseguita con sassi arrotondati, noti anche come ciottoli. Il materiale è prelevato dall’alveo del fiume Kir. Il kalldram si posa sopra un sottofondo di sabbia, terriccio o ghiaia sul terreno livellato, o sopra uno strato di pietrisco dalla funzione drenante.
Questo tipo di pavimentazione ha il pregio di “lasciar respirare il terreno” grazie agli spazi tra un ciottolo e l’altro; inoltre si può adattare molto facilmente all’irregolarità del terreno ed è molto resistente. Non garantisce però l’uniformità del terreno e, se bagnato o levigato per usura, diventa abbastanza scivoloso.
Il portone, uscita
“Il passaggio, la porta, è anche elemento d’identificazione della vita, dal primo ingresso nella casa, con la nascita, fino all’uscita con la morte. Un passaggio durante la vita da una tappa all’altra….”
2 Il giardino
La Casa, costruita al centro della città di Scutari, è circondata da un giardino con un orto e molti alberi da frutto (oggi lo scenario è diverso). La parte all’entrata è abbellita da alberi come il lauro, la radica, la magnolia, il nespolo, il glicine e piante decorative: mimose, oleandro, caprifoglio, gelsomino, gigli ecc. Gli scutarini amano molto le rose e le piante da vaso (geranio, garofano, bocca di leone, begonia, dalia, margherita). Un’altra parte del giardino è coltivata con alberi da frutto: ciliegio, susino, pesco, pero, cotogno, mandarino, limone, arancio, melograno e sicuramente non può mancare a ogni casa scutarina una pergola di viti (per fare ombra, fresco, e, normalmente produceva uva da tavola, in quanto il vino veniva prodotto dai vigneti di Bardhej, proprietà della famiglia) e almeno un fico, dalla tradizione antichissima.
Oltre agli animali domestici, nel giardino viveva un Bolla, che è considerato un’entità protettrice della Casa (Culto del serpente), tutte le famiglie autoctone albanesi hanno avuto sempre uno in casa. Il Bolla è ancora venerato, come protettore della casa albanese (scutarina autoctona).
Sicuramente c’è anche un orto domestico (si coltivano pomodori, cipolle, fagiolini, lattughe ecc.), inizialmente per le necessità domestiche ma in seguito come passatempo.
“I giardini di Scutari sono rinomati. Il terreno è ottimo per la coltivazione degli alberi da frutta e degli erbaggi; anche gli aranci e i limoni vengono bene in piena terra”, scriveva A. Baldacci nel 1913 nella rivista «Italia».
3 La Casa
Subito dopo il portone a destra si trovava kulla e sanës (il fienile) e a sinistra una jerevi (dépandance). Ogni casa scutarina è dotata di un pozzo e accanto al pozzo un lug (abbeveratoio), un lavatoio e una lastra di pietra che veniva impiegata per battere i panni bagnati con la pirajkë (battipanni) per facilitare l’eliminazione dello sporco dai tessuti. Come “detersivo” veniva usata la finjë (liscìva: una soluzione di acqua e cenere. Migliore era il legno, migliore era la cenere per la finjë).
La Casa si sviluppa in orizzontale ed è composta di due piani (incluso il pian terreno), uno spazio all’entrata, al pian terreno aperto su due lati (porticato), chiamato hajat: dal hajat si può accedere all’aher, un altro spazio che originariamente serviva da scuderia e poi come deposito di legname e magazzino. Anche la porta dell’aher è robusta e rinforzata antisfondamento, contro eventuali attacchi da parte di briganti che normalmente arrivavano dalle montagne. Nei muri della parte più antica della casa si trovano ancora oggi delle feritoie per tirare all’esterno senza rischiare di essere colpiti, in caso di assedio.
Il rosso era il colore principale con il quale era dipinta la casa.
Il hajat in estate si adoperava per stare all’fresco o per organizzare banchetti.
Sopra il hajat, c’è il çardak (loggiato o veranda: una terrazza coperta) pure questo aperto su due lati, da cui si può accedere agli altri ambienti che vi si affacciano, un altro çardak, che serviva come salotto. Il çardak era uno spazio dove molti scutarini allevavano usignoli, un uccello apprezzato per il suo piacevole canto; pero molto difficile da allevare, e bisognava essere esperti a farlo riprodurre in cattività. Fu perciò sostituito da cardellini, verdoni e canarini.
Sono disposte ai lati del çardak le stanze da letto e alcuni ambienti laterali, un locale adibito a studio/biblioteca, posto in fondo al secondo çardak, una stanza per gli ospiti e la stanza principale, la sala da pranzo, oda e zjermit, (stanza del focolare) dipinta in rosso con un grande camino e un grande tavolo dove potevano mangiare liberamente circa 20 persone. Accanto alla oda e zjermit si trova il qeler, stanza di servizio, con un grande lavatoio e ovviamente i bagni alafranga (alla franca, dell’anno 1900), un bagno comune accanto al secondo çardak e altri due bagni per le due stanze padronali.
