L’articolo di Gëzim Alpion, “Western media and the European ‘other’ – images of Albania in the British press” è stato pubblicato in inglese per la prima volta nel 2005. Vi proponiamo in italiano una versione dello studio pubblicato in inglese nel 2008, anno in cui Albania News ha assicurato il permesso dell’autore di pubblicare lo studio.vii) I Media Occidentali e “l’altra” Europa – Il prezzo di un giornalismo con pregiudizi
Queste cronache fatte di pregiudizi sono destinate a nuocere all’economia del paese, specialmente nel settore del turismo. Inoltre, contribuiscono a diffondere l’ingannevole impressione ai lettori occidentali, agli uomini d’affari e agli investitori in Occidente che l’Albania non abbia fatto alcun progresso dalla caduta del comunismo e che inoltre non sia in grado di avviare una vitale industria turistica.
Il governo albanese è sempre stato cosciente della pessima immagine che il paese ha nell’estero. Ma, solo di recente, comunque ha cercato di fare qualcosa di concreto per correggere la situazione.
Il 23 febbraio del 2005 il quotidiano albanese ‘Biznesi’ riportava che il Governo albanese aveva chiesto alla McKinsey & Company di contribuire al miglioramento dell’immagine del paese per attirare così più investimenti dall’estero. Secondo Ulrich Frincke, il Direttore Regionale di McKinsey per i paesi del Sud-Est d’Europa, la collaborazione tra la sua agenzia di consulenza di management e l’Albania si prevede possa portare al paese investimenti per più di 300 milioni di dollari l’anno.
La decisione del Governo albanese di chiedere consiglio ad una così prestigiosa agenzia di consulenza manageriale fu oggetto di derisione da parte del reporter Robert Shrimsley.
Il suo articolo, “Tirana ci ha visti”, apparso sul Financial Times il 3 Marzo 2005, è abbastanza lungo ma ho voluto riportarlo lo stesso perché sostengo che reiteri molti degli argomenti pregiudizievoli – e in qualche caso ostili – che l’Albania spesso riceve dalla stampa inglese:
«Il Governo albanese ha chiesto a McKinsey di sviluppare una strategia per migliorare l’immagine del paese all’estero e attirare così visitatori stranieri.
Per: Il Gabinetto Albanese
Da: McKinsey, Ufficio di Zagreb
Oggetto: Rinnovo dell’immagine
In seguito alle nostre discussioni dello scorso mese vi presentiamo i nostri piani preliminari per promuovere l’immagine dell’Albania presso gli investitori esteri.
Siete già consapevoli che si rendono necessari cambiamenti strutturali. Il rinnovo dell’immagine difficilmente si realizzerebbe se non fosse in qualche modo incoraggiato e rafforzato da una buona idea innovativa. La corruzione dei funzionari dell’amministrazione fiscale e delle licenze sarà anche una forte tradizione nel vostro paese, però in un certo senso si scontra con la modernizzazione e lo sviluppo. Forse conoscete già la vecchia barzelletta tedesca che incoraggia i businessmen: “Volate pure in Albania, le vostre macchine sono già lì!”. Per quanto spettacolare questo possa sembrare, non è probabilmente l’immagine che vorreste trasmettere. Il requisito che tutte le Mercedes espongano una valida fattura di acquisto sul finestrino, potrebbe far miracoli nel vostro paese.
Una volta che tutte queste misure siano state prese, saranno necessari cambiamenti “di facciata”, che a loro volta aiuterebbero la nascita di una nuova e diversa Albania.
Come inizio, noi vi consigliamo un cambiamento di nome. “Albania” è dell’altro secolo e sembra risalire indietro agli anni di re Zog. Dovreste trovare qualcosa che renda l’idea di una nazione tecnologicamente avanzata. Dopo aver consultato diversi esperti di marchi, noi raccomandiamo il nome “aPod”. Questo evoca un’immagine molto più vivace, specialmente se gli U2 fossero i prescelti per scrivere il vostro nuovo inno nazionale.
