Alcuni giorni fa è cominciato il nuovo anno accademico in Albania. Come spesso accade dalle nostre parti, la classe politica trasforma questo evento in una giornata celebrativa, dove non mancano il classico augurio, varie promesse, ma è anche il caso per ricordare le imprese, oppure rispondere agli “nemici”.
Il fatto è che non si tratti di un’“epidemia” governativa, tutt’altro, è una sindrome dalla quale sono affetti tutti i leader politici, quelli che governano, ma anche quelli che stanno in opposizione.In questa festa d’altri tempi, non può certamente mancare neanche il Capo dello Stato, oltre che ovviamente al Ministro dell’Istruzione. Non si tratta solo di mere dichiarazioni fatte dalle poltrone degli uffici statali, ma di vere e proprie presenze in veste ufficiale in luoghi scolastici ed universitari che si ripetono di anno in anno. Non sono mancati nemmeno i casi, in cui, questo giorno importante, specialmente per i bambini della prima elementare, si è trasformato in un palcoscenico dove si parla di tutto, tranne che d’istruzione o futuro per i giovani. Il Premier Berisha quest’anno ha partecipato inseme al Ministro dell’Istruzione al primo giorno del nuovo anno accademico all’Università “Fan Noli” della città di Korça. Passando da quelle parti, il leader del partito democratico non si è dimenticato neanche di fermarsi per l’inaugurazione di una stradina di campagna, occasione nella quale il sindaco locale lo ha accolto con un enorme mazzo di fiori in mano. Prima dell’inizio del nuovo anno accademico, sono state le scuole medie superiori che hanno aperto le loro porte per gli alunni, e anche in quel caso, l’establishment statale non poteva mancare. Oltre a Berisha, anche il Capo dello Stato Bamir Topi ha partecipato alle celebrazioni in un liceo di Tirana, accuratamente scelto distante da quello dove sarebbe giunto il premier, per evitare ulteriori tensioni, che ormai tra di loro sono palesi e irrevocabili. Anche l’ex sindaco di Tirana e capo dell’opposizione socialista, Edi Rama, approfittando della campagna elettorale delle elezioni generali del 2009, ma anche di quelle locali del 2011, ha spesso usato i primi giorni scolastici per partecipare all’inaugurazione di diversi edifici dell’insegnamento restaurati o nuovi, cercando in qualche modo di accaparrare voti e facendo campagna in un luogo pubblico-statale, che in teoria dovrebbe essere a-politico. Ma da quello che abbiamo detto, non è stato l’unico, per carità. È interessante osservare che una pratica del genere, cioè quella dei riti politici nell’inizio degli anni scolastici, è del tutto un’eredità del passato comunista. Infatti, era una vecchia prassi del dittatore Enver Hoxha, recarsi in diversi luoghi pubblici, per far vedere che fosse egli il padre della nazione, amato da tutto il popolo, che lo acclamava e cantava al vento il suo nome a suon di tamburi come si suol dire. E dov’altro se non nelle scuole piene di giovani energici, organizzati ad – hoc per accogliere il leader supremo, si poteva manifestare più chiaramente l’aspetto del padre che si cura dei propri figlioletti?! Anche i giovani d’oggi in Albania hanno presente tramite le immagini televisive dei vari archivi, i piccoletti proiettati a ballare, recitare e tessere lodi alle imprese del Partito, che per la loro tenera età non capivano neanche cosa fosse. Oggi sono cambiati i protagonisti, ma non i mezzi. Infatti, dopo ventuno anni dall’arresa del vecchio regime, ci sono ancora bambini presenti nei palcoscenici delle campagne elettorali dei partiti politici, i quali con le vesti tradizionali ballano per i politici, e tengono sù in cielo le loro banderuole. Ci sono ancora politici locali che attendono con fiori in mano, i governanti, i padri della nazione, che nel periodo strisciante della transizione, specialmente ne sono stati due par-exellance. “I nuovi padri della nazione” usano per inerzia, senza precisi scopi, e a dimostrazione del non completo distacco dal passato comunista questa pratica. Infatti, se il vecchio regime in ciò si basava nell’esperienza sovietica, dove l’amore per la Patria e la nazione erano degli slogan propagandistici per tenere unita la federazione, la nuova classe dirigente albanese non trae nessun particolare giovamento o capitale politico da questa giornata, trasformata in campagna elettorale in “tempo di pace”. Infatti, nessuno manderebbe a dire nulla al Premier, al Presidente della Repubblica o al capo dell’opposizione se quel giorno si preoccupassero per impegni ben più importanti che incombono oggi sulle loro agende politiche, al posto di lasciare tutto per celebrare la sacralità del primo giorno scolastico. Paiono del tutto fuori luogo anche i mazzi di fiori, o gli enormi slogan in loro onore, che i premier trovano nelle strade che percorrono durante il tragitto per giungere alle varie inaugurazioni di seconda mano, che da doveri politici si trasformano in pubblicità occulte (mica tanto). Infatti, se nel tempo del comunismo potevano avere un senso, dettate dal forte dogmatismo, dalla propaganda o dal terrore, che trasformava i leader in divinità, anche a sostituzione delle religioni impedite per legge, oggi le celebrazioni con addirittura varie canzoni dedicate ad-personam alle principali autorità politiche, paiono un privilegio che i politici albanesi meno di chiunque altro si meriterebbero, visto che per colpa loro, ma anche nostra, siamo rimasti la “pecora nera” del continente per quanto riguarda l’integrazione nell’Unione Europea. In antichità i doni, i canti e i sacrifici erano dedicati alle divinità dinanzi alle quali gli umili sudditi s’inchinavano. Con la creazione delle nazioni nel medioevo, il ruolo del Re, e cioè, del Dio in terra ebbe un’altrettanto significato e devozione divina. In epoca moderna, soprattutto in Europa, è difficile trovare scene di sacrificio di animali per le “divinità” politiche, com’è successo un paio di mesi fa con lo sgozzamento di un agnello alle porte del municipio di Tirana, per celebrare la vittoria del nuovo sindaco Lulzim Basha. In Italia, negli ultimi anni mi ricordo solo di una canzone dedicata a un politico (quella che fece molto scalpore nella rete), al premier Berlusconi, ed era tutt’altro che una canzone di lodi. Invece nel così detto paese delle aquile, rapper e cantanti folkloristici si mettono in gara tra di loro per beatificare le imprese dei politici, che per questi ultimi dovrebbero essere dei doveri, ma che per la maggior parte di noi sono concepiti come dei favori che si fanno al povero popolo. Ma stando all’istruzione, fintantoché la gigantesca industria milionaria dell’istruzione privata (del tipo compra-vendi di lauree) continuerà ad avere alla meglio, e di tanto, su quella pubblica, le speranze per terminare questo horror sono ben poche. A Tirana, dove il grigio del comunismo è stato sostituito dai colori scadenti dell’ex-sindaco pittore, e dove le statue di Lenin e di Stallin, sono state abbattute per essere sostituite a pochi chilometri distanti (a Kamza) dagli enormi poster del premier e del sindaco locale, che stanno uno accanto all’altro come i due vecchi bolscevichi, purtroppo solo i meno fortunati, e che compongono un vero e proprio esercito, che ci vive con l’elemosina della politica, possono battere le mani ed alzare in cielo mazzi di fiori!