La vita quotidiana si svolgeva nel çardak, e d’estate nel hajat (in tempi moderni, il hajat d’inverno si riempiva con i vasi dei fiori, limoni ecc., per ripararli dal freddo) ma d’inverno tutti si riunivano nella oda e zjermit. Sotto il tetto, si trovava uno spazio abbastanza capiente trapazan (mansarda) per stendere i panni e proprio al centro, sopra il tetto, si ergeva una stanza tuttora esistente, un piccolo studio dal quale si poteva ammirare tutta la città fino al Lago di Scutari (oggi, ciò non è più possibile per via delle grandi costruzioni che circondano la casa). Tutte le finestre delle stanze si affacciano direttamente sul giardino. Le stanze della casa hanno ancora un pavimento in assi di legno grezzo. Le pareti divisorie e quelle della stanza sul tetto sono costruite in çatma: in un telaio di legno si fissano listelli sopra i quali vengono fissate stuoie di canna, quindi si riveste la parete con paglia mescolata ad argilla e poi viene intonacata di calce, producendo l’effetto di pannelli bianchi. Le cornici di legno a vista sono visibili solo attorno alle porte e agli armadi a muro. Le mura portanti sono costruite con ciottoli di fiume: partendo dalla base con uno spessore anche di 1,5 m, praticamente si ergono due muri che si rastremano in sommità con un’intercapedine riempita di ciottoli e malta (anche pietrisco e materiale di scarto) per arrivare poi a 40 cm circa nel sottotetto. La struttura è rinforzata tramite travi di quercia e castagno. C’è ancora un bagno alaturka (alla turca) all’esterno della casa, nella parte posteriore, per qualsiasi eventualità.
Essendo abitata da una famiglia di mercanti, la casa e il giardino sono stati modificati seguendo le esigenze degli abitanti. Verso il 1900, il rifacimento dei bagni fu una delle priorità della famiglia: trasformazione dei bagni da alaturka in alafranga, con uso di tazze dotate di sifoni e sciacquoni con catenella. Questo fu possibile in concomitanza alla costruzione della fabbrica di ghiaccio, poiché tramite una pompa che riforniva la fabbrica con l’acqua del pozzo, si riempiva anche un serbatoio posto sul tetto che forniva la casa di acqua. Allora, in città non esisteva ancora un acquedotto.
4 Prima costruzione
La vita della Casa comincia intorno all’anno 1640-1700, con la costruzione
Verso il 1700 la famiglia Luka, possedeva molte proprietà a Scutari (tra le altre una casa a Sarreq dove, nel dopo ‘900 vissero per molti anni il musicista Karlo Pali e P. Ferdinand Pali latinista stimato allora (cugini di primo grado della fam. Luka). Dalla costruzione la Casa arriva fino ai giorni nostri per via successoria.
La Casa resistette ai terremoti del 1837, 1855 ma con il disastroso terremoto del 1905, subì gravi danni e di conseguenza venne restaurata.
La struttura viene modificata nelle parti esterne. Rifacimento della facciata con chiusura del çardak e del hajat e la costruzione di una scala esterna in cemento, che agli inizi del 1900 andava di moda.
5 La fabbrica di ghiaccio
Negli anni 1920-25 Lin LUKA, grossista di bevande alcoliche (liquori, vino e birra), titolare insieme ai due fratelli Gjon e Nush della Firma Lin Vll. Luka, trasforma il vecchio fienile in una fabbrica di ghiaccio. Lin Vll. Luka è il principale partner commerciale del Gruppo Campari e Fratelli Branca per l’Albania.
Inizialmente viene costruita una akullishte (ghiacciaia) in muratura, una stanza profonda sotterranea dove conservare la neve che portavano i montanari dalle vicine montagne.
A Scutari, via via che la città si espande, aumenta la richiesta di ghiaccio: il rifornimento di neve proveniente dalle zone montane non riesce a fare fronte al crescente fabbisogno di ghiaccio.
La fabbrica è messa in funzione da un motore diesel e successivamente tramite uno elettrico.
Nel 1915-1918, prima il hajat della Casa e l’aher si trasformano in magazzini di bevande alcoliche, soprattutto per il rifornimento dell’esercito austroungarico. Il magazzino è fornito allora in buona parte di Kümmel (un liquore aromatizzato con semi di cumino e finocchio, dolce e incolore). Molto ghiaccio era consumato per i due bar, uno al Pazari i vjetër (Antico bazar) e un altro a Lezha, dove, allora si consumava molto Mastika, e Ouzo (simile al raki turco da non confondere con l’omonima acquavite bianca greca e albanese che, invece, sono distillati puri di mosto e vinaccia) che vengono servite con molta acqua e ghiaccio.
