“Ceretta, crema, rasoio, epilatore, laser ecc”. Sicuramente oggi i modi per depilarsi sono tantissimi. Ma che ne sapevo da bambina a Tirana, anni ’80, dei trucchi della nonna, quelli che lei insegnava alle donne di casa per la depilazione?
E che ne sapevo dell’esisteva per l’appunto di un’alternativa naturale ed economica per farlo, con zucchero e limone?
Sicuramente oggi assume un’altra e moderna definizione, lo “sugaring” oppure “oro di Cleopatra”.
E della depilazione invece con i fili orientali?”
Specialmente con l’arrivo dell’estate, il problema dei peli superflui – nemici di ogni stagione, a prescindere – torna ad essere trattato in modo più accentuato e senza tregua, per questioni di igiene ed estetica.
Ho fatto un salto in flash back con la memoria e ho visto apparirmi – cose che all’epoca non le potevi giudicare, date le scomode circostanze di vita in Albania, oltre al mero livello di cultura – come delle sequenze di un film, i consigli e i metodi fai da te per la depilazione, suggeriti dalle nonne.
In un’epoca dittatoriale per l’Albania fino ad inizio anni ’90, fatta di tante proibizioni, comprese anche quelle sull’aspetto dell’estetica e del look delle persone, di maschi e femmine, sul modo di vestire che escludeva abiti succinti, minigonne, décolleté per le donne, sulla proibizione di portare capelli e basette lunghi per gli uomini, la depilazione femminile automaticamente assumeva la concezione di “minor danno”….
Infatti da bambini, forse senza farci più alcun effetto, ma considerandolo una “normalità” – mal comune, mezzo gaudio alla fine – ci capitava di scorgere delle donne che sfoggiavano un certo “manto di peluria”, orribile…!
Dopo tanti anni in effetti, questo trauma diciamo, a reazione un po’ tragicomica l’ho scorta anche in un passaggio del libro autobiografico in francese del brillante violinista albanese che vive in Svizzera, Tedi Papavrami. E la sequenza l’ho tradotta in italiano.
Infatti, lui ad un certo punto riporta nel suo libro “Fuga per violino solo”, l’effetto che gli suscitavano da ragazzino, quando si trovava nel vialone del centro di Tirana per la “grande passeggiata” degli abitanti, il rituale delle sfilate in piazza delle ragazze e giovani donne, i peli nelle loro gambe!
Un po’ come la maggior parte delle ambientazioni del libro, descritte con molta naturalezza, anche questo passaggio riporta un momento della quotidianità che abbiamo condiviso tutti noi che a quei tempi vivevamo a Tirana: “Xhiro e famshme e bulevardit” – “Il nostro famoso giro nella piazza Scanderbeg”, un momento di svago ed aggregazione divertente.
Pag. 82-83
[…] Tutta la città sfilava in un movimento di viavai tra la piazza “Scanderbeg” e l’Università con a destra, coloro che salivano verso l’Università ed a sinistra, coloro che vi scendevano.
Il rumore dei passi, delle conversazioni, dei suoni delle risate, dei diverbi scherzosi e dei tintinnii dei campanellini delle bici, riempiva l’aria di un baccano continuo.
Le coppie camminavano assieme, gli uomini celibi o le donne nubili, rimanevano tra gente dello stesso sesso, mano nella mano, passeggiando spesso anche sottobraccio. Tutta la gente si vestiva bene per questa occasione e nell’aria si diffondevano ondate di profumi.
Le ragazze della passeggiata riuscivano ad essere anche belle alla fine, malgrado le loro tristi gonne di cotone color grigio o marrone.
Ahimè, loro rilevavano sistematicamente delle gambe, il cui eventuale aspetto sarebbe stato rovinato da dei lunghi peli neri, i quali mi facevano ricordare – che orrore! – “l’offuscamento, il segnale criptato a puntini neri della televisione ”.
[…] Altre donne, generalmente in coppie, che avevano il vantaggio di sfoggiare una tenuta arrivata dall’estero, dal taglio moderno e dai colori vivaci, attiravano piuttosto tutti gli sguardi, nonostante la loro bellezza fosse inferiore a delle altre.”
