The War Illustrated (La Guerra Illustrata) era una rivista di guerra britannica pubblicata a Londra da William Berry (proprietario del Daily Telegraph). Ha iniziato la pubblicazione il 22 agosto 1914, diciotto giorni dopo che il Regno Unito ha dichiarato guerra alla Germania.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale sono stati pubblicati 255 numeri prima che la rivista cessasse definitivamente la produzione l’11 aprile 1947.
Il 2 Dicembre del 1940 la Rivista dedica un numero speciale all’Albania dal titolo “How Italians were thrust out of South Albania”. Oggi pubblichiamo la prima parte tradotto da Gino Luka.
Albania: Terra dei figli dell’Aquila
Uno dei paesi più pittoreschi d’Europa – pur essendo uno dei più lontani dal flusso principale della vita moderna – l’Albania è oggi campo di battaglia su cui greci e italiani stanno lottando per impadronirsene.
Ecco un riassunto della storia del piccolo paese e della sua gente, che hanno potuto nuovamente godere della loro indipendenza.
Noi la chiamiamo Albania; gli albanesi la chiamano “Shqiperia”. È un piccolo paese, solo circa 10 mila miglia quadrate in un area non molto più grande del Galles e che ha una popolazione di solo un milione di abitanti circa, non tanti quanti vivono a Birmingham. Non sorprende che sia talmente spopolata perché quasi tutto il piccolo paese è coperto dalla catena montuosa balcanica. Per la maggior parte la sua superficie è deserta e sterile e il suo terreno, salvo che per alcune aree privilegiate, non è fertile.
La gente assomiglia al paesaggio. Gli albanesi (Shqipëtaret, che si chiamano “Figli dell’Aquila“) sono di pura razza ariana e per molti secoli sono stati conosciuti come montanari guerrieri, possessori di uno spirito ribelle e indomabile.
Nei villaggi remoti i capiclan hanno mantenuto e continuano a mantenere il dominio e la faida, o la vendetta di sangue, è ancora approvata dall’opinione pubblica ed è ancora oggi che troppo spesso viene messa in pratica. Gli albanesi hanno tutte le virtù arcaiche; la loro parola è il loro legame e preferiscono morire piuttosto che violare gli obblighi dell’ospitalità.
Ancora oggi sono inclini a guardare il furto come un peccato quasi irrilevante, e persino l’omicidio è tollerato e non considerato un crimine, se si commette per vendetta o per soddisfare qualche leggera offesa che può essere cancellata solo con il sangue.
Del milione di albanesi, circa sette in ogni dieci sono musulmani, mentre tre sono cristiani – due seguaci della Chiesa ortodossa e un Cattolico romano. Le differenze di credo, tuttavia, difficilmente sono riflesse nella vita quotidiana, e in pratica non c’è molto che distingue il musulmano dal suo fratello cristiano.
I musulmani vanno nelle loro moschee e i cristiani nelle loro chiese, ma i musulmani, come i cristiani, hanno di solito una sola moglie, e non tutte le donne musulmane sono velate. La popolazione nel suo complesso è divisa in Gheg nel nord e Tosk nel sud, la linea di divisione è il fiume Shkumbin, sulle rive del quale sorge Elbasan.
Può essere aggiunto che ci sono decine di migliaia di albanesi fuori dai confini dell’Albania; ci sono molti in Macedonia e nell’Epiro greco, e i migliori soldati del Sultano Turco erano albanesi, così come oggi gli Evzones greci, corrispondenti alla nostra Brigata di Guardie d’onore, sono in gran parte albanesi in base alla loro origine razziale.
L’Albania è innanzitutto un paese agricolo e pastorale, ma la sua attività agricola si svolge nella maniera più primitiva. Gli agricoltori semplicemente grattano la superficie con le loro zappe o con aratri di legno trainati da buoi e i pastori ritengono opportuno portare una pistola per tenere lontano i ladri.
Ci sono vasti tratti di terreno forestale e altre aree estese che sono totalmente incolte; nell’interno si trovano le grandi proprietà dei bei musulmani. L’allevamento di bestiame è diffuso e ogni piccolo agricoltore ha i suoi maiali – perlomeno ogni agricoltore cristiano, invece per i musulmani i suini sono tabù. In alcuni luoghi ci sono vigneti, e in molti altri ci sono distillerie primitive per la produzione di brandy da vari frutti. Come la maggior parte dei contadini, l’albanese ama indulgere nei piaceri della tavola e del bere di tanto in tanto.