6 Il Dopolavoro
1925-39, durante il periodo fascista a Scutari, furono costruiti dei Dopolavoro, dove passavano il tempo gli operai e i soldati italiani che vivevano a Scutari in quel periodo.
La fabbrica di ghiaccio e il magazzino di bevande alcoliche forniscono anche questi centri Dopolavoro. Nel 1939, continuano i rifornimenti per l’esercito tedesco. Aumenta il consumo di rum, kümel (o doppel-kümel) e vov.
7 La confisca delle proprietà
1944-45, dopo la Seconda guerra mondiale per la famiglia Luka comincia il calvario. Il governo emana una legge che impone l’imposta straordinaria sui profitti di guerra… Ma quali delle guerre: la prima guerra balcanica, la seconda guerra balcanica, la Prima guerra mondiale o la Seconda?
Non potendo pagare le somme esorbitanti, alla ditta Lin Vll. Luka vengono confiscate tutte le proprietà, assieme all’ultima Casa dove abitano, comprata in tempo di pace, cioè prima delle guerre summenzionate. Una famiglia intera è buttata in mezzo alla strada: Lin insieme alla moglie Adelajde e i 4 figli minori. Anche gli altri due fratelli Gjon e Nush Luka, subiscono lo stesso destino insieme a Shaqe, la loro madre, cieca.
Gran parte del giardino dietro Casa è usato per costruire il Cinema Repubblica (oggi Millenium). Invece un’altra parte è usata per costruire un condominio di residenza popolare lungo il Boulevard Stalin (oggi Bulevardi Skënderbeu).
La fabbrica di ghiaccio è venduta a pezzi dagli occupanti e la Casa si trasforma in Qendra e Zjarrfikësve (Vigili del fuoco di Scutari), l’altra parte della Casa è scelta come abitazione per un dirigente del partito. Ovviamente, con la confisca delle attività, negozi e magazzini, decine di operai rimangono senza lavoro. In un primo momento Lin e i fratelli Nush e Gjon sono arrestati come nemici del popolo e della classe operaia, come ricchi commercianti. Vengono rilasciati in seguito poiché non si erano “opposti” ai vari espropri.
8 La biblioteca
1967-1968, Rivoluzione Culturale Albanese (modello cinese). In questo periodo, sarebbe bastato possedere l’effigie di un santo per finire in carcere. Comunque, la maggior parte dei libri fu usata dai nuovi occupanti della casa per accendere il fuoco, come carta igienica, per pulire le pentole, ecc. Per paura di persecuzioni, una parte dei libri, che in qualche modo avevano a che fare con la religione, furono distrutti in seguito “volontariamente” dai proprietari. Si salvarono per caso solo alcuni libri che i famigliari sfrattati avevano portato via insieme ai pochi vestiti e oggetti personali. Tra i documenti salvati, vale la pena menzionare un manoscritto del compositore Franz Liszt: una partitura dal titolo “Fantasia”, e una lettera indirizzata a Madame Marie Pleyel, “presi in custodia” dall’Archivio di Stato e mai più restituiti ai legittimi proprietari.
9 Il Centro dei Vigili del fuoco
La Casa resiste per diversi anni a questa sua nuova destinazione. Ovviamente, siccome era un bene di Stato ed ex bene di “odiosi capitalisti” versò in uno stato di abbandono e degrado. Nel frattempo la famiglia ridotta a uno stato di povertà assoluta visse di espedienti e aiuti offerti di nascosto da alcuni cugini. Pregando ogni giorno di fare ritorno alla loro Casa, e solo quando il Comune decise l’abbandono della Casa poiché pericolante, i proprietari ritornarono alla loro Casa. Con una decisione straordinaria il Prefetto di Scutari restituì la proprietà ai legittimi proprietari. La Casa fu consegnata, ripulita di tutta la mobilia e le suppellettili. Ovviamente, la roba di valore, tappeti, arazzi, servizi ecc. erano stati portati via alla terza confisca.
Negli anni si susseguono altre modifiche rendendo l’ambiente più consono allo stile moderno di vita. Durante gli ultimi 50 anni la casa è stata conservata nel suo stile originario, cioè quello del 1900.
10 La collezione di contatori di energia elettrica
1975, Kol, uno dei figli di Lin, lavora come tecnico per l’impresa elettrica della città. Sfrutta uno spazio ricavato nella zona hajat per riparare alcune apparecchiature elettriche dismesse.
Si appassiona particolarmente di contatori di energia elettrica, realizzando una collezione assai rara di queste apparecchiature, forse l’unica nel suo genere in Albania. Ci sono tutti i tipi di contatori dal primo installato a Scutari dalla Società elettrica italiana S.E.S.A., a molti altri di marche diverse: italiani, russi, cinesi, cecoslovacchi e marche provenienti dalla DDR.
