Dal 19 al 21 novembre 2013 si è svolta a Napoli la IX Conferenza Mondiale della Cattedra di Bioetica dell’Unesco che ha coinvolto ben 800 relatori, 1300 partecipanti provenienti da 64 Paesi diversi del mondo, presentando in totale 640 lavori su vari argomenti riguardanti la bioetica, l’etica medica, il diritto sanitario e molte altre tematiche nel campo dell’antropologia, dell’etica professionale e del progresso scientifico.
L’evento è stato promosso ed organizzato dalla Cattedra di Bioetica dell’UNESCO attraverso la sua Unità Italiana rappresentata dalla European Centre for Bioethics and Quality of Life diretta dalla Prof.ssa Mirka Vasinova, e dal Comitato Etico dell’Università Federico II e l’Orientale di Napoli.
Hanno patrocinato l’evento la World Medical Association, World Medical Law Association e Zefat college (Israele).
Il tutto sotto la vigile sorveglianza dell’Unesco, che tramite il confronto di esperti riunitisi da tutto il mondo intende promuovere uno scambio di informazioni ed un confronto pluralistico su metodologie inter e pluridisciplinari che concilino i diritti basilari della persona con le pulsioni del progresso scientifico in continua evoluzione.
La bioetica del XXI secolo si trova davanti tante e sempre più complicate sfide e dinamiche che caratterizzano la società moderna. Temi delicati ed attuali che richiedono una viva partecipazione e un contributo da parte di tutti, laici e religiosi, al di là di ogni confine, fisico o culturale che sia.
La chiave di questa conciliazione tra progresso scientifico ed etica umana si traduce in tolleranza e soprattutto responsabilità. Responsabilità di fronte ad una società che compie passi da gigante per quanto riguarda l’innovazione tecnologica e le nuove scoperte in ambito scientifico, ma che si imbatte sempre e comunque nell’inevitabile interrogativo sulla sorte dell’umanità, sulla dignità e il rispetto dei valori umani, tra il concetto del “giusto” religioso e quello laico e le varie divergenze culturali.
Durante la conferenza, relatori e esperti di tutto il mondo hanno discusso e approfondito argomenti di interesse globale come le sperimentazioni cliniche, i rapporti tra il paziente e il personale sanitario, i diritti dei pazienti, l’eutanasia e la dignità della morte, le minacce derivanti da un’impropria attività scientifica e genetica, i nuovi traguardi e gli scenari che interesseranno il genere umano e la tutela delle future generazioni.
Tra i tanti Paesi partecipanti ha avuto voce anche la piccola Albania, degnamente rappresentata dalla Unità di Bioetica della Rete internazionale della Cattedra di Bioetica dell’UNESCO, composta da un gruppo di medici e professori che lavorano sia all’Università Medica di Tirana (UMT) che in altri paesi europei, che tramite i progetti scientifici proposti hanno cercato di presentare e al contempo affrontare insieme ai presenti le problematiche etiche legate alla società albanese, tuttora vittima delle inevitabili ripercussioni di un passato a dir poco tormentato.
L’Unità albanese della Rete Internazionale della Cattedra di Bioetica UNESCO ha esordito nel maggio del 2012 e si identifica come una struttura indipendente e apolitica, che ha come principale obbiettivo la promozione dei valori della bioetica e la conseguente educazione bioetica ad ogni livello della società albanese.
L’apoliticità non esclude in alcun modo la stretta collaborazione e il reciproco sostegno col governo, senza l’appoggio del quale realizzare gli obbiettivi prefissati risulterebbe alquanto arduo. Attualmente quest’istituzione ha sede presso l’Università Medica di Tirana, a cui aderiscono anche buona parte dei suoi membri.
L’attiva partecipazione dell’Albania al Congresso ha contribuito innanzitutto al rafforzamento dei legami con le altre 36 unità di questa rete internazionale e inoltre è stata una preziosa opportunità per presentare progetti scientifici come forma attiva ed espressione diretta di un valido scambio di esperienze in campo bioetico.
“Una partecipazione attiva in eventi internazionali a livello mondiale di questo calibro comporta enormi vantaggi per l’Albania, tra cui l’essere partecipe in deliberazioni riguardanti l’intera umanità e i conseguenti vantaggi che derivano dal confronto e scambio di esperienze con Paesi dalla competenza e perizia ormai affermate in materia.
