L’esperienza di questi ultimi mesi mi ha fatto arrivare a una conclusione: mi sono laureato nel momento meno opportuno.La mia collega Safina, che è nata in Kenya, vive in Svizzera ma studia a Londra, mi dice sempre che, in questo mondo noi diamo il nostro contributo anche facendo niente, ed è proprio quest’ultima frase che mi confonde le idee. La mia generazione ha scelto di studiare all’estero. In quel periodo studiare all’estero era “un lusso”e un valore aggiunto. Ho deciso di studiare scienze politiche, perche credevo e credo che questo curriculum lo “vesto” meglio. Molti non riescono a comprendere a fondo questo indirizzo di studi. In Albania lo sottovalutano perche credono che questa formazione ti possa dare solo un futuro da politico. Nulla di male se non fosse ché l’unità di misura sono i politici albanesi. Mentre in Italia questa laurea è vista come la certezza di un futuro da disoccupato. Questo mi fa pensare che se prendiamo in considerazione la facoltà di scienze della comunicazione e seguiamo la stessa logica, tutti gli studenti di oggi, saranno i futuri protagonisti di “Grande Fratello” domani. La parte peggiore è quando nemmeno gli stessi studenti capiscono questo indirizzo. Avete presente quando quelli che hanno studiato giurisprudenza, ti chiedono: ma tu mica hai studiato diritto pubblico? Rimango perplesso ma alla fine mi consolo e mi convinco che ogni curriculum è importante a questo mondo, basta scegliere quello più giusto per te. Bisogna anche dire, che i vari passaggi dai banchi di scuola al mondo del lavoro siano molto particolari. Le nostre esperienze sono tutte diverse ma tutti vogliamo raggiungere lo stesso obiettivo: trovare un lavoro, il nostro lavoro.
Purtroppo, nelle mie esperienze accademiche mi hanno insegnato a studiare sistematicamente e riportare letteralmente gli insegnamenti in sede di esame dopo due mesi, come un mio output, ma nessuno mi ha insegnato come trovare lavoro. Diversa l’esperienza del master dove t’insegnano o “rubi” i “trucchi del mestiere”, essendo ormai un po’ più sveglio. La gerarchia meritocratica non scritta delle facoltà, da studente ti demoralizza un po’. Quello che studia ingegneria sottovaluta lo studente di economia come mestiere di basso profilo, quello d’ingegneria è visto come uno schizzato da quelli di medicina e cosi via. Poi alla fine, una volta ottenuto quel pezzo di carta, tutti vendiamo la nostra vita lavorativa al miglior offerente. Tutti questi anni di studio fatica esperienze e soldi finiscono in un curriculum vitae con una foto seria, non quelle super belle/sexy di facebook. Formati diversi in base alle preferenze delle istituzioni e delle aziende alle quali si fa l’offerta, perché alla fine siamo noi che offriamo il nostro lavoro nessuno lo cerca più. Ci vendiamo tutti, a prezzi diversi e a volte anche gratis. Ecco gli schiavi del ventunesimo secolo, schiavi. ma con tanti sogni pero! Tutto comincia da quel foglio, che viene modificato e adattato ad ogni applicazione. Ho sempre voluto ritornare nel mio paese una volta finiti gli studi, per pura comodità. Alla fine essere “solo” bravi ormai non basta, e ora mi si presenta una possibilità. Entrare nel mercato dellavoro a Tirana per me non è facile, non ho vantaggi, anzi… Lo stato mi chiede di convalidare la laurea, non ho trovato mai la spiegazione logica a questa cosa. A Tirana, le università (circa cinquanta istituti accademici) pubbliche e private, lavorano a pieno ritmo. Grande industria di produzione d’incompetenti. Fanno delle offerte eccezionali in questi tempi di crisi, se paghi da subito tre anni di studi, il quarto te lo regalano. Sembra l’opzione BIS alla Conad. Avere un diploma a Tirana è diventato un gesto sociale, e come avere la patente, e nessuno prova a mettere la parola “fine” a questa tacita distruzione del futuro albanese.
Il panorama nell’insieme mi si presenta cosi: la generazione promettente, i giovani laureati all’estero che sono rientrati, hanno venduto l’energia alla vecchia classe politica che hanno comprato a poco “i cervelli” che potevano risultare preziosi per la società albanese. Questi ultimi, hanno messo da parte gli obiettivi di una volta è trovano rifugio sotto le ali protettive dei partiti. Il partito e diventato la nuova religione, ed e meglio che decidi fin da piccolo da che parte schierarsi perche dopo quando diventi grande e intelligente le cose si complicano. Ho capito che per vivere in armonia in questo paese è importante trovare fonti sicure per assicurarsi dei voti elettorali e devi mantenere un’equilibro per avere accesso in tutte le strutture, media, giornali, talk show, conferenze ecc, se no “sei bocciato”. Per le persone che sono stati attivi nelle campagne elettorali, c’e’ sempre posto, anche senza alcun titolo di studio. Non importa se sei architetto o farmacista, in Albania stai sicuro, diventi politico, è il posto giusto per chi ambisce a tale ruolo, magari forse un po’ rivisitato. Anche se non t’interessa la politica, finirai a parlare o far parte di essa. Se non hai un’appartenenza politica, anche se sei un bravo architetto, in Albania non hai accesso a niente.Come entrare in politica è ancora un “mistero”, pero c’e sempre la soluzione, la via più breve. Basta avere un po’ di conoscenze e capacita, essere uno spettatore attento fino a quando non diventi bravo a parlare a voce alta – non importa nemmeno che il tuo albanese sia perfetto. – Poi in quel momento ti arrivano le offerte e tu puoi scegliere, certo ti prendono come stagista all’inizio – la società schiavista esiste anche in Albania – in cui devi curare la conferenza stampa – screditare l’opposizione, il “nemico”-poi devi lottare e affiancare il tizio di turno nella campagna elettorale, devi lavorare con orari mostruosi se te lo chiedono, poi se vincono allora si che fai carriera. Un altro modo, il più recente per entrare in politica è partecipare al grande fratello in Albania. Perche se nelle società democratiche sono gli individui che scelgono i partiti politici ai quali appartenere, nelle società comuniste sono i partiti politici che selezionano accuratamente gli individui, e in Albania regna il secondo. Come ben sappiamo fare politica è meglio che fare il politico, altrimenti non si spiega il perche i docenti rifiutano posti aperti nelle istituzioni governative. La formula è questa: “Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna agli insegnanti, e chi non sa insegnare agli insegnanti fa politica”. Se nella scala sociale si salisse in funzione della propria incompetenza, vi garantisco che il mondo non girerebbe come gira oggi. Il significato della formula non è che gli incompetenti hanno un posto in prima fila, ma che non c’e’ niente di più duro e ingiusto della realtà umana: gli uomini vivono in un mondo, dove sono le parole e non le azioni ad avere il potere. Immaginate se uno stato poteva essere governato dalle persone che hanno vinto un nobel per la pace, che mondo sarebbe? Scrivere quest’articolo mi ha spinto a fare anche una piccola ricerca. Ho scoperto che noi albanesi usiamo la stessa parola in albanese per politica e per politiche. Quando la politica e uguale alle politiche, indica che non abbiamo un maturo processo di policy-making e questo vuol dire tanto. Mi ricordo che in uno dei suoi libri lo scrittore Rexhep Qosja scriveva: “In questo mondo tutto è provvisorio, ma la cosa più provvisoria è il potere politico”.