La sua arte è poesia silenziosa, ma trasmette forti “emozioni di colori”. È quanto dicono i critici sulla pittrice albanese Anila Dekovelli Ciccone. Janni Cajku Luan Cejku l’ha intervistata per Albania News.
Anila D. Ciccone racconta le sue emozioni a contatto con la natura attraverso uno stile personale e poetico. I colori sono i protagonisti assoluti con le loro cromie vivaci e pure, che riescono magicamente a donare volumi e proporzioni all’intera opera. Fiori variopinti e gentili figure femminili vivono autenticamente grazie al dono dell’immaginazione e dell’estro creativo, che tutto permea nella sua arte. Il disegno è ben tratteggiato, e tuttavia sottolineato dalla forza espressiva della pittura. È un’arte verace e sincera, che non indulge su estetismi di maniera, ma che l’oppostosegue i propri ritmi naturali. Lo stile è solo all’apparenza semplice e immediato, ma consiste proprio in ciò la sua forza: celebrare la bellezza dei suoi soggetti attraverso un’arte schietta e genuina. Anila è sicuramente artista di comprovata esperienza artistica e sensibilità verso la natura e verso la pittura, raggiungendo cosi risultati estetici molto pregevoli. Queste sono le parole usate dall’alto Patrocinio del Presidente della Regione Puglia, durante la consegna del premio “L’Ercole di Brindisi”, un riconoscimento artistico culturale, conferito a Anila Dekovelli Ciccone.
Non è di sua consuetudine lasciare interviste e raccontare molto della sua vita personale. Lei, non ama la visibilità della sua persona. Preferisce comunicare tramite i suoi bellissimi quadri dipinti con passione. Ad ogni modo lei è disposta a dare notizia di sé ai lettori di Albania News con questa semplice intervista e rivelare ciò che i suoi numerosi ammiratori non sono ancora al corrente.
Se la definizione “Pittrice di successo” per un verso dà un’idea del valore artistico di questa importante pittrice, per un altro non rende giustizia alla sua variegata dimensione culturale. Cercherò di spiegarlo in un linguaggio semplice e chiaro, libero da qualsiasi tono “accademico”. Sin da piccola sei stata affascinata dal mondo dell’arte. La tua passione c’entra in qualche maniera con la tua famiglia? Sei figlia d’arte?
Si è vero. Da sempre sono stata attratta dal mondo dell’arte, soprattutto dalla pittura. La mia è un’abilità innata e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall’esperienza ma, non ereditata dalla mia famiglia. I miei familiari non sono artisti anche se, hanno sempre avuto una particolare sensazione di smarrimento davanti ad un’opera d’ arte cioè, non mancano di sensibilità artistica. Non sono una figlia d’arte. Di conseguenza non sempre sono stata incoraggiata nel mio percorso artistico, perlomeno non da tutti. C’è da dire che la figura dell’artista non era vista come una professione vera e propria, dato che non ti poteva dare una sicurezza di vita non solo economicamente parlando. Insomma, era una sorta di “campo minato”. L’unico che ha creduto in me era mio padre che con la sua dolcezza e tanta pazienza mi ha incoraggiato di proseguire il mio percorso artistico, lasciandomi libera a proseguire la mia passione. Ogni bambino ha bisogno di un punto di riferimento nel suo percorso formativo. Oltre a tuo padre chi stava vicino alla piccola/giovane Anila?
Durante il periodo degli studi, un grande supporto sono stati i miei professori Agim Shami e Abaz Hado. Colgo l’occasione per esprimere la mia riconoscenza.
Ti andrebbe di raccontarci in poche parole la tua vita passata in Albania?
Sono nata il 25.02.1969 a Durazzo – Albania. Nel 1983, ho partecipato, ad un concorso di pittura. La commissione mi premiò come la vincitrice del concorso. Vincendolo, conquistaiil diritto di continuare gli studi artistici presso l’Istituto d’Arte di Durazzo. Nel 1987 conseguì il Diploma. Ho partecipato a tutte le mostre organizzate dalla Scuola e dalla Galleria d’Arte della mia città. Per quattro anni ho insegnato disegno presso una scuola media di Durazzo.
Quando hai lasciato Albania, già non dipingevi più. Perché?
