Qui a Tirana si lavora anche la Domenica, i negozi non chiudono, i bar sono pieni di gente e per le strade c’è un viavai feriale. Mi adeguo ai ritmi locali e invece che perdere tempo in qualche locale a sorseggiare konjak, rimango alla Marubi dove Saibir mi mostra i cortometraggi di diploma degli studenti di quest’anno.
Non li vedo tutti, solo una selezione di essi, ma ne rimango particolarmente impressionato.
In questa settimana in cui sono stato qui in città si è svolto anche il “T.I.F.F” cioè il Tirana International Film Festival, evento annuale dove nei (pochi) Cinema della città si mostrano al pubblico lungometraggi e cortometraggi da tutto il mondo e non soltanto Albanesi. A causa degli impegni con la scuola non ho avuto occasione di andarci, se non una sera a vedere un vecchio film di Angelopulos proiettato fuori concorso, e così, sebbene Olti mi ha chiesto un articolo sul festival, non me la sento di scrivere nulla a riguardo, in quanto non avendovi partecipato in maniera seria e continuativa non posso né descriverlo ne esprimere giudizi su di esso.
Posso però azzardare delle recensioni sui cortometraggi che ho visto e parlare un po’ del rinascente cinema albanese.
I cortometraggi di diploma sono il lavoro finale che gli studenti del terzo (ed ultimo anno) della scuola devono realizzare per, appunto, diplomarsi.
Girati tutti in Hd e con le migliori attrezzature sul mercato, questi cortometraggi possono aprire uno spiraglio su quello che potrebbe essere il cinema albanese del futuro.
Il primo della selezione che ho visto si intitola “Koha e Lire” (Free Time) diretto da Kreshnik Serjani, premiato come miglior Regia alla Quinta edizione del Festival Studentesco “Early Bird” di Sofia (Bulgaria), rassegna cinematografica che raccoglie i migliori cortometraggi da tutte le scuole di Cinema dei Balcani.
“Koha e Lire” è una filosofica riflessione sulla morte, magistralmente narrata da Elvis Hoxha, noto professore di Filosofia ed Estetica sia all’Accademia Marubi sia all’Università Europea di Tirana. Lo accompagna sullo schermo la bella Anis Leka in un ruolo enigmatico e sensuale. Ottima la fotografia di Royald Elezaj, giovane promessa del Cinema Albanese. [foto: Anis Leka e Elvis Hoxha in FREE TIME]
Il secondo cortometraggio che Saibir mi ha mostrato si intitola “Per Ters At’Cast” (Jinx in a Jiffy) anch’esso premiato al medesimo festival come miglior montaggio. Con la regia di Gentian Koci (di cui avevo già avuto la fortuna di vedere il suggestivo “Antena” dell’anno precedente) la fotografia (e il montaggio) di Arianit Gjonbalaj, la sceneggiatura prende spunto da un fatto di cronaca realmente avvenuto. Il primo Ottobre del 2007, un uomo si uccise dandosi fuoco in una piazza al centro di Tirana. La sera stessa i media nazionali mandarono in onda le atroci immagini di quel gesto drammatico riprese dal cellulare di un passante. Ben interpretato da Neritan Licaj, Emilio Leka e Amos Muji Zaharia, la storia scorre vibrante e veloce per le trafficate strade di Tirana. Una troupe televisiva raggiunge troppo tardi il luogo del fatto e le immagini riprese da quel telefonino passando di mano in mano mostrano al pubblico una realtà cupa e cinica.[foto: Amos Muji Zaharia in JINX IN A JIFFY]
Il terzo cortometraggio che ho visto è stato “Cigarja e fundit” (The Last Cigarette) di Gledis Bica. Un cupo noir in bianco e nero che racconta la storia di un uomo che aspetta di essere ammazzato da un sicario del suo boss, e rivive gli episodi che lo hanno portato a quella situazione. Le ultime dieci sigarette sono state decisive per quel drammatico precipitare degli eventi. Ritmato e convincente il cortometraggio si regge molto sulla buona interpretazione di Devis Muka.[foto: Devis Muka in THE LAST CIGARETTE]
Dopo questo è stato il turno di “Mr. Fly” dell’estroverso Enkel Gurakuqi, in cui è anche protagonista. Una surreale storia che narra la giornata di un calciatore e di una mosca, della ricerca del successo e dell’incubo dell’esclusione in una ipnotica Tirana piena di sole. Semplice e sperimentale, è una buona revisitazione del celebre racconto di Kafka “La metamorfosi” da cui prende ampiamente spunto.[foto: Enkel Gurakuqi in Mr FLY]
L’ultimo che ho visto è stato il bellissimo “Kumarxhiu” (The Gambler) di Reard Gjermani. Un cortometraggio davvero ben fatto, equilibrato e coerente. È la storia di un ragazzo (interpretato dal bravissimo Florian Agalliu) che a causa del vizio del gioco è finito in prigione. La narrazione procede a ritroso a ripercorrere le tappe di quella caduta e grazie ad una scrittura drammatica precisa ed efficace coinvolge lo spettatore nello struggimento morale del protagonista, nella sua quotidiana lotta tra il vizio e la virtù. [foto: Florian Agalliu THE GAMBLER]
Insomma il livello di questa piccola selezione di cortometraggi che ho visto è molto alto, e questo genere di Cinema (corto appunto) è quello che in Europa sta tenendo vive molte cinematografie nazionali e quello nel quale avvengono le sperimentazioni più interessanti.Un intero circuito di distribuzione internazionale di questo genere di Cinema è ormai in Europa universalmente noto e festival e rassegne spuntano ovunque, a mostrare che il cinema corto e (assai spesso) “low budget” è la nuova frontiera del Cinema Indipendente.
Molta della programmazione del T.I.F.F. è stata basata infatti sui corti nazionali e internazionali e gran parte del budget che il ministero della cultura albanese mette a disposizione del Cinema è proprio per i cortometraggi. Se da qualche parte la Cinematografia Albanese sta ritrovando se stessa è proprio qui, in questo vasto laboratorio fatto di scuole, di studenti, di filmaker indipendenti, di rassegne ufficiali e non ufficiali, di cinefili, di appassionati, di semplici curiosi, di amici e di parenti, in una dimensione davvero internazionale.