Francesca Masotti nasce a Firenze nel 1988, dove si laurea in Giurisprudenza. Appassionata di scrittura e fotografia, collabora come giornalista con diverse riviste italiane per le quali scrive sia in italiano che in inglese. Collabora con DOVE (mensile di viaggi del Corriere della Sera), National Geographic Italia, Vanity Fair Italia, Islands Viaggi, WU Magazine, Club Milano, Camper Life, The Travel News e Momondo.
È sposata con un uomo albanese e hanno un figlio.
Da un po’ di tempo seguo l’attività poliedrica: informativa, letteraria, giornalistica, fotografica e da operatrice turistica – su un piano anche a me caro altrettanto, l’Albania – di Francesca Masotti.
E non vorrei usare un’iperbole per rendere più incisivo il mio discorso, se vi confessassi che la sua personalità eclettica, quale scrittrice di romanzi sull’Albania, la sua passione per la fotografia, per la storia e la geografia albanese, per l’etnografia albanese in generale, per la gastronomia albanese, con “ciliegina sulla torta”, l’uscita della sua ultima guida turistica sull’Albania, nella mia mente con un flash back mi ha portato ad accostare l’operato di Francesca, agli appunti dei diari, alle fotografie scattate in Albania, alle ricerche sul territorio ed agli studi sul mondo albanofono, della grande ammiratrice britannica del Paese delle Aquile, degli inizi del ‘900, Edith Durham.
“Sa të dua, o Shqipëri!” – “Quanto ti amo, Albania!” e: “Ho scritto una guida sull’Albania”, sono state principalmente queste frasi lancio di Francesca Masotti, cariche di entusiasmo e affetto per l’Albania, oltre alla consapevolezza che lei sia ormai un’ottima conoscitrice del nostro Paese delle Aquile, a spingermi in particolar modo a fare una conversazione con lei e comunicarla in seguito ai nostri lettori.
È chiaro che Francesca, essendo una giornalista e blogger – il suo blog è “Letters from the Balkans” – la si scorge sempre in modo attivo ed aggiornato sui social, i quali costituiscono uno strumento fondamentale ed una vetrina per il suo operato in ambito informativo e turistico, ma con lei personalmente, fino ad oggi diciamo che non mi ero soffermata a conversare con calma per un ritaglio di alcuni minuti dedicati esclusivamente a noi.
Dopo aver scritto due romanzi, dal denominatore comune sempre “l’Albania”: “Il profumo delle arance di Valona” e “I fiori del Kosovo”, Francesca annuncia ergo l’uscita della sua guida: “Due settimane in Albania”.
Intervista a Francesca Masotti
Ciao Francesca, do il benvenuto su Albania News, ad una italo-albanese come te per antonomasia, che in coerenza ci porti sempre delle news fresche ed aggiornate da ogni angolo del Paese delle Aquile! Da dove stai salutando i nostri lettori questo momento?
Ciao Adela, in questo momento mi trovo a Tirana, una città che, negli ultimi tempi, è divenuta per me una seconda casa. Vivo tra la capitale albanese e la mia città natale, Firenze. Ti ringrazio tanto per le belle parole. Sono una lettrice affezionata di Albania News, grazie al vostro impegno quotidiano, gli italiani hanno iniziato a conoscere meglio l’Albania e anche tanti albanesi, che non vivono più nel Paese delle aquile, sono costantemente aggiornati su ciò che accade nel loro Paese di origine.
Quando inizi ad approfondire le tue conoscenze sull’Albania ed in quale contesto esse avvengono?
Ho iniziato a viaggiare in Albania nel 2010, quando ancora ero una studentessa universitaria: in quell’anno ho visitato, per la prima volta, insieme al ragazzo che poi è diventato mio marito, il Paese delle aquile e ho avuto il piacere di scoprire, come prime destinazioni, Valona, Berat, Girocastro, Saranda e Butrinto.
L’impatto è stato forte, in senso positivo. Non mi aspettavo, allora, di trovare dei tesori del genere in un Paese di cui non si sapeva praticamente niente dal punto di vista turistico. Inutile dire che me ne sono innamorata immediatamente.
