Articolo di Maurizio Cantalini
Ti rimangono impresse come pellicola sugli occhi. Quando li chiudi, le immagini delle strade di Tirana tornano come un film in bianco e nero, con quella muta sonorità dei gesti e della gente che crea mercato sui malconci marciapiedi o sulle scale di negozi chiusi.
Le strade di Tirana sono affollate e rumorose, sono tristi e silenziose, sono il presente e il passato di una storia recente che si tramanda oralmente da “anziani trentenni” nello sfarzo non soltanto apparente dei bar del centro.
Studenti, “caciaroni” e irriverenti come in tutte le capitali del mondo, festeggiano i giorni e le notti come un eterno carnevale.
Colletti bianchi camminano veloci nella fretta di affari imminenti.
Vecchi trascinano i loro stanchi passi su ricordi che fumano via in ogni sigaretta rubata al tempo che corre.
Bambini di strada con madri e parenti “riciclano” il loro benessere nei maleodoranti cassonetti di quartiere con la fierezza sul volto e l’incuranza del gesto.
Si cerca e si respira un po’ d’Europa per le vie di Tirana.
Le strade di Tirana brulicano di vite parallele e mai uguali che si muovono su binari distinti e infinitamente distanti.
Le strade di Tirana sono un “Amarcord” di tempi lontani e un arcobaleno di sogni futuri.
Le strade di Tirana sono la vita, sono un attimo di passato perso nel momento presente che corre veloce verso l’immaginifico futuro di un essere e benessere europeo ed europeista.
Ma gli obiettivi utopistici di sviluppo armonioso, crescita sostenibile e rispetto ambientale, solidarietà sociale e miglioramento della qualità della vita sono stati svuotati di significato reale e sostituiti dalla mera ricerca di un solo risultato: realizzare, a qualsiasi costo, la crescita vertiginosa, all’insegna di un “girotondo caotico disorganizzato”.
E le strade di Tirana ne sono un esempio lampante.