Nell’ormai lontano 2009 l’Albania presentò ufficialmente la domanda di adesione all’Unione Europea, per poi ottenere lo status di candidato nel 2014.
Nel corso degli anni, tuttavia, l’Unione Europea ha richiesto all’Albania alcuni cambiamenti chiave affinché faccia parte del nuovo allargamento dell’UE previsto nel 2025: la riforma della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, la lotta alla corruzione e al crimine organizzato – che ha significato una lotta contro il traffico di droga e la coltivazione di cannabis – e il miglioramento dei diritti umani, compresa la protezione per le minoranze e il rispetto dei diritti di proprietà.
Sebbene questi elementi non siano ancora stati completati, gli sforzi effettuati finora sono stati ripagati; l’UE, infatti, ieri ha annunciato che l’Albania avvierà i negoziati di adesione alla fine di Giugno, in attesa dell’approvazione unanime dei 28 stati membri dell’UE.
Il premier Edi Rama, in un’intervista a Forbes , ha espresso la propria felicità indicando con orgoglio i risultati raggiunti dal suo governo finora:
“Abbiamo attuato la riforma della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, tagliando fuori in questo modo circa 17 funzionari. Uno (Adriatik Llalla , ndr), ad esempio, è stato rimosso dal suo incarico perché la fonte della sua ricchezza non era giustificata. Troveremo sostituti, abbiamo buone scuole ed università. Per il momento c’è un vecchio proverbio qui che dice ‘meglio una culla vuota di una con il diavolo dentro’.”
Riguardo alle altre richieste dell’UE, l’Albania ha aperto centri per rifugiati e senzatetto e ha ridotto notevolmente i campi di cannabis, sostituendoli con terreni dediti all’agricoltura con la speranza di creare in futuro business di agriturismi.
Questo settore ha il potenziale per diventare la pietra angolare di un turismo in forte espansione: un esempio, è l’agriturismo Mrizi i Zanave a Lezhë (Alessio), immerso in rigogliosi terreni agricoli a meno di un’ora d’auto da Tirana e che offre un mix di cucina dei Balcani con piatti originali creati dallo chef-proprietario Altin Prenga, un albanese che ha affinato il suo mestiere nelle cucine europee di Italia e Francia.
La sovvenzione per il turismo albanese
In questo contesto s’inserisce la sovvenzione congiunta da 40 milioni da parte dell’Unione Europea e della Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) con destinatario l’Albania, al fine di sfruttare tutte le potenzialità del settore turistico creando in questo modo anche migliaia di posti di lavoro.
Oltre al settore ristorante-agriturismo, infatti, in Albania c’è molto altro con cui lavorare: il paesaggio e le tradizioni del paese ospitano migliaia di anni di storia e civiltà umane; città e templi greci e romani dell’età pre-cristiana, chiese cattoliche ed ortodosse, moschee turche.
Nei tempi moderni, l’invasione dell’Italia di Mussolini nel 1939 lasciò forti legami culturali e finanziari con il bel paese. Durante il regime comunista di Enver Hoxha, invece, il proselitismo degli evangelici introdusse altre fedi protestanti. Il risultato è un livello di tolleranza insolito nei Balcani.
Ma c’è comunque molta strada da fare.
L’Albania, infatti, non ha solo un clima mediterraneo, 296 miglia di costa, ettari di montagne e tre siti storici dell’UNESCO, è anche molto carente in alcuni ambiti essenziali del turismo: il numero e la qualità delle camere d’albergo, corrimano di sicurezza lungo antichi sentieri e strade, spiagge pulite e campagne senza spazzatura, trasporti efficienti. Tutti elementi presenti nella lista delle cose da fare al più presto di Edi Rama.