Di Fatjona SEJKO
In Italia la crisi sta lasciando una forte impronta. I nostri sforzi nella corsa al lavoro ne sono la riprova. In cerca di un un minimo indispensabile, dimenticando a volte il massimo dovuto. Essendo parte di quelli in continua ricerca opto anche per vie alternative. Mi iscrivo in vari siti internet, creo un profilo lavorativo; tutto ciò a discapito della mia conosciuta riservatezza digitale. Non ho Facebook ma ho Linkedin – una contraddizione in cui vedo la mia vita sbandierata ai mille venti. E altri e altri profili…
Superando questo primo conflitto con me stessa giungo al passo successivo. Dopo l’iscrizione c’è il turno della compilazione dei dati. Qui, panico totale. Si sollecita una precisione della data di inizio e fine attività lavorativa; un esempio è il curriculum vitae “europass” con le sue richieste tecniche, quasi
scientifiche. Provo a ricordarmi un’ultima data fissa in cui ho iniziato a lavorare e finisco per perdermi tra i numeri. Molti lavori che ho fatto non sono stati riconosciuti ufficialmente, non è stato stipulato alcun contratto. Dunque come posso dire il giorno, il mese e l’anno preciso di inizio e fine di un ipotetico, ma plausibile contratto con uguale esattezza?
La questione della stabilità lavorativa è meno che un optional. Devi lasciarci la pelle per poter avere un contratto a breve termine e questo termine è così instabile o inesistente che finisci per avere vari incubi nel sogno. In altri paesi in cui sembra che le cose funzionino meglio – lo sanno che qui i diritti sono come il dessert che a casa si mangia solo in rare occasioni? Si può avere un piatto di pasta e niente antipasto, secondo,dessert e vino. Il travaglio è un cerchio che gira e gira ma non ha una fine. Aggiungo a tutto questo l’esperienza personale e, in tal caso, la questione prende altre pieghe. Ho studiato ed ho lavorato, facendo più lavori contemporaneamente. Chiamare i familiari in cerca di aiuto non è incluso nel pacchetto. Non hanno la minima possibilità. Sostenersi con le proprie gambe è assai difficile. Non sono né la prima e né sarò l’ultima.
Per fortuna a Firenze il settore turismo è una porta sicura, fonte primaria di stipendio. Detto questo, non è un paradiso. Il lavoro o e’ a nero o a chiamata.
Ti chiamano anche al penultimo secondo e se per caso hai il pezzo di pane vicino alla bocca ti conviene inghiottirlo in un fiato. Il diritto di replica viene tradotto in: “ti sostituiamo con la prossima del turno”. Ritorno all’argomento lavoro professionale e all’istante in cui io devo puntualizzare quelle date ingombranti. Quando vedo quella sfilata di profili di migliaia di giovani europei e non solo che hanno un curriculum così dettagliato come faccio a non cadere per terra?
Con una somma così notevole di lavori stabili, all’ultima della fila le opportunità sembrano un miraggio. In pratica le mie competenze sono valide e la voglia di imparare e di crescere è ancora più potente. Ho una notevole esperienza: lavorando, studiando, facendo vari stage e corsi di formazione ma tutto ciò si appiattisce se in quel pezzo di carta elettronica non ci sia un effettivo riconoscimento numerico, con un inizio e una fine definita. Mentre tutto scorre nelle mani degli altri, vedi il tuo futuro allontanarsi nella giungla…