L’articolo di Gëzim Alpion, “Western media and the European ‘other’ – images of Albania in the British press” è stato pubblicato in inglese per la prima volta nel 2005. Vi proponiamo in italiano una versione dello studio pubblicato in inglese nel 2008, anno in cui Albania News ha assicurato il permesso dell’autore di pubblicare lo studio.viii) I Media Occidentali e “l’altra” Europa – I Media e i doppi Standards
Il Regno Unito, a quanto sembra, è ossessionato dalla correttezza politica e questo vale anche per i media inglesi. In Gran Bretagna non si può diffamare o parlar male di qualsiasi nazione. Questo trattamento “preferenziale” è riservato solo a paesi come l’Albania, che ancora non hanno un sistema mediatico proprio, forte e indipendente e altresì un’elite di studiosi che possa affrontare mediocri e mal intenzionati giornalisti occidentali o studiosi con pregiudizi il cui obbiettivo è quello di denigrare qualsiasi “altro” che non sia conforme alle “norme occidentali” e incapace di difendere la propria immagine. Più recentemente, i doppi standards dei media britannici, per quanto riguarda il trattamento dei diversi paesi, erano evidenti nell’articolo di A. A. Gill sull’Albania “La terra dimenticata dal tempo” pubblicato sul Sunday Times Magazine del 23 luglio 2006. Secondo il punto di vista di Gill, l’Albania è “buffa… una battuta finale, un paese Gilbert e Sullivan, una Ruritania di briganti e vendette, un regno di pantomima” e gli albanesi sono ‘bassi e con visi da furetto e dalle gambe tozze e leggermente arcuate, come quelle dei pony di Shetland’. Proprio come Dowling, Gill non può fare a meno di mostrare le sue superbe doti linguistiche. Ma a differenza di Dowling, Gill non presta attenzione ai dialetti albanesi. Quello che Gill considera come unicità della lingua albanese è che questa lingua è “un codice fatto apposta per i criminali” e “pateticamente, foneticamente buffo”.
L’articolo di Gill ha profondamente indignato un gran numero di lettori albanesi ed occidentali, che hanno scritto al Sunday Times Magazine per protestare.Uno degli albanesi che contattò il giornale è stato Lavdrim Terziu, direttore del giornale con sede a Londra, Albanian Mail. Nella sua risposta a Terziu Robin Morgan, direttore del Sunday Times Magazine, adotta un tono piuttosto accondiscendente e fa una sorta di predica a Terziu e ad altri lettori non abbastanza “raffinati” per un “colpo da maestro dello spirito inglese”, che non tutti comprendono e specialmente coloro che hanno la sfortuna di non essere nati in Inghilterra. Non c’è da stupirsi, se Terziu e i suoi colleghi albanesi non rimasero per niente sorpresi dall’atteggiamento arrogante, a loro avviso, del direttore Morgan.
Terziu contattò anche la “Commissione per i reclami contro la stampa” a Londra, soltanto per sentirsi dire:[Gill] aveva diritto di riportare un punto di vista negativo e di condividerlo con i lettori del giornale, i quali sarebbero stati consapevoli, visto il modo in cui è stato presentato, che l’articolo rappresentava la sua posizione soggettiva piuttosto che essere una indiscutibile esposizione dei fatti.
Se si adottasse la perversa logica della Commissione, in tal caso, anche un razzista fanatico come Hitler sarebbe autorizzato a manifestare apertamente il suo giudizio negativo sugli Ebrei e condividerlo con i suoi sostenitori, i quali, come la storia ci racconta, non avevano scrupoli nell’adottare la sua “posizione soggettiva” per trasformarla in una “assoluta approvazione di fatto”. Il verdetto secondo cui “la Commissione era soddisfatta che il giornale avesse dimostrato che il giornalista aveva abbastanza materiale su cui basare le sue osservazioni e conclusioni riguardo il paese” trasmetterà senza alcun dubbio un messaggio sbagliato ad altri giornalisti inglesi altrettanto mediocri e razzisti quanto Gill.
Il messaggio, cioè, che è concesso scrivere che quello che gli albanesi fanno all’estero è “in gran parte illegale” e che, eccetto Madre Teresa, gli altri sono internazionalmente “malfamati”.
I lettori inglesi, ovviamente, non sono facilmente abbindolati da uno scrittore di secondo rango come Gill, lo stile di scrittura del quale è considerato essere la personificazione dello spirito inglese solamente da un piccolo numero di direttori come Morgan. Ci si chiede se Gill o Morgan avrebbero avuto lo stesso coraggio di scrivere e fare una difesa di articoli scritti in termini così offensivi, contro altre persone e specialmente su coloro che hanno una posizione di alto livello nella gerarchia delle nazioni oppure contro altre nazioni, grandi o piccole, con un maggiore “status” o “peso” nello scenario internazionale, diverso da quello della “insignificante” Albania? La risposta a questa domanda è data da Noel Malcolm di All Souls College, Università di Oxford, una delle personalità che ha scritto al Sunday Times Magazine per protestare contro l’articolo di Gill:Immaginate se Gill avesse scritto la seguente frase: “Gli Ebrei sono brutti, con un grande naso. La loro storia dimostra che sono a tutti gli effetti una barzelletta – una massa di perdenti. Credono in qualcosa chiamata la Torah, che è un manuale su come tirare pietre alla gente fino alla morte. Molti Ebrei fuori dall’Israel sono occupati in affari equivoci e nell’usura”. L’avresti pubblicato? Nonostante ciò, hai pubblicato un articolo equivalente sugli Albanesi. Certo, i tuoi lettori abituali potranno capire che Gill è un giornalista politico autonomo, il quale pensa che offendendo le persone in massa sia un utile mezzo per acquistare pubblicità. Ma ci sono molti albanesi rispettabili, che lavorano duramente, qui ed anche altrove, i quali non ne sono al corrente e che saranno profondamente delusi e turbati nel vedere una tale farragine di pregiudizi e di disinformazione.
