Parte dall’approfondita conoscenza dei paesi con cui ci si trova sulla stessa linea di confine, l’apertura culturale verso l’intero mondo e i mass media hanno un ruolo fondamentale di bussola in questo processo, in quanto capillarmente, trasmettono notizie attraverso il proprio canale potente di comunicazione di massa, il quale io lo immagino posizionato proprio su quella fascia che collega entrambe le sponde dell’Adriatico, tra Italia ed Albania.
“Da parte dei media italiani è clamorosa la disattenzione nei confronti della Romania e dell’Albania, paesi d’origine delle due più grosse comunità di immigrati nel nostro paese”.
È quanto emerge da uno studio pubblicato dal COSPE e condotto in collaborazione con l’Osservatorio sui media di Pavia, che ha preso in considerazione le edizioni serali dei sette maggiori telegiornali nazionali dal gennaio 2015 al luglio di quest’anno.
Anch’io personalmente, noto una grande disattenzione da parte dei mass media in Italia indirizzata all’utente italiano, sotto forma di scarsità informativa sui Balcani e sul sud-est Europa, una carenza culturale ed informativa, specialmente audiovisiva nei riguardi di paesi geograficamente così vicini all’Italia. Oppure un servizio che spesso lascia a desiderare.
Lo verifichiamo anche nel nostro quotidiano da emigranti, – quindi vivendo in prima persona degli episodi che ti fanno capire che sei conosciuto ben poco per la tua provenienza e tutto ciò che essa comporta a livello culturale e tradizionale, ma potresti essere conosciuto più facilmente e vedersi accostare ed evidenziare la tua nazionalità soltanto per fatti di cronaca in senso negativo – in quanto la mancata attenzione mediatica sull’informazione a 360 gradi soprattutto sui paesi confinanti con l’Italia, si rispecchia in un’ignoranza od in un isolamento dai fatti ed eventi collegati a questi paesi da parte dell’italiano medio, che sia quest’ultimo lettore oppure utente radiotelevisivo, che spesso porta in confronti dagli esiti surreali.
D’altro canto, non si può incaricare l’utente radiotelevisivo italiano della responsabilità che invece appartiene proprio ai mass media nel creare spazi informativi di qualità, in tempi commerciali come quelli di oggi, in cui le emittenti radiotelevisive vanno in cerca di audience penalizzando la corretta e sana informazione e cultura.
Non rimaniamo nemmeno stupefatti di fronte al scarso risultato scolastico di un alunno in storia e geografia riguardante lo studio superficiale dei Balcani, così vicini all’Italia, non sorprendiamoci nemmeno alle performances ridicole di alcuni italiani in quiz televisivi, buona parte di loro anche istruiti, ma purtroppo spesso preda di un notevole analfabetismo funzionale, che di fronte a domande del tipo:
“Con quali paesi confina l’Italia?”, commettono errori clamorosi o, ad ogni modo dimostrano una cultura così fragile. Risultano insicuri nel rispondere e titubanti ad esporre le loro conoscenze.
Tuttora, a livello popolare, si continua a ribaltare le questioni e ad impostare il discorso su nozioni del genere:
“Ma no, vi sbagliate, è sugli italiani che non si parla più. Si parla solo di immigrazione e di immigrati!”
Ecco, questa mentalità sociale limitata, è prettamente un indicatore del fatto che manca proprio la cultura di informazione del lettore e dell’utente italiano, la dovuta apertura mentale e la predisposizione di conoscenza culturale verso lo straniero, che esso sia emigrante in Italia o meno.
Nel momento in cui, ammettendo che si parli “solo di immigrazione”, quanto l’utente italiano è informato sulla storia, sulla politica, sull’economia e sulla cultura o tradizioni dei paesi confinanti – non si pretende nemmeno allontanarsi più di tanto geograficamente dall’Italia – intendiamo i Balcani, paesi allo stesso tempo, concretamente fonte dell’immigrazione attuale in Italia dalle cifre non indifferenti, ergo, un motivo in più per sollecitarne la conoscenza da parte dell’utenza italiana?
