Le foto storiche sono da considerare un vero patrimonio antropologico. Sono non solo “immagini”, ma anche “oggetti” vintage, parlanti al contempo.
Oggi eseguiamo tanti scatti anche in modo isterico forse e senza criterio, da far addirittura perdere l’importanza al momento ed al soggetto immortalato.
Invece le foto d’epoca autentiche costituiscono una vera testimonianza della vita sociale del tempo rispettivo, riportano tratti e relazioni umane, da diventare una “foto parlante”, che ha molto da insegnarci.
A tal proposito, anche perché realizzate da fotografi professionisti e di alta qualità, riconducono a veri scorci di vita delle epoche remote in modo originale, suscitando molta emozione.
Questa è una bellissima foto realizzata a Tirana nel 1928 dal fotografo italiano, Luigi Pellerano, dipendente di National Geographic.
Il portamento visibilmente fiero di questa ragazza di etnia rom, che indossava abiti tradizionali di Tirana, aveva catturato l’interesse del fotografo, facendo in modo che lui immortalasse questa immagine, con localizzazione i piedi del rinomato “Ponte dei Conciatori” – “Ura e Tabakëve” a Tirana, vicino al Lana, in tempi in cui nel torrente Lana scorreva acqua pulita come non mai.
Lo scatto venne definito:
“Fiera attitudine”, ma non riuscì ad apparire nelle pagine del giornale.
Tuttavia, questi scatti in Albania, diventarono per quel fotografo italiano, un vero biglietto da visita dal punto di vista professionale in National Geographic in quegli anni.
All’epoca, era solito che dei bambini rom venissero adottati dalle famiglie benestanti di Tirana oppure si trattava di casi in cui, un’intera famiglia rom, venisse assunta alle dipendenze dei ricchi signori del posto.
La comunità rom all’epoca risiedeva nei pressi di Rruga e Elbasanit.
Osservando questa foto mi è venuta in mente la storia del testo della canzone “Zare”, interpretata dalla famosa soprano albanese, Tefta Tashko, denominata “l’Usignolo” per la sua voce idilliaca.
Questa canzone era dedicata proprio alla ragazza chiamata Zare, rom dell’Egitto, la quale era stata adottata dal signore benestante di Tirana, Murat Petrela, che l’aveva trovata a Cairo, Egitto, essendo che la bimba ai tempi era rimasta orfana all’età di 5 anni.
Dato che loro non potevano avere figli, avevano cresciuto Zare.
* Informazioni di Marsida Najdeni, cultrice di storia e folclore del distretto di Tirana. Residente negli Stati Uniti d’America. Tradotto ed elaborato da Adela Kolea.