L’abitazione tiranese, quella autentica, l’antica casa degli – “tironsa” in dialetto locale – autoctoni, coi mattoni “qerpiç” di terra cruda, oggi si può considerare in via di estinzione.
Anche perché, quel tipo di mattoni è molto delicato, oltre che antico e raro. Essendo di terra cruda, è sufficiente l’azione erosiva di piogge e venti per sgretolarli. Tutto questo, in concomitanza con più elementi, dove la clessidra del tempo gioca a loro sfavore, rendono la loro vita ancora più fragile.
Simbolo della tradizione del popolo di Tirana
Molte case sono diroccate per cui, quelle poche rimaste, come simbolo della tradizione del popolo di Tirana, sono oggi proclamate “monumento di cultura”, e restano sotto la salvaguardia e la protezione del Ministero della Cultura e delle rispettive istituzioni statali.
Pur essendo cresciuta in uno dei quartieri più importanti di Tirana, poco distante dal centro città, dove abitavo in uno stabile di cinque piani, queste abitazioni private le conosco bene, nei minimi dettagli e ne sono particolarmente affezionata, oltre che affascinata.
L’abitazione Tiranese – Bahçe Tironse
La caratteristica casa dei tiranas autoctoni è sempre stata un secondo focolare per me, quella era la casa della mia zia materna, – una casa costruita circa un secolo fa – in cui trascorrevo l’estate nella “bahçe tironse”, nel loro giardino dietro casa, pieno di alberi da frutto. Sotto l’ombra degli enormi alberi di gelso e di ciliegio, io mi trattenevo leggendo e scrivendo, poiché queste passioni, convivono con me fin dalla tenera età.

Godere il panorama della natura, mentre percepivo il profumo che gli alberi da frutto emanavano in tutto il giardino, era questo un lusso che noi che vivevamo nelle palazzine, non potevamo permettercelo spesso.
E’ stato proprio da questa zia – lei ormai in età avanzata – che ho ricevuto a distanza di più di trent’anni una bellissima sorpresa!
“Un piccolo segreto”, un quadernino di appunti di quando avevo all’incirca dieci anni, con le mie prime poesie, che avevo nascosto sotto terra, in una cassetta metallica, sotto l’albero di gelso nella loro “bahçe”. Naturalmente, rimosso dalla memoria, a causa delle svariate vicissitudini di vita.
Gli zii mentre facevano dei lavori di manutenzione del terreno hanno ritrovato la cassetta, con dentro il mio tesoro, il quadernino!
Al posto del ritrovamento di un’ eventuale anfora piena di monete d’oro, che le generazioni tiranesi di quel periodo – alla fine della Seconda Guerra Mondiale – nascondevano sotto terra, per evitare che il regime comunista li derubasse, cosa che in realtà ha fatto con le proprietà di molte famiglie benestanti tiranesi, sequestrando tutti i loro beni con la collettivizzazione forzata e l’abolizione della proprietà privata.
E che cosa trovano i miei zii?
Il mio bauletto di metallo con dentro un quaderno!
Chiaramente non è che il quaderno contenesse chissà quali cose, ma per una bambina, era un modo per custodire i suoi segreti, visto che allora, era difficile avere un diario personali e forse, ancor meno una cameretta propria in casa. Col passare del tempo, me ne ero totalmente dimenticata e la zia, dopo più di trent’anni, mi ha spedito in Italia il quadernino-reliquia intatto, anche se con le pagine ormai ingiallite. E oggi, attraverso questa reliquia preziosa, ho rivisto la mia calligrafia da bambina e le mie idee creative di allora!
Questa cosa mi ha toccato molto e mi ha fatto ripercorrere molti altri bei momenti della mia infanzia felice nella mia Tirana.
Inoltre, i miei migliori amici d’infanzia, nei confronti dei quali, né il tempo che scorre veloce, né la distanza geografica – vivo ormai da 25 anni in Italia – non sono stati in grado di separarci, perché legati da un sentimento di amicizia vera e sincera. Per cui, il ricordo affettivo della loro “casa tironse”, mi coinvolge emotivamente in maniera particolare.
L’aspetto architettonico di un’abitazione tiranese
Il Bodrum
Per quanto concerne l’aspetto architettonico, un’abitazione tipica di Tirana, è costituita in primo luogo da un’altezza relativamente bassa, cioè generalmente situata su un unico piano. Solitamente un piano rialzato e sotto, il “bodrum”, le cantine. “Bodrum” è un termine turco, così come altri termini di allora nella denominazione di ambienti e suddivisioni della casa. Queste tracce linguistiche turche, come molte in ambito gastronomico ecc., sono state introdotte e rimaste in Albania a causa dell’occupazione ottomana, che durò per ben cinque secoli, e sono stati integrati nella cultura del nostro popolo.
I mattoni di terra cruda
Anteposto alla casa, c’è il cortile e posposto, il giardino con orto e alberi da frutto.
Il materiale caratteristico dei mattoni con cui l’abitazione è costruita, costituisce quindi, una sua peculiarità: i mattoni delle abitazioni di Tirana, “banesat tironse” sono composti di un materiale che si chiama “qerpiç”. Questi non sono altro, se non mattoni di terra cruda – come era solito usare nell’edilizia dell’antichità – non sono cotti al forno, ma lasciati ad essiccare e cuocere sotto il calore naturale dei raggi solari.