Ecco, quanto l’italiano conosce ad esempio l’ Albania, il Kosovo, la Romania e tutti i Balcani attraverso reportage, telegiornali, documentari, interviste?
Quanto l’utente italiano conosce attraverso i propri mezzi audiovisivi nazionali la storia degli Arbëresh presenti in Italia da più di cinque secoli?
Quando nel ’92 sono giunta a Bari – tra l’altro non a seguito dell’esodo albanese storico, ma come famiglia italo-albanese rimpatriati dall’Albania e ottenendo da lì a poco la cittadinanza italiana da ius sanguinis – mi sono sentita porre domande da parte di italiani, del tipo:
– “Ma, ci sono gli autobus da voi?”
– “Ma, le posate esistono da voi?”
E dire che, almeno me personalmente, non è che mi vedessero mangiare con le mani e selvaggiamente, non so chi avessero visto fare così insomma, dei miei connazionali a quanto pare. Sarebbero stati comprensibili ad ogni modo tali atteggiamenti in condizioni estreme. Comunque sia. Era da poco avvenuto l’esodo di migliaia di albanesi in Italia…
– “Ma è sordomuta quella persona? Non parla per niente italiano e non reagisce, non comunica…!”
Etica ed educazione personale a parte per ognuno di loro, completamente ignari della così vicina Albania, per la chiusura ermetica albanese dovuta a cause che conosciamo e dall’altro canto, allo stesso tempo, senza mai rinnegare il senso di grande accoglienza ed ospitalità esemplare pugliese ed italiano in generale, questo io non lo confonderei, con tutta la buona volontà, con la conoscenza effettivamente limitata verso lo straniero, nel caso preciso, gli albanesi, da parte dell’ italiano medio.
Comunque, quelle sopraccitate sono domande che non legittimano questo tipo di reazione o approccio da parte di uno straniero, chiunque esso sia, nei confronti di un altro. Io dico, siamo stranieri a tutti e per tutti.
Perché qualcuno dovrebbe avere un minimo di infarinatura culturale, deve almeno spiaccicare due parole nella tua lingua oppure conoscere brani della tua musica leggera, conoscere le tue specialità culinarie peculiari quali “pasta e pizza”?
Perché, obiettivamente parlando, uno straniero dovrebbe conoscere anche un altro termine che ti contraddistingue come paese all’estero, volente o nolente, come il vocabolo “mafia” e tu, da italiano dovresti apparire così sprovvisto di informazioni sugli stranieri, che siano immigrati nel tuo paese o meno, indistintamente?
Non ti pesa la mancanza di informazione o cultura verso lo straniero a prescindere della sua provenienza? Ad esempio, quanto conosci tu, italiano, anche della storia o la cultura dei paesi in cui precedentemente hanno emigrato dei tuoi avi, quali gli Stati Uniti, Australia, America Latina, Brasile, Argentina ecc…dico questo se proprio la conoscenza di un qualunque paese del globo la vogliamo limitare o ridurre solo ed esclusivamente alla correlazione “conoscenza paese/ emigrazione “da” ed “in” Italia?
Sollecitazione per una presenza informativa più assidua sul panorama dei Balcani ed il Sud-est Europa nelle TV italiane, non solo per la scoperta di questi luoghi di per sé agli occhi degli stranieri, ma anche per l’arricchimento culturale degli italiani stessi.
Ergo, la situazione che si presentava ad inizio anni ’90, periodo di disinformazione persistente verso gli albanesi era differente, ma a distanza di un quarto di secolo di emigrazione albanese in Italia oggi, seppur arrivati ad un’apertura concreta verso l’Albania – non solo per progetti economici o culturali – ma anche per la stessa considerevole presenza effettiva italiana nella Terra delle Aquile, io deduco che tutt’oggi, quelli italiani che non hanno avuto a che fare con l’Albania né per motivi di turismo, né per motivi di lavoro, di studio o familiari, sarebbero addirittura preclusi dalla conoscenza dell’argomento “Albania”se si affidassero unicamente alla sola informazione televisiva su questa nazione.