Riportando l’ultimo concetto di Malcolm, James Doherty non usa mezzi termini nella sua lettera di protesta al Sunday Times Magazine, quando elenca alcune della ragioni per le quali l’Albania non ha tutte le responsabilità per i mali sociali che le vengono attribuite:L’Albania ha dato i natali a personalità di livello internazionale: filosofi, accademici, scienziati, Papi (Clemente XI) e, infine, star di Hollywood. Il problema dell’Albania è che essa si trova tra paesi dai quali proviene la prostituzione e quelli che la consumano. Se noi occidentali mettessimo in pratica almeno una parte di tutta la decenza che predichiamo, l’Albania non sarebbe un terreno favorevole per le organizzazioni di malavita che sostengono la prostituzione: dalla Mafia Italiana al consumatore inglese!Ho lavorato nei Balcani per più di 20 anni e, a parte le minoranze criminali, gli Albanesi sono le persone più generose, degne di fiducia, gran lavoratori e affettuose nei Balcani. Sembra che ancora ci siano scrittori e giornalisti che credono che la civiltà sia un privilegio, una virtù, un diritto concesso da Dio e un destino appartenente a un selezionato gruppo di nazioni. Per quanto riguarda paesi come l’Albania, quelli ad essa vicini ed altri piccoli paesi in via di sviluppo nel mondo, il massimo che possono fare è vegetare ed ammirare a distanza i traguardi dei pochi “civilizzati”, senza alcuna speranza di raggiungerli.
Alcuni scrittori in Occidente, apparentemente, non possono nemmeno sopportare l’idea che “un paese primitivo” come l’Albania, possa mai essere civilizzato. Probabilmente pensano che la “civilizzazione” dell’Albania sarebbe una perdita per la civilizzazione stessa perché senza un paese “grezzo”, “grossolano”, “selvaggio” come l’Albania non ci sarebbe nessun mezzo per gli Occidentali di sapere cosa significhi essere “incivili”.
Giornalisti inviati speciali, che indagano
su scandali, come Simon Kuper, Tim Dowling, Jocasta Gardner, A.
A. Gill e Mike Carter e reporters obiettivi come il corrispondente ambientale del The Guardian, Paul Brown e Andrew Mueller, sono consapevoli che l’integrazione dell’Albania nell’Unione Europea non è più un’ambizione irrealistica per il paese. Questo è il motivo per cui nel maggior numero di articoli apparsi sulla stampa inglese sull’Albania negli ultimi sei anni, i lettori sono esortati con insistenza a visitare il paese presto piuttosto che tardi. Se dovessero ritardare il loro viaggio verso l’Albania, dovrebbero dare la colpa solo a loro stessi. Perfino Tim Dowling riesce a vedere uno spiraglio di luce alla fine del suo viaggio-verso-l’inferno. “Se volete visitare l’Albania” consiglia Dowling agli ignari lettori del The Guardian “fatelo adesso, non sarà così per sempre”. Più recentemente l’appello sulla stampa inglese a visitare il paese è stato ripetuto da Duncan Campbell. Nel suo articolo “L’Europa segreta”, anche questo pubblicato sul The Guardian il 19 Marzo 2005, Campbell consiglia “a chiunque fosse mai venuta l’idea di visitare l’Albania, è meglio che ci vada adesso, prima che diventi come ogni altro paese”.
Fino a quando arriverà il momento nel quale l’Albania sarà diventata “come ogni altro paese” (leggi come l’Occidente), sembra improbabile che tanti giornalisti inglesi possano mantenere altro interesse per l’Albania e gli altri paesi dei Balcani, se non a mantenere viva il più a lungo possibile la loro “immagine ‘esotica”. Winston Churchill osservò una volta che i Balcani producevano più storia di quanto potessero mai digerire. Questo forse è vero. Ma è anche vero che i media occidentali, e specialmente la stampa inglese, trovano poco allettante l’idea di rompere la lunga tradizione di adoperare un linguaggio che spesso manifesta le sfumature dell’Orwellian Newspeak, quando si dipinge e rappresenta “l’altro”, incluso “l’altro” europeo. Edward Said sostiene che l’identità è un processo di sviluppo continuo e non deve mai rimanere statico. L’identità di paesi e nazioni è abbastanza fluida ma, se questa non viene rispecchiata nei media, il risultato non sarà semplicemente la cattiva informazione ma, ancor peggio, la disinformazione. Agendo secondo morale, i giornalisti occidentali possono rendere il loro inestimabile contributo per rendere l’Europa unita.
Titolo originale: Western media and the European ‘other’ – images of Albania in the British press. Tradotto per Albania News da Altina HotiL’articolo è stato pubblicato ogni settimana. Il 20 Gennaio è stato pubblicato la sesta parte dal titolo Il prezzo di un giornalismo con pregiudizi . Questa era la settima ed ultima parte dello studio.