Da allora, sono tornata ogni anno in Albania: da studentessa sono diventata giornalista iscritta all’albo e, gran parte della mia attività giornalistica, l’ho dedicata (e la dedico tuttora) ai Balcani, in generale, e all’Albania, in particolare.
Tu che conosci ormai l’Albania da cima a fondo, quale città albanese trovi più simile alla tua Firenze?
La città albanese che più di tutte trovo simile a Firenze è Korça. Una città molto elegante, sofisticata, funzionale che, dal punto di vista culturale, mi ricorda, più di tutte le altre, la mia Firenze.
Sposata con un uomo albanese, il vostro bambino è bilingue oppure predilige una delle lingue – italiano od albanese – in particolare?
Nostro figlio è bilingue, quando si rivolge a me usa l’italiano, con il padre, invece, parla in albanese. È una cosa bellissima da osservare: un bambino di tre anni e mezzo che, senza alcuna difficoltà, si destreggia con naturalezza tra due lingue così diverse.
A che livello sei tu stessa con la conoscenza della lingua albanese e quali aspetti della mentalità albanese definisci da “pregio”, quali da “difetto”?
Parlo l’albanese, basico, senza problemi, ormai. In generale, però, per gli italiani, e anche per me ancora, l’albanese è una lingua molto difficile da apprendere. Una delle caratteristiche più belle degli albanesi è l’ospitalità: sin dalla prima visita in Albania, mi sono sentita a casa. Il senso di accoglienza che ho ricevuto nel Paese delle aquile non l’ho mai riscontrato altrove e, più di una volta, mi ha commossa.
Ciò che, invece, considero un difetto tipico degli albanesi, è il non rendersi conto del valore che ha la loro terra: capita non di rado, purtroppo, di imbattersi in meraviglie della natura deturpate da immondizia. Questo non è un problema solo dal punto di vista turistico, ma prima di tutto per la gente che abita in quei luoghi. Certo, è una problematica nazionale, ma comunque ognuno nel suo piccolo dovrebbe fare qualcosa.
I tuoi due romanzi: “Il profumo delle arance di Valona” e “I fiori del Kosovo”, da dove prendono l’ispirazione e quanto, il loro contenuto è basato su storie vere, quanto invece, sulla finzione letteraria?
I miei romanzi sono frutto di finzione letteraria, ma entrambi sono stati dettati dalla passione e l’amore che nutro verso l’Albania e il Kosovo. Dalla prima volta che ho messo piede nella terra delle aquile prima, e in Kosovo poi, mi sono ripromessa che avrei fatto di tutto per far conoscere agli italiani la loro storia, cultura e bellezza ed eliminare quegli ingiusti e infondati pregiudizi che, purtroppo, ancora oggi, in Italia, molti nutrono nei confronti degli albanesi.
Il tuo recente lavoro incoronato con l’uscita della preziosa guida turistica: “Due settimane in Albania”, a cosa deve la sua realizzazione? Perché, il contenuto del suo connubio pratico-teorico può essere efficace a chi intende recarsi in Albania?
Ormai conosco l’Albania molto bene, non solo come destinazione turistica, ma anche a livello culturale, etnografico, gastronomico. Ho pensato, dunque, che fosse giunto il momento di realizzare una guida per gli italiani che decidono di visitare questo Paese così vicino, eppure per molti versi ancora largamente sconosciuto.
La guida è composta da una prima parte con informazioni pratiche sull’Albania, che si rivelano utili al lettore già prima di intraprendere il viaggio, da un itinerario on the road di due settimane alla scoperta dei principali punti di interesse turistico del Paese e anche di gioielli sconosciuti ai più e, infine, da un’ultima sezione, intitolata “con una settimana in più” dedicata ai fortunati che hanno più tempo per visitare l’Albania ai quali suggerisco ulteriori itinerari sia nei confini che negli stati limitrofi, come Macedonia e Kosovo.
L’Albania è un paese meraviglioso, seppur con molte problematiche proprie di uno stato in crescita, un paese ancora selvaggio e, in parte, inesplorato, uno dei pochi luoghi in Europa ancora capaci di regalare ai viaggiatori il piacere della scoperta.