C’è qualcosa che NON si muove in Albania, in quell’Albania dove negli ultimi vent’anni tutto quanto di pseudo-europeo e occidentale è stato assorbito e riprodotto –alla maniera albanese, si intende- con verve impeccabile. Albanesi, popolo genuino e generoso… albanesi, persone umili e valorose… albanesi, gente tollerante e accogliente…albanesi potenzialmente aperti verso il nuovo e vogliosi di credere nello sviluppo economico che avviene con passi da gigante e vogliosi di credere nell’Europa promessa.
L’evento del quarto GAY RIDE – Ride against Homophobia (pedala contro l’omofobia)– a Tirana si è svolto domenica 17 maggio ed il fatto che su quest’occasione speciale che mette alla prova la democrazia culturale del nostro paese si sia scritto davvero poco nei media albanesi mi lascia davvero perplessa.
Casualmente, vengo a conoscenza tramite la pagina ufficiale di Facebook dell’Ambasciata USA a Tirana che si è svolta una serata di beneficienza insieme all’Allenza Contro la Descriminazione LGBT e ProLGBT. Si dice, tramite foto che inquadrano i partecipanti mentre applaudono e bevono vino e champagne, che siano stati raccolti fondi per dare supporto e alloggio in casi di emergenza ai giovani LGBT. Già nel 2014, l’Ambasciata britannica ed altri collaboratori avevano dato il loro supporto per il finanziamento e l’apertura del centro Streha (il tetto), unico tetto sociale nei casi d’emergenza nei Balcani. Streha aiuta i suoi abitanti fornendo assistenza medica, corsi ed anche inserimento nel mondo lavorativo. Bene, che in questo incontro ci sia del buonsenso o no (sperando ovviamente che ci sia, in controtendenza con quel che di solito avviene coi fondi e con le organizzazioni in Albania) non spetta a me stabilirlo. Tuttavia, occorre sottolineare altri aspetti molto più urgenti; prendiamo per esempio l’eco che tali eventi hanno sulla mentalità delle persone.
Sappiamo che, ad oggi, non si è rivelato nulla di meglio dei social network per capire il generale umore provocato da un evento, più o meno importante, soprattutto per noi che viviamo lontano dalla patria. So benissimo che i commenti presenti su una pagina social non rappresentano l’opinione generale; credo comunque sia necessario segnalare (e non riporto per la troppa violenza) che i commenti sulla pagina dell’Ambasciata USA fanno venire i brividi quanto ad intolleranza e discriminazione ed il più moderato ed “illuminante” recita “Sexual relationship between two people of the same sex is scientifically demonstrated that is a desease” (E’ scientificamente dimostrato che il rapporto sessuale tra due persone dello stesso sesso è una malattia).
Mossa da curiosità e (tantissimo) dolore, ho gettato su carta le prime domande che mi sono venute in mente, sperando che siano anche spunti per il lettore per un’accurata riflessione.
Ma qual è veramente l’opinione generale degli albanesi in merito ad individui con diverso orientamento sessuale?
Che cosa si sa di persone a cui piacevano persone del loro stesso sesso in cinquant’anni di isolato comunismo?
Personalmente, sono venuta a contatto con la nozione “omosessuale” in adolescenza ed ero già emigrata. Ho imparato qui in Italia che due persone dello stesso sesso si vogliono bene e se partecipi alla loro vita non ti mangiano, non ti stuprano, non sono malati, ma pregano lo stesso Dio; non ti disorientano sessualmente, ma ti arricchiscono, perché hanno un mondo dentro sé che è tanto diverso e variopinto quanto il tuo. Sì, qui in Italia, dove la presenza del Vaticano –più per come è stata inculcata negli anni che non nell’attualissima realtà – si avverte potente nella chiusura e nelle paure dei cosiddetti “normali”, “etero”, “straight”, nei confronti dei “contro-natura”, “portatori di anti-valori” ecc.
E se poi quei commenti social di quanto sopra rappresentassero la realtà, da dove derivano, dalla fede in Dio? Siamo noi un popolo di Dio? O sarà per la fede nella scienza? Quale parte della scienza…quella etero? No, perché, esattamente qualche mese o anno fa, non ricordo, è arrivata notizia che l’omosessualità non è una malattia. Ma forse erano scienziati gay…
Oppure l’isolazionismo del passato ed il provincialismo che ci hanno sempre caratterizzato hanno fatto il loro lavoro?
Il nostro futuro è già passato?
Il nostro futuro è il passato?