Le case costruite con mattoni di terra cruda, anche in Italia, in quanto antiche e dall’alto valore etnologico e storico, situate specialmente in regioni quali Abruzzo e Puglia, sono considerate come patrimonio culturale nazionale.

La parte bassa esterna dei muri delle abitazioni, veniva spesso rinfrescata tinteggiandola con una pittura bianca, fatta semplicemente di calce. Questo era un segno di buon mantenimento del muro di casa e indicatore di igiene soprattutto. Il tetto, era coperto di tegole di terracotta. Nell’arcata sotto le tegole, regolarmente le rondini costruivano i loro nidi.
Il grande portone di legno
Una volta aperto, si entrava nel cortile. Nel cortile, si sfoggiavano grandi doti di accoglienza. I membri della famiglia tironse, molto pacifici e cordiali attendevano gli ospiti oppure, chiunque avesse bussato alla loro porta di casa, onorandolo a dovere ed augurando lui il benvenuto. Tra i primi ad accogliere gli ospiti, si schierava la più anziana di quel nucleo familiare, la madre oppure la nonna della famiglia, “ija tironse”, molto autoritaria e rispettata, con in testa il “merhaman i bardhë” ( il copricapo tipico delle donne di mezza età mussulmane, fatto di tessuto di garza di cotone, bianco come la neve).

Il pozzo dell’acqua potabile
Nel giardino non poteva mancare il pozzo dell’acqua potabile, la principale fonte idrica dell’abitazione. C’era anche una fontana ed un lavandino multiuso, nel cortile anteposto alla casa. Accanto al grande portone e nel muro adiacente, imponente, cresceva una vigorosa vite.
I tiranas con l’uva che vi raccoglievano, producevano l’acquavite, “raki”, fatta in casa da loro e che, nelle case dei tiranas, anche oggigiorno non manca mai. Il “raki” di qualità e genuino, accompagna i brindisi nelle tavolate dei tiranesi, sia nei momenti di gioia e festeggiamenti vari, sia in quelli tristi e di dolore, come sfogo consolatorio.
La pavimentazione interna
Io non ho potuto constatare di persona, com’era la pavimentazione interna delle case tiranesi costruite in tempi remoti – cioè in case di più di cento anni – anche perché ciò che io ho visto nelle case di 80-100 anni, è stata una pavimentazione interna realizzata interamente in legno.
Questi fatti risalgono pressappoco ai tempi della monarchia albanese, quella di Re Zog, cioè negli anni 1920 – 1930, fatta sia con materiali di costruzione albanesi, sia da quelli che arrivavano anche dall’Italia.
La pavimentazione esterna
Ad esempio, la pavimentazione esterna, quella di portici o verande, era composta da mattonelle italiane. In casa di mia zia, queste mattonelle con i loro mosaici ed i loro colori, mi attraevano molto, erano e sono tuttora di grande resa estetica. Tutt’oggi, quelle mattonelle resistono al tempo. Considerando che sono da esterno, quindi esposte all’azione degli agenti atmosferici.

Gli infissi
Le grandi e alte finestre – in correlazione, molto alti anche i soffitti – con le tende fatte a uncinetto e gli scuri in legno, costituiscono un’altra caratteristica delle abitazioni private tiranesi che, messa a confronto con tutto il resto dell’urbanistica albanese del tempo – prima dell’arrivo della democrazia, fino agli inizi degli anni ’90 – omologata, fatta da palazzi dell’edilizia statale di massimo cinque piani, senza tapparelle alle finestre, senza persiane o scuri, risulta un dettaglio molto affascinante e che appartiene unicamente a queste case.
Stessa cosa vale anche per l’estetica delle vetrate delle porte e perché no, anche quella delle inferiate. Di materiali pregiati e lavorazione di qualità anche essi.

L’arredamento
L’arredamento della casa tiranese, come elemento principale, “oda”, la stanza di soggiorno aveva” i minder”, dei piccoli divanetti bassi. I quali solitamente all’inverno venivano ricoperti con delle “shilte” pelle di animali, tavolino basso “sofër”, “oxhaku” il camino, nel quale pendevano “tenxhere” e “garuzhde”, cioè pentoloni e cucchiaioni per la cucina, luogo in cui consumava i pasti tutta la famiglia riunita.
Col passare degli anni, naturalmente questo arredamento si modificò con mobili più recenti, al passo con i tempi. In casa di mia zia, ricordo, intrecciato agli elementi tradizionali di arredo tiranese, nella stanza in cui soggiornavano, il maggior spazio veniva occupato da un’enorme biblioteca, perché mio zio era un grande appassionato di letteratura. Quella biblioteca mi affascinava, mi sembrava un vero impero.
In un certo senso, effettivamente così lo era, per il contenuto dei libri che vi erano sistemati nei suoi scaffali.
Un giorno, ero appena arrivata dalla zia, e da quella cucina vidi uscire la “ije”.
Era la donna più anziana di casa, la suocera di mia zia, che conviveva con loro. Portava una teglia in mano, la quale aveva fatto propagare nel salone, una scia di fragranza di una specialità culinaria tipica tiranese che solo lei sapeva preparare con tanta maestria da “ije tironse” qual era.
Vorreste sapere cosa aveva cucinato la donna anziana? Ve lo racconterò nel prossimo episodio.
* Un ringraziamento particolare per le foto che corredano l’articolo va a Malvina Tagani di Tirana, Albania.
Non dimenticate di leggere la prima puntata Panoramica su Tirana