Ho fatto solo una volta il concorso per l’Accademia d’arte a Tirana ma non l’ho vinto. Il fatto di essere figlia di operai non ti aiutava a quell’epoca, questo si sa. Ma ciò che mi ha ferito di più, era il mio sogno infranto. Molto delusa e arrabbiata bruciai tutti i miei dipinti e disegni e non toccai più il pennello per 10 lunghissimi anni.A cosa si deve la tua scelta di venire a vivere in Italia?
In realtà avevo già visitato l’Italia prima da turista e solo dopo aver esaminato il terreno presi la decisione di fermarmi definitivamente. Ad ogni modo, penso che, la mia storia di immigrante assomigli a quella di tantissimi albanesi che vivono in Italia. Diciassette anni fa non solo la mia città ma tutta Albania era diversa e come tutti i giovani albanesi anch’io abbrancai un’occasione e presi la decisione di fermarmi a vivere in Italia in cerca di una destinazione più vantaggiosa per migliorare il mio tenore di vita. Che ricordi hai di quel periodo?
Me ne andai dalla mia bellissima città. Portai con me pochissime cose. Erano impalpabili ma calcolavano un peso opprimente e mi provocavano un atroce dolore, sensazioni che non avevo mai provati prima. Mi mancavano tante cose. Ad esempio, l’assenza dei miei familiari, i mieiamici. Persino il profumo del mio mare di Durazzo mi mancava.
Ormai sono diciassette anni che vivi in Italia. Con il passare del tempo i desideri cambiano, le esigenze si tramutano. C’è qualche cosa che è rimasta uguale dentro di te, per un lungo periodo di tempo? È vero, vivo in Italia da più di 17 anni. Ho deciso di lasciare la mia bellissima città con il desiderio nel cuore che un giorno, forse, se le cose andavano per il verso giusto, avrei ripreso ciò che ormai avevo abbandonato da tempo. Non ho rimpianti. Rifarei tutto quello che ho fatto per arrivare ad avere ciò che oggi fa parte della mia vita. Spesso mi vengono in mente le parole rese una canzone da Fabrizio De Andrè: “Immagini care per qualche istante, sarete presto una folla distante, scavalcate da un ricordo più vicino, per poco che la felicità ritorni, è molto raro che ci si ricordi degli episodi del cammino. Ma se la vita smette di aiutarti, è più difficile dimenticarti di quelle felicità intraviste, dei baci che non si è osato dare, delle occasioni lasciate ad aspettare, degli occhi mai più rivisti. Allora nei momenti di solitudine, quando il rimpianto diventa abitudine, una maniera di viversi insieme, si piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti che non siamo riusciti a trattenere”.
La tua arte (come rinforzano in tanti) rivela una notevole sensibilità espressa soprattutto dai paesaggi ricchi di colore, luce, ricerca e a volte intensa di momenti emotivi, che in qualche quadro sembrano scivolare nella malinconia di un ricordo, di qualcosa che è passato ma che ritrova memoria in quello che è dipinto. Che tipo di rapporti hai con Albania e cosa non manca mai tutte le volte che torni in Albania?
Il mio rapporto con Albania rimane puramente affettivo perché rimane sempre la mia terra. A Durazzo ho tutti i miei ricordi d’infanzia, il profumo del mare, i miei più cari amici tra i quali desidero nominare in particolar modo il prof. Nikolet Vasia. Devo molto a questa persona che con la sua tenacia mi consiglia di non lasciare mai più il pennello. Sono tante le cose che non mancano. Faccio visite ai miei parenti, amici, ex colleghi, ecc. – non a tutti – ogni volta che torno, poiché non sempre ho il tempo essenziale per fare tutto. Per rispondere in modo più preciso alla tua domando direi che in realtà
c’è una cosa che io non rinuncio mai e poi mai. Non posso non incontrare per fare una lunga e piacevole chiacchierata con Valbona Bihiku. Siamo amiche da una vita e non ci siamo mai perse di vista. Lei è per me come una sorella, abbiamo più o meno la stessa età. Eravamo vicine di casa, abbiamo studiato nella stesa scuola, lei studiava piano (oggi insegnante nella medesima scuola), invece io pittura. Mi piace molto la sua amicizia per tanti motivi. È prima di tutto una persona molto intelligente, autoironica ma anche molto riservata. È la classica amica che se ti vede gioiosa, ride con te come una matta anche per una piccola stupidaggine. Se ti vede triste, non ti viene a chiedere mai il perché, ma aspetta che tu ti confidi. Questa è una qualità che in generale io personalmente apprezzo nell’amicizia, ma in particolar modo nella nostra amicizia vera e pura, per me, questo vuol dire rispetto verso l’altro. Ho tenuto ottimi rapporti anche con uno dei pittori più affermati a Durazzo il Prof. N. Vasia e sua moglie Sh. Beqiri. Anche con loro non manca mai l’incontro a casa loro. Passiamo in compagnia delle belle notti in bianco chiacchierando un po’ di tutto. Io e Bona la chiamiamo addirittura Babbo. E una persona speciale per me. Ari Kiev diceva: “La volontà di pensare l’impensabile richiede il coraggio di restare in solitudine, di correre il rischio del ridicolo. Non tutti possono essere dei Picasso, ma ognuno ha la capacità di distinguersi dall’ambiente che lo circonda”. Dove sta la forza del tuo coraggio per riprendere a dipingere dopo dieci anni?
