Sono rientrata da poco da una visita nella mia cara città natale, Tirana.
Devo dire che a distanza di un anno – dall’anno scorso quando l’avevo visitata – questa volta ho avuto modo di verificare di persona i suoi due significativi cambiamenti architettonici:
Le ristrutturazioni della “Piazza Scanderbeg” e del più grande Mercato cittadino, il Nuovo Bazar, “Pazari i Ri”.
Il Nuovo Bazar, il Cuore di Tirana
Mi soffermo per un attimo al “Pazari i Ri”.
E questo ha un suo perché. Il “perché” della precedenza nella graduatoria di gradimento e quella del parlare di esso prima di altre cose, si ritrova nel fatto che noi tiranesi, lo abbiamo sempre considerato il “Cuore della città”, per la sua vitalità.
Prima di parlare della situazione odierna però, io preferirei fare un flashback nel tempo e riportarvi qualche chicca inerente alla storia di Tirana come città, con tutti i suoi elementi e le sue angolazioni – compreso il Pazar i Ri – e altrettanto, quelle contenenti ricordi ed impressioni del mio stesso passato a Tirana.
Quindi, delle chicche di ricordi personali anche del Bazar.
Breve storia del “Pazar i Ri” – “Nuovo Bazar” di Tirana
Partendo dal presupposto che le vestigia architettoniche di Tirana sono miste, ottomane e mitteleuropee, so che nel 1923, nel piano regolatore urbanistico di Tirana, da parte dell’ingegnere albanese Eshref Frashëri, era stata definita una piazza di forma circolare, la quale avrebbe avuto come denominazione, il nome di Esad Pascià. Lui è stato il Pascià che ambiva a posizioni importanti nella gerarchia monarchica in Albania.
Ma, nel 1930, il re Zog vi instaurò lì il primo Mercato. In precedenza, lì erano stati allestiti i banchi di lavoro di tutti i maestri che praticavano gli antichi mestieri. Il Re ordinò l’allestimento della struttura che avrebbe ospitato i primi punti vendita di carne e pesce.
Nel 1940, gli architetti italiani, capitanati dall’architetto Florestano De Fausto e Armando Brasini e più avanti, da Gherardo Bosio, avrebbero lasciato inevitabilmente la loro impronta stilistica anche sul Nuovo Pazar di Tirana.
Loro contribuivano già a partire dagli anni ’30 alla progettazione ed alla costruzione di una considerevole parte di strade e di edifici importanti istituzionali, governativi e privati di Tirana – compreso la costruzione degli edifici dei sei ministeri nel 1931 ed il Palazzo del Municipio nel 1929 -1931 – quest’ultimi, situati nella piazza Scanderbeg.
Si riferisce a questo periodo il cambiamento dal punto di vista dell’odonomastica, del nome della piazza in cui è esteso il Pazar i Ri, che da “Piazza del Pascià”, viene denominata piazza “Avni Rustemi”.
Questo è il nominativo di un giovane studente albanese, colui che proprio il sopracitato Pascià, considerato un traditore dell’Albania, lo uccise a Parigi nel 1920 in un attentato.
Questo costituisce anche la denominazione odierna della piazza del Nuovo Bazar.
Ricordi dal Pazar degli anni ‘80
Il Bazar costituiva per tutti noi ragazzi di Tirana, un luogo molto affascinante ed intrigante. Era molto più vitale degli altri punti stessi importanti del centro di Tirana, proprio per questo insieme di centri vendita di frutta e verdura – tanti contadini dalle campagne di Tirana, giungevano lì con i loro cesti di paglia, a vendere i prodotti bio del proprio orto di casa – poi, per i punti vendita di carne e pesce, per la gente che vi girava, per i venditori del pollame vivo, per i negozi adiacenti, per le stradine circostanti, l’aria diventava frizzante.
Io frequentavo le superiori in un liceo scientifico non molto distante dal Bazar, e da adolescente, quando avevamo qualche ora buca, ci recavamo lì, intrufolandoci nella sua confusione. Il Bazar possedeva la sua aria orientale, così come buona parte dell’urbanistica mista di Tirana. Vari odori di spezie aromatiche ed alimentari si mescolavano e si propagavano nell’aria.