Oggigiorno, per noi che viviamo in Italia ad esempio, il fatto di sentire una volta ogni tanto che verrà trasmesso un pezzo di Albania in qualche programma televisivo, questo deve costituire un vero e proprio “evento raro”, tale da vederci tutti quanti mobilitati a diffondere la notizia nei social o attraverso altri canali tra Italia e parenti o amici in Albania, condividendo tra di noi la soddisfazione nello scorgere l’attenzione dei mass media italiani verso l’argomento “Albania”, comunque essa sia: che sia di un rapporto positivo su un fenomeno che ci riguarda, oppure di un bilancio critico e obiettivo su una determinata situazione albanese.
L’importante è che i nostri vicini ne parlino ad accendano i riflettori sul nostro paese confinante con l’Italia e purtroppo ancora poco conosciuto agli italiani stessi.
Se penso a tanti albanesi che nel tempo della dittatura dell’Albania, in piena censura anche sui mezzi di informazione, a coloro che se leggevano un libro straniero oppure che di nascosto, facevano in modo di far pervenire sull’apparecchiatura allestita in casa propria, le onde delle emittenti radiotelevisive italiane, pagavano con la privazione della libertà, con il carcere o addirittura con la vita il loro gesto, mi vengono i brividi … Quel televisore sì che si poteva considerare una “scatola magica” nel vero senso della parola a quei tempi in Albania. Fungeva da una finestra sul mondo, in cui l’accesso agli albanesi era severamente proibito!
Ecco, se gli italiani sapessero di questo! Molti di loro, di quella situazione non ne erano informati allora, in tempo reale di ciò che avveniva nell’Albania sotto il totalitarismo e purtroppo, tanti altri ne conoscono ben poco della sua storia tutt’oggi. E rieccoci al ruolo fondamentale dell’informazione, a quella obiettiva, costruttiva, reale e non distorta.
E forse noi albanesi, non solo per principio – perché il diritto all’informazione deve essere una cosa scontata in democrazia – ma proprio perché veniamo da una forte censura, avvertiamo molto a livello personale e pubblico l’importanza dei mass media liberi e diretti, la sete di informazione in tempo reale su avvenimenti collegati ad un luogo a noi caro, l’Albania, che questo venga trattato dagli stessi media albanesi e ancor più, dai media stranieri per l’Albania.
Quanto ad associazioni culturali albanesi presenti nel territorio italiano – parlo di quelle albanesi di cui ho maggiori informazioni – so che loro sono molto attive nell’operare con tutta la solidarietà ed il contributo volontario disponibile fungendo da ponti interculturali tra entrambe le sponde dell’Adriatico.
Allo stesso tempo, un ruolo molto importante nell’accrescimento della conoscenza dell’immagine sulla terra di origine, in Italia la offre anche la letteratura migrante, attraverso le opere di vari autori albanesi emigranti in Italia, che scrivono in italiano, cioè in una lingua che non è loro madrelingua, portando spesso dei temi antropologici e sociali sulla vita in Albania, intrecciando in loro l’aspetto letterario.
Quanto invece ai mass media italiani, loro ricoprono non solo il ruolo prettamente informativo, ma l’importante missione in questo ambito, di far conoscere al pubblico italiano e solo obiettivamente, la realtà che circonda i paesi con loro confinanti.
Parte dall’approfondita conoscenza dei paesi con cui ci si trova sulla stessa linea di confine, l’apertura culturale verso l’intero mondo. Con l’abbattimento delle barriere etnico – culturali si mette in moto un importante meccanismo, in cui i mass media sono di una rilevanza estrema con gli strumenti di informazione da loro gestiti con professionalità.
Per il semplice motivo che parte considerevole di quel mondo, ce l’hai presente “a casa tua” ormai da anni. Considerando che viviamo in una società, la quale in ambito stretto, è indifferente alla conoscenza del proprio vicino di casa anche se si tratta di un semplice condominio, ma nel caso della conoscenza di intere comunità straniere nella tua città o nel tuo paese, la predisposizione nel conoscere sempre più della loro storia, degli usi o costumi altrui, dovrebbe prevalere all’indifferentismo personale in nome del progresso e della buona comune convivenza civica.