Infine, troviamo che niente potrebbe stimolare di più gli investitori quanto una pacifica rivoluzione, preferibilmente accompagnata da qualche colore simbolo o qualche altro oggetto. Il valore pubblicitario di una rivoluzione, se poteste organizzarla, sarebbe immenso!
“Arancione”, “rosa”, “di velluto” e “dei cedri” sono già stati utilizzati, ma il rosa salmone è gradevole e ha un felice associazione con il lavoro. E grazie alla diffusa e globale ignoranza della politica albanese, probabilmente non ci sarà nemmeno bisogno di soppiantare l’attuale amministrazione visto che si ricicla facilmente nel potere ancor prima che tutta la stampa estera arrivi a Tirana!
Un nuovo responsabile delle comunicazioni potrebbe essere altrettanto d’aiuto. Alastair Campbell sarà disponibile dal prossimo maggio. Secondo gli standard albanesi, egli potrebbe risultare un po’ brutale, ma il suo background è molto valido così da assicurare una grande copertura mediatica alle riforme, così che ci vorranno anni prima che la popolazione realizzi che non si può tener fede alle tante aspettative.
Quando gli è stato chiesto cosa l’avesse motivato a scrivere un pezzo del genere, la risposta di Shrimsley è stata: “Il mio articolo era una piccola nota divertente posta verso la fine di una lunga colonna del giornale che illustrava la decisione di ricorrere alla McKinsey’.
Shrimsley non vede niente di sbagliato nella costante diffamazione che paesi come l’Albania ricevono da parte della stampa inglese, perché, come dice lui, “secondo la mia esperienza, i paesi devono assumersi le loro responsabilità per il trattamento che ricevono dalla stampa”.
Shrimsley ha di certo le sue opinioni. Sarebbe assurdo vedere paesi come l’Albania, o veramente, ogni altro paese che ha una costante copertura negativa sulla stampa inglese, semplicemente come “vittime”.
Non si può smentire che esiste una diffusa corruzione in Albania, che i politici albanesi non hanno ancora compreso il concetto di “leale opposizione”, che c’è ancora molto da fare perché sia le persone che ci vivono che gli stranieri si sentano al sicuro, che le infrastrutture del paese hanno ancora tanta strada da fare prima di eguagliare gli standard occidentali e infine, è altrettanto vero che la qualità dei servizi medici è a portata di ogni cittadino.
Paul Brown ha ragione quando nel suo articolo del The Guardian del 27 Maggio 2007, definisce Tirana come “La capitale europea dell’inquinamento”.
C’è da dire però, che l’Albania ha fatto una serie di considerevoli progressi a partire dalla dichiarazione d’indipendenza del 1912 e in particolare dalla caduta del comunismo, sedici anni fa. Sminuire gli sforzi che questa piccola nazione antica sta facendo per riuscire a far parte della grande famiglia dei paesi sviluppati, non è semplicemente una “nota divertente”; è uno scherzo di pessimo gusto.
Questo tipo di scherzo à la Shrimsley ha significativamente contribuito a rafforzare l’immagine prevalente in Occidente dell’Albania come il “cuore dell’oscurità”.
Shrimsley, naturalmente, non è l’unico giornalista britannico che aggiunge qualche nota di “umorismo” nei suoi articoli. E non è nemmeno l’unico reporter che non si rende conto del perché il pubblico non si mette a ridere leggendo articoli del genere, che appaiono così frequentemente sulla stampa inglese.
Un paio di anni prima della pubblicazione della “lettera che fa ridere” di Shrimsley sul Financial Times, un altro giornalista inglese, Charles Rae, si sentiva alquanto frustrato perché “dei guastafeste privi di alcun senso dell’umorismo” non riuscivano a cogliere il lato comico di Mr. Uomini’, una parodia pubblicata sul The Sun, il 21 gennaio 2003.