Inizialmente ho lavorato tanto, facendo dei lavori umili, ma per la pittura non c’era tempo finché non ho conosciuto il papà dei miei figli, che mi diede forza invogliandomi sempre di dipingere. È grazie a lui che ho messo la delusione da parte e ho ricominciato piano, piano a riprendere a dipingere sempre di più. Sono mamma di due bellissimi maschietti, condizione che non mi ha impedito di mettere da parte l’amore per l’arte. Ora sono grandi, 14 e 11, e ora sono in tre che mi dicono di dipingere e di mandare avanti il mio sogno. Ora grazie a loro posso dire a voce alta ANCH’IO HO UN SOGNO. L’amore sta nel trovare il coraggio che neanche sapevi di avere. Riguardo a questo, mi è sempre piaciuta una citazione di Simone Weil: “Una visione chiara del possibile e dell’impossibile, del facile e del difficile, delle fatiche che separano il progetto dalla messa in opera, basta a cancellare i desideri insaziabili ed i vani timori: da questo, e non da altro derivano la temperanza ed il coraggio, virtù senza le quali la vita è solo un vergognoso delirio”.
Da quando hai realizzato che il tuo lavoro è apprezzato qui in Italia e come ti fa sentire il fatto di essere un artista di successo di origine albanese?
Fu nella mia prima mostra collettiva “ART’ È DONO – mostra d’arte per l’Economia di Comunione” nella quale ho esposto i miei dipinti. Li fui notata anche dal maestro Luciano Primavera. Le soddisfazioni e sopratutto il frutto del mio lavoro comincia ora avere anche dei bellissimi risultati. Non avrei mai pensato che in Italia avrei ricevuto ciò che avrei tanto voluto ricevere nel mio paese d’origine, ma questo non mi fa essere triste, anzi, più orgogliosa di essere albanese ed avere dimostrato nel mio piccolo che se si lavora duro e se ci si crede in se stessi, prima o poi tutti ce la possono fare.
L’atto creativo è un fatto incomprensibile e molto affascinante. Cosa ti dice che un’opera è compiuta?
Difficile dire che un’opera è compiuta. Ritengo la mia pittura impressionistica ma anche la pittura dell’emozione e del colore. Ecco perché è incomprensibile pensare che un’opera sia completamente compiuta. Voglio emozionare ed emozionarmi con il fascino dell’emozione istantanea. I miei dipinti appartengono alla pittura del cuore certamente ma che non dice tutto anzi nasconde i miei desideri più intimi. Bisogna osservare bene, immergersi nel mondo magico dell’immaginazione. Cosi facendo, un quadro, non smette mai di comunicare e trasmette sempre nuovi emozioni.
Tu frequenti i cosiddetti “Saloni d’arte”. Hai partecipato a varie mostre e hai vinto numerosi premi. Quali sono i più importanti?
Ho partecipato a tante mostre contemporanee.