Se vi dicessi cosa andavamo a comprare, vi farei forse sorridere, in quanto io appartengo ad una generazione albanese che negli anni ’80, si ritrovava in un’Albania sofferente di fine dittatura. Per cui vigeva carestia e il mercato stesso sentiva ormai il peso del cambiamento sociale e politico. La merce scarseggiava e di conseguenza noi ci accontentavamo di poco.
Vi allego un elenco di prodotti genuini che noi ragazzi andavamo a cercare al Bazar:
– Delle giuggiole. (“Hide” in albanese)
– Delle prugne verdi ( “Kumbulla shahine”). Il loro vero nome è “Janerik”, deriva dal turco e significa “Prugne dell’anima”.
– Dei frutti di corniolo ( “Thana”).
– Vari semi, di zucca e girasole tostati e salati.
– Il nespolo comune (“Mushmolla”), diverso da quello giallo, “Nespolo del Giappone”.
– Il bagolaro. ( “Caraca” in albanese)
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Insomma, principalmente, queste cose. Tutte, “confezionate” e vendute in dei coni fatti di fogli di giornali.
Così come oggi, si curiosa tra gli involucri dei cioccolatini “Baci” che contengono un messaggio – sorpresa all’interno, noi curiosavamo sul frammento stampato che ci capitava in quel determinato pezzo di giornale strappato, che fungeva da “confezionamento” rotolato a forma conica per i prodotti che acquistavamo.
Alla fine, prettamente da sorpresa poteva rivelarsi anche quella!
Tra la carta da imballaggio improvvisato, ci poteva capitare anche qualche pagina di libro in lingua straniera. E da lì, la curiosità si amplificava, proprio per la voglia di fuga della gioventù albanese, che fino ad allora aveva vissuto sotto l’isolamento totalitario del paese, senza nessuna apertura e contatto con l’estero.
Trova alla fine, ad un certo modo forse, una risposta tra queste righe ed in questi dettagli, la sussistenza del nostro potere creativo maggiore, di quello delle generazioni odierne e non solo: la nostra voglia di libertà.
“Pazari i Ri” – “Il Nuovo Bazar di Tirana” oggi, ristrutturato.
Fa riferimento a marzo 2017 , quindi molto recente, la fine dei lavori di ristrutturazione e l’inaugurazione del “Pazari i Ri” nella capitale albanese. I lavori sono stati curati dal Municipio di Tirana.
La tettoia dello stand verde per la vendita di frutta e verdura, riporta dal punto di vista architettonico, il tetto delle case autoctone tiranesi.
Lo stile del mercato nuovo si attiene in questo modo, solo parzialmente alla traccia orientale, conformandosi minimamente allo stile vecchio del precedente Bazar. Per il resto, è stato effettuato un rinnovamento totale stilistico ed architettonico. Molti i colori ed i disegni negli stabili adiacenti e i loro motivi, che offrono una grande luce e vitalità al Mercato.
L’ordine del Mercato è molto evidente. Io di mio, risento un po’ la differenza con il vecchio Pazar, forse subentra il fattore nostalgia.
Ad ogni modo, in una Tirana rinata, nuova e non solo: molto più popolata degli anni ’80-’90, era proprio necessaria questa sistemazione sia per l’ordine, che per gli standard di igiene.
Il Pazar oggi ospita un enorme numero di clienti albanesi, abitanti di Tirana, ma anche di stranieri residenti a Tirana. Senza dimenticarci che quest’ultimi presenti nella capitale albanese, soprattutto italiani, sono in tanti.
E il Pazar, essendo che nella nuova organizzazione, non contiene solo gli spazi di vendita di frutta e verdura, di carne e pesce e vari alimentari, ma anche l’ampio spazio di intrattenimento con diversi bar, locali e punti di ristoro, la gente trova in questo modo, l’opportunità di intrattenersi in compagnia per il tempo che desidera. C’è anche una piazzola che funge da spazio ricreativo, in cui si organizzano eventi vari.
Del “Pazari i Ri” ho realizzato delle foto che corredano questo articolo. Non sono una fotografa, ma l’arte della fotografia mi piace molto a prescindere e in maniera amatoriale, spesso ne effettuo diverse, in luoghi che catturano la mia attenzione. Spero siano di vostro gradimento.
La prossima volta, parleremo della “Piazza Scanderbeg” – anch’essa rinnovata di recente – come una delle arterie principali della capitale albanese e come elemento-testimone di svariate vicissitudini tra passato e presente di Tirana, rappresentativa di un po’ tutta l’Albania.
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