“Abbiamo inventato sette
personaggi nello stile di quelli preferiti dai più giovani, Mr. Uomini e le Signorine, in modo tale da rispecchiare le loro vite nella moderna Inghilterra” spiega Rae, autodefinitosi come Mr. Comico. Due di questi personaggi “preferiti” sono stranieri: Mr. Asilo Richiedente e Mr. Gangster Albanese. Ecco come il secondo è ritratto da The Sun:
Mr. Gangster Albanese
Mr. Gangster Albanese non si trovava bene in Albania, così ha deciso di vivere in Inghilterra. Esce con Mr. Spacciatore e Mr. Asilo Richiedente. Quasi sempre preferisce fare le stesse cose che fanno loro. Però, Mr. Gangster Albanese ha un lato gentile – lui ha invitato tutte le sorelle dei suoi amici a casa sua. Ha persino offerto loro un lavoro. Ha messo tutte le sorelle dei suoi amici in una casa comune dove poi ha invitato molti uomini a venire e a visitarle perché non si sentissero sole. Questi signori si divertivano talmente tanto che iniziarono a pagare Mr. Gangster Albanese per visitare la casa. Sfortunatamente, nessuna delle povere ragazze non vedeva un soldo. Mr. Gangster Albanese incassava tantissimo.
L’umore mediatico e soprattutto “innocuo” dei giornalisti Rae e Shrimsley continua da troppo tempo ed è di gran lunga responsabile per il costante disprezzo da parte di alcune persone, disprezzo che in termini economici si traduce in una grossa perdita di entrate da parte di potenziali investitori esteri, i quali, giustamente, non intendono intraprendere una qualsiasi attività né assumere rischi non necessari in nazioni che sono sempre definite incorreggibili. “Proviamo a fare alcuni accostamenti di parole”.
Andrew Mueller invita i lettori del The Indipendent on Sunday nell’introduzione del suo articolo ‘I veri colori di Tirana’, uno dei pochi articoli della stampa inglese dove non c’è alcuna intenzione di denigrare gli albanesi:
Io dico ‘Albanese’, tu dici… Gangster? Asilo richiedente? Prostituta? Persino ci sono dei fiumi infetti di virus in costante riproduzione in Africa che hanno una migliore immagine pubblica dell’Albania. In effetti, nei cortili scolastici londinesi, l’aggettivo “albanese” è diventato un espressione comune di qualsiasi cosa che si possa descrivere come scadente, fuori moda o criminale.
La nazione albanese e la stragrande maggioranza dei bravi cittadini albanesi all’estero che rispettano la legge, devono molti ringraziamenti ai loro concittadini criminali espatriati per questa ingiusta punizione ed umiliazione collettiva da parte dell’Occidente.
Alcuni individui irresponsabili, quindi, non debbono essere visti come rappresentanti di tutti gli albanesi. Non tutti i cittadini occidentali si comportano bene all’estero. Eppure quando dei teppisti tifosi inglesi mettono in atto distruzioni all’estero, nessun giornalista inglese li vede come la personificazione dell’intera popolazione inglese. Ma quando si tratta dei gangster albanesi, gli “spiritosi” reporters inglesi sono desiderosi di ricorrere ad articoli scandalistici, senza nessuna prova di fatti, veri o inventati, etichettando così tutti gli albanesi come dei criminali. Questo tipo di servizi giornalistici non vuole tanto informare o far divertire i lettori britannici, i quali sono molto più mentalmente raffinati di quanto i giornalisti e i direttori di giornale inglesi possano credere. L’intenzione bensì, è quella di stimolare ancora di più la pessima immagine esistente.
Di regola, i giornalisti occidentali che scrivono sull’Albania o su altri paesi ex-comunisti, vedono la “corruzione” come un problema “indigeno”. Oltre a criticare solamente i politici corrotti e gli uomini d’affari albanesi, alcuni giornalisti inglesi “dai sani principi” e i loro colleghi occidentali, farebbero un grosso favore alla povera Albania se potessero anche concretamente nominare e rimproverare nei loro servizi i loro leaders corrotti. E non solo quelli albanesi.