Potrei ricordare alcune come: “ARMONIE DI MAGGIO”, la personale “EMOZIONE DI COLORI”, “CALICE SOTTO LE STELLE”, “LA FORZA NEL COLORE” a Palombaro Sabina (Roma), la Collettiva nella Taverna di Popoli, “I COLORI NEL CAMPO DA GOLF” a Miglianico, dove sono stata premiata con il quarto premio, poi la personale di Guardiagrele. Quella che vorrei ricordare di più, è la mostra in cui ho partecipato per la prima volta e che facciamo spesso nella Bottega d’Arte di Chieti: “ART’ È DONO – mostra d’arte per l’Economia di Comunione”. Qui ho l’occasione di esporre i miei dipinti per questa Associazione di beneficenza, iniziativa che sosteniamo ormai da anni con una mia amica artista Sandra Rutolo.Un’altra mostra che mi ha dato tante soddisfazioni è stata l’estemporanea internazionale di pittura “ARTEATE” che l’Associazione culturale “Città Amica” con il patrocinio del Comune di Chieti ha organizzato nel 2007. Lì sono stata premiata con l’unico PREMIO SPECIALE riservato agli artisti d’Abruzzo.
A Dicembre 2009, ho partecipato al Concorso Internazionale per il Trofeo di New York. Eravamo oltre 7000 artisti da tutto il mondo di cui sono stati ammessi solo 1007 e tra loro anch’io. Sono stata tra i primi 60 artisti. Questa posizione mi ha dato la possibilità di partecipare alla Collettiva di artisti a Febbraio 2010 nella Galleria AmArt di Bruxelles, la quale, avendo esaminati il mio operato artistico, e collaborando con la Provinciaal Centrum Morele Dienstverleing di Bruges, mi ha premiato con il Trofeo di Bruges “Porta delle Fiandre“. Il 13 novembre scorso, sono stata premiata con il Premio “L’Ercole di Brindisi” (Riconoscimento Artistico Culturale) e nominata “Ambasciatrice dell’arte del Mediterraneo”, quest’ultimo un riconoscimento conferitomi dai Cavalieri Templari dell’Ordine della Civetta.
L’ Associazione Culturale ITALIA IN ARTE a dicembre 2010, a Lecce, mi ha premiato con il Premio Internazionale d’Arte “DAVID DI MICHELANGELO” (Alto Riconoscimento a Personalità del Mondo dell’Arte, della Scienza e della Cultura), con il Premio Speciale “Diritti Umani SALVO D’ACQUISTO”, per concludere con la nomina a Maestro d’Arte Benemerito e Socio Onorario 2011. Ho concluso felicemente il 2010 con il premio “GIORGIONE” dell’Accademia Gentilizia Internazionale “Il Marzocco” di Firenze, con la motivazione: “Per la sua pittura vibrante, coloristica, luminosa e poetica”. Credo fermamente che la cosa più importante è, essere onesti con quello che metti sulla tela a prescindere da tutto ciò che puoi avere come premi o riconoscimenti. È li che bisogna dare il massimo ed evitare di fare un’arte di trovata facile per poter essere alla “pari” con i tempi. Io sono per la buona pittura e ambisco solo migliorare, tutto qua.
Le tue mostre e i tuoi premi hanno fatto parlare moltissimo. Hanno parlato e scritto di te personaggi noti e critici severi del mondo dell’arte. Che io sappia, non ci sono state critiche che non apprezzano o che attaccano il tuo lavoro. Ad esempio, la Prof.ssa Anna Francesca Biondolillo, critico ed esperta d’arte, ha detto di te: “La singolare tecnica e la spiccata comunicazione di emozioni, danno vigore ad un elaborato da qui emerge l’alto talento artistico”. Cosa ne pensi?
Si, è vero. Non sono stata criticata molto. Anzi, ho sempre avuto delle lodi da tanti giornali e personaggi che si occupano di Arte. In tanti mi dicono: Anila tu sei stata brava, ecco perché non hai ricevuto critiche severe. Dovrei essere contenta. In realtà lo sono. Anche se preferisco ricevere delle critiche. Le critiche servono per migliorare, s
ervono per crescere. Sul giudizio della Prof.ssa Anna Francesca Biondolillo: che dire? So che lei è una tosta, molto preparata e se ha detto delle belle cose riguarda al mio lavoro, non posso che ringraziarla di cuore. Ma non solo lei. Ringrazio tutti coloro che hanno scritto di me, perché significa che hanno visto da vicino e hanno apprezzato il mio lavoro. Cosi come vorrei ringraziare te per avermi chiesto (in realtà convinta) di parlare non solo del mio lavoro ma anche di me come Anila.
Sono io, cara Anila, a ringraziarti perché con questa intervista hai dato a me e ai lettori di Albania News la possibilità di veder sfilare, per quanto velocemente, alcune incantevoli cartoline raffiguranti avvenimenti della tua vita e della cultura del nostro tempo.