Anche lui non è sfuggito al destino di centinaia di suoi connazionali costretti a lasciare l’Albania. Elton Gllava è approdato sulle coste italiane, nascosto in un peschereccio.
“Non avevo altre scelte, il regime era caduto ed io non volevo stare sulle spalle dei miei”
Aveva 18 anni, ora ne ha 43 anche se, eliminata la barba, ne dimostra di meno.
“All’inizio ho fatto di tutto. Il primo lavoro, il più pesante, era da edile. Dovevo costruire il tetto in due giorni, alla fine estenuato dal caldo e dalla fatica, ho smesso. Poi ho conosciuta una ragazza che faceva a barista ed io, accanto a lei, l’aiuto pizzaiolo”
Ma Elton, ragazzo risoluto e determinato, ricco di inventiva, ha da subito allargato l’orizzonte per perseguire una meta, anche se ancora non ben definita. Per alcuni anni ha frequentato un corso di elettronica di videogiochi.
Intorno a lui si aggiravano persone tutte dedite all’immagine: registi, attori, artisti di ogni genere. Attirato da quel mondo decide di immettersi sulla stessa strada, iniziando dalla gavetta. Frequenta con assiduità e zelo la scuola romana di fotografia.
Da allora, quella del fotografo è diventata la sua professione.
Ma si riesce a vivere di sole foto?
“Si, perché ho creato, insieme ad altri, una associazione che si occupa di fotografie per turisti e aziende per le quali utilizziamo la fotografia come metafora (attraverso una serie di tecniche fotografiche), come è nella tradizione americana”
Ad Elton, impegnato nel sociale, molto sensibile al destino dei più deboli, piace raccontare, in una sorta di reportage, i fatti più nascosti, spesso drammatici della vita.
Ha avuto molto successo la sua mostra Dove i corvi avrebbero cantato .
Un titolo certamente inusuale.
“Il titolo della mostra è dovuta ad una frase detta da un vecchio che ho incontrato a Bulqizë, mentre aspettavo che passasse un corteo funebre. Lui parlando del posto, mi ha detto: “se qui non ci fosse stato il cromo i corvi avrebbero cantato”. Con questo lui intendeva dire che se non fosse stato per il cromo (il minerale) l’economia della zona sarebbe morta e dunque sarebbe stato il regno dei corvi (come metafora)”
Bulqizë un piccolo paese con 16.000 abitanti a Nord Est dell’Albania è al centro del documentario, della mostra e presto anche di un libro.
Da cosa è nato questo interesse quasi totalizzante?
“Ero andato in Albania nel 2012, prima di ritornarci avevo visto in tv scioperi dei minatori. Colpito da quelle immagini, sono tornato con l’intento di fotografare minatori, ma anche donne e bambini che venivano sfruttati dai privati, per selezionare il cromo nascosto tra i cumoli di roccia.
Il cromo è la realtà di questo paese. Il 25 per cento del Pil albanese dipende da questa pietra nera, che vale tanto ma che i cittadini se la vedono portare via, dai privati che la rivendono soprattutto alla Cina e dallo Stato, Confrontato con gli investimenti fatti nel Paese quello di Bulqizë è quasi nullo (guarda il servizio di “Le Iene” su Bulqizë)
Nonostante i miei genitori cercassero di dissuadermi di stare li attaccato ad una montagna, ci sono rimasto per due anni e mezzo. Insieme giocavamo a biliardo, mangiavamo, fumavamo ridevamo. In quel modo si è dissolto il blocco di diffidenza che avevano nei miei riguardi e hanno cominciato ad accettarmi. È nata un’amicizia.”
Come sono queste persone, soprattutto minatori, con le quali lei è convissuto in così stretto contatto?
“Sono persone da un grande cuore, hanno la bellezza dell’animo, generose, affettuose, che mi hanno fatto ricredere sul concetto che avevo dell’Albania”.
Perché quale è il suo rapporto con l’Albania.
“Conflittuale. In 25 anni sono stati fatti passi da lumaca. Sia per la mentalità che è rimasta chiusa. L’abusivismo e la corruzione non sono state eliminate”.
Ma Edi Rama è stato rieletto e questo qualcosa vorrà dire?
“Si, in realtà sia Rama, primo ministro, che il sindaco di Tirana Erion Veliaj qualche progetto positivo lo stanno realizzando, sia nella comunicazione sociale, nella cultura, scuola, asili, verde pubblico”.
Elton Gllava un duro ma buono, l’ha definito qualcuno che lo conosce bene. In realtà è così, poco sognatore, piuttosto un realista, politicamente orientato a sinistra, vicino all’umanità sofferente. Le ingiustizie lo indignano. L’onestà è alla base di tutto. Gli piace calarsi in situazioni di disagio e dolore.
Queste tematiche saranno certamente il filo rosso della sua professione.
Riassumendo il suo pensiero:
Sull’Albania si sta ravvedendo. Ultimamente ha notato una nuova energia che si sta diffondendo tra la popolazione. Il fatto, per esempio che Rama abbia ristrutturato e colorato le case è qualcosa che fa bene all’anima, perché non è uguale se vedi una cosa brutta o bella. Molto positivo è il suo impegno a fare dell’Albania uno Stato.
L’Italia un grande amore. Qui vive da 25 anni, ha molti amici e da 4 anni convive con una ragazza scozzese anche se di Roma fotograferà non le parti solari bensì quelle più periferiche e mal ridotte. Seguendo la sua Weltanschauung.
La fotografia: quella rivolta alle persone, gli è servita a superare, ad abbattere le sue difficoltà di comunicazione
Progetti: raccontare il cinema albanese, la follia della propaganda, portare i vecchi film in chiave moderna.
Il passato. Ha realizzato un servizio sui pazienti dell’Ospedale psichiatrico di Valona. “un’esperienza che mi ha segnato”.
[Grazie a Elton Gllava per la concessione delle foto che corredano questa intervista]