Di maggiore importanza sarebbe se questi giornalisti così “coscienziosi” facessero ancor più un favore ai loro stessi paesi, avendo il coraggio e l’integrità professionale di nominare e disonorare quei politici occidentali e i più noti imprenditori, i quali assolvono o addirittura aiutano direttamente i politici e gli imprenditori nei paesi come l’Albania.
La corruzione in Albania è certamente dominante, così come nel resto dell’Europa dell’Est, ma non sarebbe una cattiva idea se i giornalisti occidentali risalissero alle fonti di questa metastasi della corruzione, tanto in Oriente che in Occidente.
James Pettifer e Miranda Vickers, identificano altri motivi per i quali gli albanesi sono stati ritratti così negativamente dai media inglesi nel periodo 2001-2006. Sottolineando il ruolo decisivo del governo Blair nel far fallire il tentativo da parte di Milosevic della pulizia etnica degli albanesi nel Kosovo, che raggiunse il culmine con la loro espulsione di massa nel 1999, Pettifer e Vickers sostengono che nella burocrazia inglese vi sono ancora molte persone che non hanno mai rinunciato alla loro ‘Psicologia Yugoslavista Britannica” e alla tacita o esplicita approvazione dei crimini di guerra serbi in nome della loro opposizione all’Islam nei Balcani.
La vera preoccupazione dei filo-serbi nel Ministero degli Esteri inglese e nei Servizi segreti (MI6) non è l’Islam: essi si intromettono nelle politiche dei Balcani perché sono desiderosi di “proteggere l’egemonia serba nella regione”. Questa è la ragione del perché sono determinati nel sabotare l’indipendenza del Kosovo.
Per realizzare questi obiettivi contro il Kosovo e la nazione Albanese, gli inglesi filo-serbi si servono dei media inglesi. Così la macchina di propaganda “anti-albanese”è stata avviata a Londra negli ambienti della polizia e dei servizi segreti, con storie di cui si nutrono gli “amichevoli” giornalisti accentuando la presunta ed alquanto esclusiva minaccia della “Mafia albanese”.
L’impiego di alcuni ex poliziotti di Milosevic come ‘consulenti esperti’ negli Uffici centrali nazionali di polizia internazionale come l’Interpol sta a significare che la “demonizzazione” degli albanesi è divenuto un obiettivo primario anche per i media in paesi come Francia, Grecia, Italia e Stati Uniti d’America.
Questo però, non vuol dire che tutti i giornalisti occidentali godano nell’infangare gli albanesi. Ugualmente, non tutti i reporters occidentali erano pronti ad applaudire “la ampiamente falsa rivoluzione” dell’ottobre 2000 a Belgrado.
I giornalisti che si mostravano critici nei confronti dell’interpretazione che l’Occidente diede alla “rivoluzione” di Belgrado e alla gestione del problema del Kosovo, non ebbero alcun dubbio che la “disobbedienza” non sarebbe stata tollerata. Questo spiega perché questi giornalisti “furono allontanati per quanto possibile da posizioni di servizio di informazione nella regione” e furono sostituiti da personaggi più “accondiscendenti”.
Il diretto coinvolgimento di alcuni funzionari del Ministero degli Affari Esteri, dell’Esercito inglese e dei Servizi segreti (MI6) nella campagna mediatica contro gli albanesi dopo il 2000 è un inquietante esempio di censura dietro le quinte, che nei media britannici non è controllata. Sfortunatamente, questo tipo di censura è una caratteristica dei media nel mondo occidentale.
Titolo originale: Western media and the European ‘other’ – images of Albania in the British press. Tradotto per Albania News da Altina Hoti
L’articolo sarà pubblicato ogni settimana. Il 13 Gennaio è stato pubblicato la quinta parte dal titolo La morte del giornalista . Il 27 gennaio torniamo con la settima ed ultima parte: I media e i doppi standards