Ma credo che il vantaggio principale sia il cosiddetto “effetto specchio”: se il livello di coinvolgimento è sufficientemente elevato, il confronto e il misurarsi con gli altri serve da specchio, appunto, permettendo in tal modo di analizzare se stessi e se necessario adoperarsi per ovviare ad eventuali difetti o mancanze, ma anche rallegrarsi per i traguardi raggiunti ed apprezzati” – commenta Dr. Altin Stafa, presidente della delegazione albanese e medico presso il Dipartimento di Neuroradiologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna.
L’Unità albanese di Bioetica, diretta da Dr. Altin Stafa, è composto da esperti medici e professori dell’Università di Tirana, ma non solo::
Prof. Ramadan Jashari (direttore del European Homographt Bank, Bruxelles, Belgio)
Prof. Enver Roshi – Istituto Nazionale di Sanità Pubblica – Tirana
Prof. Aleksander Kocani – Facoltà di Scienze Sociali, Università di Tirana
Dr. Gentian Vyshka – Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Medicina di Tirana
Dr. Ridvan Alimehmeti – Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Medicina di Tirana
I quattro progetti presentati dalla parte albanese di cui sopra erano focalizzati su argomenti di grande interesse medico e sanitario, ma anche sulle sfaccettature che il concetto di bioetica ha assunto con gli anni nella realtà albanese come ad esempio la figura e il ruolo della donna nel Codice medievale di Leke Dukagjini (Dr. Altin Stafa), l’imprescindibilità delle attività di formazione in campo bioetico e nella comunicazione sanitaria albanese (Dr. Adrian Hoxha), i problemi etici legati all’iniezione di antipsicotici (Dr. Irket Kadilli) e il rapporto medico-paziente durante la terapia endovascolare e percutanea(Dr.
Altin Stafa).
Durante il Congresso hanno anche avuto luogo le riunioni dei due dipartimenti di questa Rete internazionale: (Education Dpt. e Research Dpt.), in cui l’Albania si è impegnata in una serie di progetti e collaborazioni, tra cui:
L’elaborazione di un “Testo unificato di bioetica” per l’Università di Medicina di Tirana, basato su materiali preparati dalla Cattedra di Bioetica dell’UNESCO.
La collaborazione con la Serbia e la Macedonia per un progetto sul tema della concezione sociale e medica dell’aborto nei relativi Paesi balcanici, mettendo a confronto le variazioni legislative in ciascuno degli stati coinvolti, nel passato come nel presente, con un occhio di riguardo per le diversità culturali. I risultati del progetto saranno pubblicati sulle principali riviste internazionali.
Nel progetto, su suggerimento della parte albanese, sarà coinvolto anche il Kosovo nonostante non abbia ancora una propria unità rappresentativa, ma il cui contributo sarebbe di grande rilevanza.
Un secondo progetto con gli stessi stati riguarda il cambiamento nella percezione dei principi bioetici negli ultimi 20 anni in relazione ai drastici mutamenti socio-politici dei Paesi coinvolti.
Ultima, ma non per importanza, è la collaborazione con l’Italia, incentrata sulle vittime della tortura in Albania negli anni 1945-1989. Il progetto dovrebbe ottenere fondi specifici in base al Protocollo di Istanbul.
Dalla relazione finale dei partecipanti si evince che l’Albania necessita di riscoprire ed applicare in modo istituzionale e metodologico i principi bioetici, che potranno diventare una solida base non solo del sistema sanitario albanese, ma anche e soprattutto una delle dimensioni di maggior rilevanza di una società che cambia e progredisce di giorno in giorno.
Come afferma Dr. Altin Stafa, parlare di bioetica oggigiorno in Albania significa fare i conti con una società che dal 1991 in poi ha dovuto cambiare per intero la sua struttura sociale, scala di valori compresa. Tuttavia essa si impegna al pari di ogni altra nazione a fare proprio e promuovere il principio basilare della bioetica di qualsivoglia società civile ossia il rispetto per il prossimo, per la sua vita, le sue scelte, le sue necessità.
Ragion per cui è di vitale importanza il coinvolgimento della società civile e del governo. L’unica soluzione per affrontare queste sfide consiste nell’educazione e in particolare nell’educazione bioetica dei personale sanitario.