Insomma, per svariati motivi, quali mentalità, cultura, pudore, mancanza di mezzi e strumenti adeguati per l’applicazione, la depilazione femminile in Albania all’epoca appariva molto ridotta.
A onor del vero, questi sono passaggi che costituiscono il microcosmo culturale e di emancipazione delle donne ovunque nel mondo, sono elementi di costume che coinvolgono anche le società dei paesi più sviluppati in sfumature diverse per le epoche suddette.
La loro applicazione in effetti nell’arco del tempo ha visto in primis interessare le donne altolocate e prima che si estendesse anche nelle donne delle zone rurali, ce n’è voluto del tempo.
Comunque, torniamo “a casa”, a Tirana, anni ’80.
A casa della nonna, la componente femminile era molto notevole, in quanto la nonna aveva avuto cinque figlie, le quali a loro volta, sposandosi, avevano avuto ciascuna minimo una figlia, dunque facendo così moltiplicare in modo evidente il numero delle femmine in casa.
La nonna era molto autoritaria.
La sua, un’influenza matriarcale accentuata, in casa si avvertiva nelle particelle dell’aria che si respirava.
Lei era turca. Aveva sposato un albanese, mio nonno.
Grande fumatrice.
Tornando al discorso della depilazione, ciò risultava una cosa per certi versi paradossale, perché io – ai tempi, una bambina – non avrei mai e poi mai considerato la nonna, con i suoi tratti di fanatismo nella mentalità, così all’avanguardia per la depilazione!
Non potevo però sapere all’epoca e nella mia tenera età, che lei per di più, venendo dalla Turchia, era trasportatrice per eccellenza di questi modi di depilazione, “all’orientale” diciamo, quali la ceretta con zucchero e limone e quella con i fili orientali.
Per la ceretta con lo zucchero, oggi chiamata “sugaring”, si aveva bisogno solamente di zucchero e limone, quindi si poteva preparare comodamente in casa, in maniera molto semplice.
Era la famosa “ceretta della nonna!”
Oggi, diversamente chiamata anche “oro di Cleopatra”, oppure “ceretta orientale”, dato che Cleopatra in Egitto era tra le prime pioniere a promuovere e ad applicare la depilazione sotto questa forma nell’antichità anzi, ad introdurla come concetto.
Questo è in effetti un metodo di depilazione secolare, molto diffuso in Marocco, Algeria ed Egitto dalle donne arabe.
L’Oro di Cleopatra è diventato da qualche tempo anche un metodo usato dalle donne occidentali.
Per la verità, anche tra gli antichi Greci c’era una tenace guerra contro i peli. I peli erano sgraditi soprattutto sulle donne, ma anche gli uomini se ne sbarazzavano volentieri.
I loro metodi di depilazione erano cruenti: strappat con pinzette simili a nacchere, fatte con gusci di conchiglie, o bruciati con una candela. Oppure si depilavano con l’uso di pietre sottili ed affilate.
Quindi, la nonna impartiva lezioni di igiene ed estetica alle donne di casa con questi metodi antichi: la ceretta con lo zucchero ed i fili orientali.
Abile ad intrecciare ed a stringere i fili di cotone tra le dita, in modo che essi diventassero come delle lame sottili a dichiarare guerra aperta ai peli, la nonna ci teneva particolarmente a questa pratica, così come anche al trattamento dei peli del viso e la cura delle sopracciglia.
Per contraddizione, quando dovevamo andare al mare, la nonna alzava la voce e ci rimproverava del fatto che, secondo lei, noi ragazzine, sue nipoti, usassimo “poco tessuto” nel confezionamento dei nostri costumi da bagno, cuciti dal sarto di famiglia e la “colpa” per questo – sempre secondo lei – era delle nostre madri, sue figlie, troppo permissive.
Quando ogni tanto ci teneva ad accompagnarci lei stessa al mare a Durazzo, sulla spiaggia veniva a vigilare su di noi, ma non si metteva in costume.
Portava rigorosamente il suo abito estivo di “basmë”, di tessuto di cotone e svolgeva il ruolo di una “governante” ancor più severa della famigerata signorina Rottenmaier di Heidi…