Kol allestì nel laboratorio dell’impresa statale un’esposizione. Il direttore dell’allora Impresa Elettrica, appena vide la collezione di contatori, la considerò come una manifestazione di “comportamento estraneo all’ideologia comunista” e decise di confiscare la collezione: ordinò di usare i contatori per l’utenza pubblica, vanificando anni di lavoro e distruggendo un pezzo di storia albanese.
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12 Piccola Italia (Little Italy)
1991-93, L’associazione Medici Italiani, la Caritas Diocesana di Firenze, l’Opera Madonnina del Grappa con Don Carlo Zaccaro, alcuni cittadini italiani come Giulio Paperini e Clara Benelli della Croce Rossa Italiana insieme a molte altre associazioni organizzano a Firenze una raccolta di aiuti umanitari e l’invio degli stessi a Scutari. A capo del coordinamento e alla distribuzione degli aiuti umanitari, assieme ad altri volontari, si trova Liza Luka. La casa diventa un centro di smistamento di aiuti e punto di contatto tra le autorità italiane e albanesi, tra benefattori e gente bisognosa. In questo periodo, vista la grande affluenza d’italiani, la casa viene chiamata Piccola Italia.
13 Missione in Albania, Suore del Sacro Costato.
1993-97. Nel 1991, subito dopo la caduta del regime comunista, alcune Missionarie del Sacro Costato, con a capo Sr. Vitalba Motolese, loro superiora provinciale, si recano dall’Italia a Durazzo in Albania. La Congregazione decide di inviare una comunità stabile a Scutari.
La prima comunità formata da suor Vitalba Motolese, suor Michelina Robertino, suor Miriam Nacucchi e suor Liliana Romano raggiunse Scutari a fine ottobre 1993 e fino al 1997 si stabilì in questa Casa.
Un anno più tardi nella città di Scutari, prese avvio la scuola dell’infanzia e primaria, dedicata al “Sacro Cuore di Gesù”.
14 ONG COOPI
1998, per 3-4 anni la Casa diventa sede di COOPI, Albania – Cooperazione Internazionale per la tutela ambientale e sostegno della pesca artigianale nel Lago di Scutari.
15 Eurologos-Shkodër
2002, la Casa diventa una filiale di Eurologos con sede principale a Bruxelles. Un’impresa di traduzioni, stampa e pubblicità multilingue con più di 40 sedi in tutto il mondo, tramite un sistema di franchising. Una di queste filiali è stata quella di Scutari. La filiale si collegava con le altre filiali e con la sede madre tramite un sistema ibrido internet via satellite Skynet, era forse la prima impresa di traduzioni con un sistema di quel tipo installato in Albania.
16 Ludwig-Pfeiffer Gruppe
Intorno al 2012-2015 la Casa è sede della direzione dell’impresa che si è occupata dell’impianto di depurazione delle acque a Shirokë e del ripristino e ricostruzione dei canali di scolo e la rete fognaria di Scutari.
17 Arka, Centro giovanile
Da circa tre anni la Casa è diventata la sede di Arka, un centro giovanile il cui scopo è:
Lavorare in collaborazione con la comunità, attraverso la fornitura di programmi educativi, di sostegno, ricreativi, culturali, sportivi e di benessere. Il Centro fornisce un ambiente sicuro, attento e di supporto per l’accesso inclusivo ai membri e ai giovani dell’ARKA a Scutari, promuovendo al tempo stesso la comprensione interculturale.
L’Arca come una nave, simbolo di salvezza
L’immagine si associa alla possibilità di rilascio dei “semi” della vita, che potrebbero essere salvati e rilanciati (i “semi” portatori delle varie forme di vita nel mondo). Tramite le cose visibili si può gettare lo sguardo su quelle invisibili.
L‘Arca simbolicamente si può considerare come il canestro in cui Mosè bambino fu salvato “navigando” sulle acque del Nilo.
L’arca di Noè aveva tre piani, simbolicamente i tre livelli del cosmo, perciò l’Arca può essere considerata anche come un modello del mondo.
Non sono molte le case antiche a Scutari, l’era “moderna” dell’urbanizzazione ha spazzato via quasi tutta la memoria della città, al loro posto ci sono grandi mostri di cemento che stanno fagocitando anche le ultime case antiche, che lottano ancora malamente contro il flusso del tempo. I giardini scutarini, ormai quasi tutti, sono stati trasformati in beton… L’era del bitume ha sostituito quella dei fiori e dell’erba…
Da Domus a Casa in stile ottomano, rimaneggiata alla fine del 1800, attualmente in uno stile misto di neoclassico e cemento a vista, la casa continua il suo viaggio come l’“Arka” originaria affrontando ogni giorno il maremoto scutarino…